Vaccinarsi o non vaccinarsi? Questo è il dubbio di molti. Ma cosa si rischia se non si fa il vaccino contro il Covid-19?
Il vaccino contro il coronavirus in Italia non è obbligatorio, anche se si è acceso un dibattito politico sull’eventuale introduzione di vincoli. Infatti, sono sempre di più gli italiani che decidono di non vaccinarsi per le questioni più diverse: da un lato per i dubbi sollevati in merito all’efficacia di queste dosi sperimentate e prodotte in tempi record; dall’altro lato anche per il crescente aumento dei movimenti «no vax», ovvero di coloro che sono contrari alle vaccinazioni.
Per avere un quadro generale completo della situazione, però, è bene chiarire quali siano i rischi legati alla scelta di non vaccinarsi, e a quali conseguenze vanno incontro i cittadini che decidono di rifiutare la dose di vaccino.
Vaccino Covid: posso rifiutarlo?
La prima cosa da chiarire in merito alle vaccinazioni contro il Covid-19 è il fatto che la somministrazione non è obbligatoria (al momento) e dunque è possibile decidere se sottoporsi o meno al trattamento vaccinale. Tuttavia, è chiaro che senza le dose di vaccino iniettata nel braccio, ci sarà una maggiore probabilità di contrarre il coronavirus.
Il vaccino, ad oggi, è l’unica arma che abbiamo contro l’infezione da Sars-Cov-2 e la speranza è che la campagna vaccinale possa aiutarci a raggiungere l’immunità di gregge per debellare il virus.
Le prime dosi di vaccino saranno riservate al personale medico e sanitario e agli ospiti delle Rsa. Sarà poi la volta degli over 80, che verranno contattati direttamente dalle Asl di riferimento, e poi si procederà con tutte le altre fasce della popolazione che sono maggiormente esposte al rischio. Ma cosa succede se una persona si rifiuta di vaccinarsi?
Vaccino Covid: cosa rischio a non farlo?
Essendo somministrato su base volontaria, il vaccino Covid può essere rifiutato dalla popolazione, ma ciò significa esporsi a una serie di rischi da non sottovalutare.
Innanzitutto, come detto, il rischio maggiore derivante dal rifiuto della somministrazione del vaccino è quello di esporsi alla contrazione del Covid-19. Senza alcuna protezione, infatti, la probabilità di contrarre l’infezione aumenta soprattutto per quelle categorie di soggetti maggiormente a rischio.
Se dunque lo scetticismo riguarda i possibili effetti collaterali legati al vaccino, è possibile assicurare che le reazioni avverse non sono affatto paragonabili ai sintomi che comporta la contrazione del Covid-19. Infatti, tra le possibili reazioni alla somministrazione del vaccino sono stati riscontrati dolore nel punto dell’iniezione, mal di testa, brividi e senso di spossatezza. Nulla a che vedere con i rischi ben più gravi che comporta il coronavirus.
Come ha spiegato, infine, Roberto Burioni in televisione, l’atto della vaccinazione non è individuale, ma persegue un obiettivo di comunità ed è un gesto di responsabilità civile “perché riduce la catena del contagio, abbattendo drasticamente il famigerato indice RT, e togliendo al virus la ‘materia prima’ che gli consente di diffondersi”.
Covid: se non mi vaccino rischio il licenziamento?
Trattandosi di una vaccinazione libera e non obbligatoria, il datore di lavoro non può licenziare il dipendente che ha rifiutato di sottoporsi alla somministrazione della dose a lui riservata.
Il primo motivo riguarda il fatto che il lavoratore non è tenuto a rivelate al datore se ha fatto o meno il vaccino. Inoltre, essendo un vaccino libero, nessuno può obbligare un cittadino a sottoporsi alla vaccinazione. Infine, in un ambiente di lavoro dove i dipendenti non sono vaccinati, il datore di lavoro non può fare altro che aumentare tutte le precauzioni sul caso: mascherine, distanziamento sociale e sanificazione degli ambienti.
Tuttavia alcuni giuristi ritengono possibile il licenziamento del lavoratore che non si è sottoposto al vaccino, in ottemperanza dell’articolo 2087 del Codice civile che recita: “Il datore di lavoro è obbligato ad adottare tutte le misure suggerite da scienza ed esperienza, necessaire per garantire la sicurezza fisica e psichica delle persone che lavorano in azienda”.
In assenza di una normativa ad hoc, quindi, la norma del Codice civile lascia ampio spazio alle interpretazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA