Stress test BCE: cosa sono? Tutto quello che c’è da sapere sugli esami cui vengono periodicamente sottoposte le banche europee.
Cosa sono gli stress test delle banche europee, per quale motivo sono condotti e quali conseguenze hanno i loro risultati?
Capire che cos’è uno stress test è piuttosto importante, poiché da esso può dipendere il futuro delle azioni intraprese da una determinata banca.
Questo perché per definizione gli stress test, nati negli USA dopo lo scoppio della crisi del 2008, sono delle valutazioni compiute dalle banche centrali sugli istituti nazionali, come ad esempio sulle banche europee o americane, che hanno lo scopo di osservare come questi reagirebbero in caso di eventi economico-finanziari disastrosi.
Cos’è, o meglio cosa sono gli stress test BCE comincia ad essere più chiaro, ma osserviamoli un po’ più da vicino e cerchiamo di mettere in luce tutte le caratteristiche di tali esami sulle banche europee.
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Stress test BCE, cosa sono? Definizione e significato
Gli stress test nascono negli Stati Uniti d’America in seguito allo scoppio della crisi finanziaria del 2008. Vengono pensati per garantire, in caso di nuova crisi, maggior stabilità alle banche e hanno lo scopo di evitare che nessun istituto minacci da solo la salute e la stabilità dei mercati finanziari europei.
Per definizione, e come sarà già emerso nelle righe precedenti, lo stress test è una vera e propria analisi condotta su determinate banche, le quali vengono sottoposte a scenari economici sfavorevoli per capire quanto il loro capitale sarà in grado resistere all’impatto di eventi economici avversi. Nel caso americano le banche con asset di almeno 50 miliardi devono condurre sia stress test interni sia quelli della Federal Reserve.
Gli stress test BCE si focalizzano su alcuni elementi chiave, come i rischi di credito, di mercato e di liquidità per mettere in luce la salute delle banche durante situazioni a dir poco negative. Le crisi ipotetiche vengono strutturate utilizzando diversi fattori. Insomma, in parole povere lo stress test si pone l’obiettivo di misurare la tenuta patrimoniale delle banche messa sotto pressione da un panorama di criticità economiche.
Se fino ad ora abbiamo definito cosa sono gli stress test, adesso occorre focalizzarsi sui loro obiettivi che riguardano un’elevata trasparenza del sistema bancario, un aumento della fiducia dei mercati e una maggiore supervisione.
Cos’è e in cosa consiste lo stress test?
Come vengono svolti gli stress test delle banche europee? Innanzitutto il tanto temuto esame si compone di due parti. Nella prima, definita di Asset Quality Review (AQR), vengono esaminati gli attivi delle banche dal punto di vista qualitativo, mentre nella seconda si passa agli stress test veri e propri.
La seconda fase si divide in due sottocategorie: la banca viene prima esaminata in uno scenario base formulato dalla Commissione europea e poi in uno scenario potenzialmente negativo. In sintesi ci saranno 3 esami: l’AQR più due stress test. Al termine di questo processo la BCE definisce lo shortfall, cioè l’ammanco di capitale necessario alle banche europee. Più questo numero sarà alto più le banche saranno andate male.
Stress test: cos’è lo SREP
Nel momento in cui si stabilisce l’ammanco di capitale delle banche sottoposte ad esame, queste hanno in teoria 15 giorni di tempo per mettere in piedi un piano di allineamento alle richieste europee (un piano che dovrà realizzarsi in 6-9 mesi). Ricordiamo che già dagli stress test 2016 è stato eliminato il requisito minimo di capitale per passare l’esame (prima a 5,5%).
Nessuna banca sarà bocciata, ma i risultati dell’esame confluiranno nello SREP, il Supervisory Review and Evaluation Process, ossia un’ulteriore analisi volta a sintetizzare i risultati emersi e ad indicare agli istituti le azioni da intraprendere.
Stress test, le origini: USA 2009
Le indagini a cui sono sottoposte le banche europee e italiane si ispirano a quelle effettuate sulle banche USA nel 2009. In quell’occasione la Federal Reserve ha messo sotto torchio le 19 banche statunitensi più potenti, quelle con almeno 100 miliardi di dollari di asset. Poi ha studiato le loro reazioni di fronte a due diversi scenari: il primo in linea con le previsioni degli istituti economici, il secondo totalmente avverso.
Come già accennato lo stress test si basa su alcuni indicatori condivisi dalla comunità internazionale fissati con Basilea 1 e Basilea 2 (CET1). Secondo le disposizioni dello stress test americano del 2009 la Fed ha calcolato, per entrambi gli scenari, le necessità di capitale delle banche affinché il loro Tier 1 capital ratio si mantenesse sopra il 6% almeno fino alla fine del 2010.
Ecco illustrato, in uno schema di Borsa Italiana, lo stress test statunitense del 2009:
I risultati 2016
A luglio 2016 51 banche europee sono state sottoposte agli stress test dell’EBA. Le banche italiane coinvolte sono state Intesa Sanpaolo, Unicredit, MPS, Banco BPM e UBI Banca e tra le 5 soltanto Monte dei Paschi non è riuscito a superare la prova europea.
Secondo i risultati degli stress test 2016, tra tutte le banche europee sarebbero le francesi a reagire meglio durante una particolare fase di crisi: il loro CET1 si è assestato al 9,7%. Medaglia d’argento per le banche tedesche con un CET1 a 9,5% e bronzo invece per le banche britanniche a 8,5%.
A quando i prossimi?
Alcuni mesi fa l’EBA aveva parlato di stress test in arrivo a metà 2018 sui risultati di bilancio societario a fine 2017. Essi avrebbero dovuto svolgersi sul 70% degli istituti e con riguardo al triennio 2018-2020.
Le banche europee esaminate dagli stress test 2018 avrebbero dovuto essere 49, in diminuzione rispetto alle 51 studiate nel luglio del 2016. Per quanto riguarda le italiane, gli istituti sottoposti all’esame sarebbero dovuti essere: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM e UBI Banca.
Prima dei 2018, però, la BCE ha dato vita ad una nuova tornata di test nel luglio scorso. Soltanto questa mattina sono stati pubblicati i risultati che non hanno previsto soglie minime e sono stati soprattutto aggregati.
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