L’arrivo della pandemia di Covid-19 ha portato i lettori a cercare informazioni di qualità e a rifiutare le fake news, è questo il punto di vista di Maurizio Molinari, il direttore de La Repubblica.
Nel corso della pandemia i giornali si sono trovati in prima linea, e spesso sono stati accusati di eccessiva informazione che ha spesso allarmato eccessivamente le persone, dando vita ad una vera e propria infodemia.
Tuttavia, Maurizio Molinari, direttore del La Repubblica, spiega nel corso di un’intervista per Money.it, che l’emergenza sanitaria ha portato a rifiutare le fake news, spingendo i lettori verso informazione di qualità.
Covid, Molinari: “La pandemia ha portato a rifiutare le fake news”
“Non c’è dubbio che la pandemia ha portato i lettori a cercare informazione, a cercare informazione di qualità e a rifiutare le fake news e le polemiche di bassa lega, semplicemente perché quando la crisi è vera e investe la sicurezza collettiva, ciò che è più importante per le persone e per le famiglie sono due tipologie di beni: il cibo e le informazioni vere su quello che sta succedendo fuori di casa”. È questo il punto di vista di Maurizio Molinari, il direttore de La Repubblica.
Molinari parla poi del Governo Conte, che indipendentemente dalle scelte politiche di ognuno, “ha mostrato lungimiranza nel considerare in quelle prime settimane l’informazione come bene strategico. La scelta del governo di inserire fra le categorie che potevano continuare a lavorare i giornalai, che hanno potuto continuare a vendere il giornale, ha consentito al sistema dell’informazione di continuare ad operare”.
Il direttore spiega che questo ha permesso di “avere delle informazioni di qualità da tutte le testate senza alcuna eccezione, su quello che stava avvenendo. L’aumento della frequenza dell’informazione digitale che abbiamo registrato nell’ultimo anno, testimonia quanto è stato il bisogno di questa informazione”.
Come è cambiato il settore dell’informazione
Fin dall’inizio della pandemia le testate giornalistiche si sono trovate nella situazione di “dover far uscire il giornale, anche in presenza di contaminazione tra i colleghi, e all’interno delle sedi giornalistiche”. Proprio per questo motivo sono stati adottati dei “protocolli di sicurezza straordinari, ed io sono personalmente grato a moltissimi giornalisti che hanno affrontato dei rischi personali non indifferenti per continuare a fare il loro lavoro, tanto nella prima che nella seconda e nella terza fase”, continua ancora Molinari.
I giornalisti infatti “hanno scelto di fare il loro lavoro e andare in giro a cercare le notizie, affrontando una situazione di grave pericolo”. Al momento circo l’80/90% dei giornalisti, spiega il direttore de La Repubblica, si trova in smartworking, “questo ha comportato una riorganizzazione dell’intera catena di lavoro con delle innovazioni tecnologiche non minori e tutto questo è stato possibile grazie ad una grande partecipazione dei lettori”.
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