Coronavirus: il nuovo pericolo è la panzoozia. Ecco cos’è

Riccardo Lozzi

18 Novembre 2020 - 17:59

La pandemia di Covid-19 potrebbe trasformarsi in una panzoozia, mutando il virus durante la trasmissione tra diverse specie animali. L’allarme di Ilaria Capua.

Coronavirus: il nuovo pericolo è la panzoozia. Ecco cos’è

L’efficacia del vaccino anti Covid-19 potrebbe essere messa a rischio dal pericolo di una sua trasformazione da pandemia a panzoozia.

La panzoozia è la possibilità che il contagio si diffonda in diverse specie animali, portando quindi a ulteriori mutazioni del virus stesso, con il rischio di perderne il controllo in maniera definitiva.

L’allarme è stato lanciato da Ilaria Capua, virologa veterinaria e direttrice del One Health Center of Excellence della Florida, in un’intervista a Huffington Post.

Covid: il nuovo pericolo è la panzoozia

Secondo la virologa il coronavirus potrebbe essere infatti il primo a evolversi in una panzoozia, coinvolgendo soprattutto gli animali appartenenti alla famiglia dei mustelidi, come furetti, donnole e visoni.

Nei giorni scorsi, infatti, c’è stata la comunicazione da parte della prima ministra della Danimarca Mette Frederiksen della scoperta di un nuovo ceppo del virus trovato in alcuni allevamenti del Paese. Per contrastare immediatamente il pericolo è stato annunciato l’abbattimento di 15 milioni di visoni.

Una contromisura che potrebbe essere necessaria ma non sufficiente, poiché, come affermato dalla Capua, il rischio è che il Covid circoli anche negli animali selvatici, su cui è impossibile fare un tracciamento. Inoltre, nuovi casi sono stati riscontrati in Olanda e Stati Uniti.

Le conseguenze della mutazione del virus

Una mutazione potrebbe avere gravi conseguenze nel futuro, poiché il vaccino che stanno mettendo a punto diverse società farmaceutiche, tra cui Pfizer e Moderna, potrebbe non proteggere da una sua evoluzione.

I mustelidi, quindi, potrebbero essere dei vettori in grado di trasformare il SARS-CoV-2 in un fenomeno panzootico. Infatti, tra gli animali osservati sono quelli che presentano i sintomi più simili a quelli degli esseri umani, tra cui le infezioni polmonari che portano alla morte.

Le variazioni analizzate in Danimarca sono state già trasmesse a 12 esseri umani, mostrando una maggiore resistenza agli anticorpi, rispetto alla tipologia finora studiata. Una situazione che ha messo in agitazione il mondo scientifico e non solo.

Il vaccino rischia di essere inefficace

Ilaria Capua ha dichiarato come questa prospettiva fosse stata già segnalata dal suo gruppo di ricerca prima che si verificasse il caso in territorio danese e in altri Stati, sottolineando al tempo stesso le difficoltà future, dato che è impossibile attuare una sorveglianza stringente nei confronti degli animali che si trovano nel loro habitat naturale.

Ciononostante, la direttrice del centro di eccellenza statunitense sostiene comunque che è possibile vedere una luce alla fine del tunnel, essendo innanzitutto il tasso di mortalità inferiore rispetto a quanto registrato la scorsa primavera.

Inoltre, uno scenario in cui verrà sviluppato più di un vaccino potrebbe dare la possibilità di fronteggiare meglio la propagazione del coronavirus.

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