L’OMS, pessimista sulla fine della pandemia, invita a continuare a rispettare le norme anti-contagio e a tenere la guardia alta perché il peggio deve ancora venire.
In Italia, complici i bollettini più ottimisti rispetto ai mesi scorsi, il coronavirus non fa più paura tanto da sembrare quasi un lontano ricordo. Lo dimostrano le immagini che arrivano da Nord a Sud, tra strade e bar affollati, assembramenti, addio alle mascherine e al distanziamento sociale.
Ma c’è ben poco da essere rilassati. L’OMS ha detto che “il peggio deve ancora venire”.
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A sei mesi da quando è stata informata dei primi casi di coronavirus in Cina, l’Organizzazione ha avvertito che la pandemia non è lontanamente vicina alla fine. Il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha invitato le persone a riflettere sugli insegnamenti tratti dalla crisi e ha esortato gli Stati a ricominciare a fare tutto il possibile per salvare vite umane.
L’allarme OMS è arrivato quando il mondo ha superato i 500.000 morti e i 10 milioni di casi confermati. A livello globale si è raggiunto un altro picco di nuovi casi al giorno, mentre i governi continuano a sostenere riaperture avventate e abbandonano il rispetto delle regole e delle linee guida.
Anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha esortato a non abbassare la guardia: in un’intervista al Corriere ha ribadito che il Covid è ancora presente e che la battaglia contro la malattia non è ancora stata vinta. “L’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e il lavaggio frequente delle mani sono tre regole fondamentali che dovremo continuare a seguire finché non avremo un vaccino”, ha detto.
OMS su coronavirus: il peggio deve ancora venire
Non è la prima volta che da Ginevra arriva il monito a non abbassare la guardia sulla pandemia. Già a metà aprile, mentre si progettava la ripartenza dell’economia, l’OMS diceva “Il peggio deve ancora venire”.
Uscire dalla crisi, si sottolineava in quella occasione, non significa automaticamente fine della pandemia, ragion per cui una ripartenza non deve assolutamente essere affrettata, aveva detto Tedros Adhanom Ghebreyesus.
L’allentamento delle restrizioni infatti, oltre a dover essere progressivo, deve essere accompagnato da rilevamenti, test, isolamenti e cura di ogni caso, senza dimenticare il rintracciamento di ogni contatto.
“Fidatevi, il peggio deve ancora venire. Dobbiamo prevenire questa tragedia. Molte persone ancora non comprendono la pericolosità di questo virus”.
L’unica speranza è il vaccino?
Tra i motivi che due mesi fa spingevano già l’OMS a parlare in questi termini c’era anche il dato sugli anticorpi. Il direttore generale aveva infatti spiegato che facendo riferimento ai dati preliminari raccolti si possa stimare che solo un 2-3% della popolazione li abbia sviluppati, “anche nelle zone più colpite dall’epidemia”. Anche per questo i tamponi che rilevano il virus rimangono uno strumento imprescindibile “per la ricerca, la diagnosi, l’isolamento e il trattamento di casi attivi”.
L’ipotesi di una seconda ondata rimane concreta e, come evidenziato dal capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Organizzazione Mike Ryan, si potrà scongiurare solamente con un cambio di mentalità. Questo dovrà passare sia dalla consapevolezza e dalla responsabilità delle persone sia dagli investimenti da effettuare nelle strutture sanitarie.
Un’inversione di rotta necessaria in attesa dell’arrivo di un vaccino efficace. La Cina proprio in questi giorni ha annunciato di aver dato l’approvazione per l’uso militare di un potenziale vaccino contro il coronavirus, dopo i buoni risultati ottenuti dai test clinici La sperimentazione durerà un anno.
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