Vittorio Sgarbi è stato accusato di aver autenticato una serie di opere di De Dominicis che in realtà erano false. Che cosa rischia ora il noto critico d’arte?
Vittorio Sgarbi è di nuovo al centro dei riflettori e la vicenda questa volta riguarda l’avvenuta autenticazione a scopo di lucro di una serie di opere d’arte che sarebbero state poi, in realtà, ritenute false.
La vicenda è complessa e ancora in corso, tra accuse, difese, intercettazioni e indagini, ma le opere in questione autenticate dal critico - di fatto - sono state ritenute poi dei falsi a tutti gli effetti.
Il critico d’arte, però, si difende: ma che cosa rischia ora Sgarbi?
Che cosa riguarda il caso delle opere false
Il caso ha inizio tra il 2012 e il 2015 e riguarda l’autenticazione da parte di Vittorio Sgarbi, critico d’arte e assessore alla cultura di Roma, di almeno 32 quadri del noto maestro marchigiano De Dominicis. Questi quadri sarebbero poi stati in realtà ritenuti falsi dai Carabinieri della Tutela del patrimonio.
In aggiunta a questo, l’accusa contro Sgarbi verte sul fatto che il critico d’arte sarebbe stato a conoscenza della reale falsità delle opere vagliate nel momento della delibera della loro autenticazione.
Cosa dice l’accusa
L’udienza è stata aggiornata e la decisione è stata rinviata al 30 giugno del corrente anno, ma nel frattempo la gip Angela Gerardi decreta che la competenza a decidere sulla presunta falsità delle opere dell’artista De Dominicis spetta al Tribunale di Roma.
L’accusa dichiara che Sgarbi avrebbe creato delle certificazioni false con lo scopo di arricchirsi dopo la morte dell’autore in questione avvenuta nel 1998. L’assessore alla Cultura di Roma è accusato di essersi messo in associazione con altre persone collegate alla figura dell’artista con l’obiettivo di produrre dei falsi in serie.
Chi sono gli altri coinvolti
Il caso non riguarda soltanto la figura di Vittorio Sgarbi. Tra le altre persone coinvolte si ritrovano i nomi del presidente dell’associazione De Dominicis, Marta Massaioli, dell’intellettuale Duccio Trombadori e del gallerista d’opere d’arte Pio Monti.
La scoperta del giro di falsi sarebbe avvenuta attraverso intercettazioni telefoniche tra queste persone. Gli investigatori, in tal senso, si sono avvalsi d’intercettazioni per documentare scambi e strategie.
Che cosa rischia Sgarbi
Gli indagati, sottoposti a inconsapevole sorveglianza telefonica, hanno parlato di “prototipi e matrici” delle opere di De Dominicis e di pagamenti che avrebbero effettuato a Vittorio Sgarbi in cambio di ricevere le autentiche.
A ogni modo, Sgarbi rischia ora il processo per autenticazione di opere false. Il falso d’autore - ossia la riproduzione contraffatta a fini di lucro di qualche opera - è una violazione della paternità dell’opera.
Le implicazioni per Sgarbi
Un processo per autenticazione di opere false potrebbe avere diverse implicazioni a seconda della luce che potrebbe assumere il processo stesso. Molto, cioè, dipende da come si svolgerebbe questo processo per autenticazione di opere false, dalle accuse, dai guadagni percepiti e dalle indagini degli inquirenti.
Infatti, le misure riparatorie più rilevanti che si possono ottenere contro il falso d’autore spaziano dal risarcimento del danno, ai diritti morali o addirittura quelli patrimoniali, al concetto giuridico di truffa e vanno così a toccare diverse branche del diritto.
Come si difende Sgarbi
Dal canto suo, Vittorio Sgarbi ha dichiarato di considerare questa inchiesta una “totale invenzione”. Secondo il critico, quelli autenticati sono effettivamente dei quadri di De Dominicis anche se la sezione dei Carabinieri a Tutela del patrimonio dichiara il contrario.
Per di più, non avrebbe senso - sempre secondo Sgarbi - falsificare dei quadri di un autore le cui opere hanno meno di 50 anni. “L’attribuzione di un’opera” - come dichiara l’assessore - è spesso mutevole nel tempo ed è condizionata dalla ricerca storico artistica e dalle scoperte scientifiche: ciò che si ritiene vero oggi può non essere vero domani”.
Secondo questa visione, quindi, la sua autenticazione non entrerebbe in contrasto con la successiva smentita delle Forze dell’Ordine.
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