Nessun risarcimento per i 200 investitori privati danneggiati dalla ristrutturazione del debito in Grecia nel 2012 ad opera della BCE. Si pronuncia il tribunale Ue.
La corte dell’Unione Europea si è pronunciata: la BCE non ha alcuna colpa per le perdite subite dagli investitori privati in titoli di stato greci durante la ristrutturazione del debito del Paese avvenuta nel 2012.
Il danno, infatti, è stato causato dal rischio intrinseco nell’investimento stesso, e non da azioni o manovre guidate dalle BCE per arrecare uno svantaggio agli investitori privati.
L’obiettivo della ristrutturazione del debito della Grecia nel 2012 perseguito dalla BCE è stato volto alla ricerca di stabilità all’interno del mercato monetario, a quanto è stato stabilito dal Tribunale Ue.
Nessun risarcimento, quindi, per tutti quegli investitori che hanno visto sfumare il parte del capitale investito in titoli di stato greci.
La Corte di Giustizia europea risponde così ai più di 200 investitori privati in debito greco - principalmente italiani - che hanno intentato una causa contro il danno subito dalla BCE, in cui si richiedeva un risarcimento di circa 12 milioni di euro a compensazione delle perdite registrate durante l’haircut del debito greco del 2012.
L’accordo raggiunto nel febbraio 2012 dalla BCE, il governo greco e le altre istituzioni dell’Eurozona prevedeva che i titoli di stato greci in mano alla BCE e alle Banche centrali nazionali fossero scambiati contro altri titoli - nuovi - con stesso tasso di interesse, valore nominale e scadenza rispetto ai titoli precedenti, ma con date di emissione e numeri identificativi diversi.
All’interno dello stesso accordo è stato previsto che il governo greco e il settore privato concordassero volontariamente lo scambio e il taglio del valore nominale sui titoli di stato del 53.5%.
Infine, pochi giorni più tardi, la BCE aveva annunciato la decisione di subordinare l’uso dei titoli di stato greci che da parte della Grecia non riuscivano a raggiungere la soglia minima di qualità creditizia prevista - per garantire sulle operazioni creditizie nell’Eurozona - a favore delle banche centrali nazionali (BCN) sotto forma di programma di riacquisto.
Tuttavia, gli investitori svantaggiati dall’accordo affermano che
“con il pretesto dei suoi compiti di politica monetaria, la BCE si sarebbe riservata uno status di creditore di rango privilegiato a danno del settore privato”.
La Corte UE ha ormai deciso: la BCE non ha alcuna colpa per i danni causati dalla manovra poiché stava perseguendo l’obiettivo di stabilità finanziaria all’interno dell’economia monetaria dell’Eurozona.
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