Coronavirus: è pericoloso essere asintomatico? Rischi e contagio

Matteo Novelli

03/09/2020

Essere asintomatico al coronavirus è pericoloso? Quanto si è contagiosi per gli altri? Si possono sviluppare dei sintomi? Ecco cosa c’è da sapere.

Coronavirus: è pericoloso essere asintomatico? Rischi e contagio

È pericoloso essere positivo ma asintomatico al coronavirus? Quali sono i rischi per la propria salute e quanto si è contagiosi per gli altri? L’asintomaticità al COVID-19 lascia ancora spazio a diversi dubbi e in tanti si interrogano sulla sua contagiosità e pericolosità per sé stessi e il prossimo.

C’è molta confusione in merito all’essere asintomatico al COVID-19: in tanti lo scoprono per caso, data l’assenza di sintomi, per poi chiedersi quali siano i segnali che permettono di sospettare un’infezione di questo tipo e cosa cambia rispetto a un paziente con sintomi conclamati. Ecco cosa c’è da sapere.

Coronavirus: cosa significa essere asintomatici

Prima di tutto occorre fare un’importante differenza tra l’essere asintomatico e l’avere sviluppato dei sintomi relativi al COVID-19: chi risulta positivo al tampone ma non ha sintomi, asintomatico, è infetto ma non malato (come invece chi purtroppo sviluppa sintomi anche lievi relativi al virus).

Un paziente asintomatico al coronavirus non ha nessuno dei sintomi caratteristici della malattia (temperatura oltre 37 e mezzo, tosse, raffreddore, perdita di olfatto e gusto ecc) o ne presenta solo alcuni in una forma lieve e di breve durata.

Tuttavia, il paziente asintomatico può fungere da vettore di trasporto per il virus, rendendosi inconsapevolmente un veicolo di trasmissione per gli altri. Per questo, tutti i pazienti asintomatici devono seguire un preciso iter che prevede la quarantena e l’isolamento domiciliare e il monitoraggio dei sintomi due volte al giorno.

Coronavirus: essere asintomatico è pericoloso?

Dal punto di vista della salute: no. Essere asintomatico non comporterà alcuna differenza nel vostro stato fisico, anzi, vi sentirete come prima.

Qualche difficoltà può essere sviluppata a livello mentale ma questo dipenderà molto dalla specifica risposta caratteriale al nuovo stato (che comporta l’isolamento fino al tampone negativo a volte addirittura in una stanza, se in casa si convive con altri).

Certo, non è escluso per almeno i primi 7/10 giorni il poter sviluppare dei potenziali sintomi: per questo il paziente asintomatico deve, in collaborazione con la propria ASL di competenza, continuare a monitorare l’eventuale comparsa di nuovi sintomi.

L’asintomatico può contagiare altri?

A questa domanda è opportuno rispondere con un : il paziente asintomatico è in grado di contagiare altri ed è per questo potenzialmente pericoloso esserlo senza saperlo.

Molto dipende però dalla carica virale del singolo paziente: spesso infatti se la carica virale è bassa la persona asintomatica non è in grado di infettare, mentre una carica virale alta comporterà un’elevata possibilità di contagiare qualcuno.

Anche la presenza di alcuni sintomi, sopratutto tosse o raffreddore, aumenta la possibilità di contagiare altre persone anche da asintomatici (senza febbre) e di diffondere nell’aria il virus attraverso le famose droplets (le goccioline di saliva emesse a seguito di un colpo di tosse o di uno starnuto). L’isolamento in seguito alla scoperta del proprio stato asintomatico resta comunque obbligatorio e necessario al fine di spezzare sul nascere eventuali catene di contagio indipendentemente dalla propria carica virale.

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