Covid: l’errore che l’Italia sta commettendo (e potrebbe costare caro)

E. C.

09/06/2021

La campagna vaccinale sta portando i suoi frutti, ma non basta: ecco l’errore che l’Italia sta commettendo e che potrebbe far risalire i numeri dei contagi da coronavirus.

Covid: l’errore che l’Italia sta commettendo (e potrebbe costare caro)

Sembra che la campagna dei vaccini stia andando bene e anche meglio di quelle che erano le previsioni e le aspettative iniziali, ma ottimismo e fiducia non devono farci pensare che tutto sia finito.

Serve, al contrario, un’attenta programmazione di ogni aspetto della vita da qui al prossimo autunno per non vanificare ogni sforzo fatto fino ad oggi. Sulla base dei dati, infatti, il virus ha un andamento stagionale e potrebbe far peggiorare l’indice dei contagi verso settembre.

A maggior ragione con l’arrivo della stagione turistica, non bisogna adagiarsi. Soprattutto, bisogna imparare dal passato e prevenire gli errori; ma c’è un errore che l’Italia sta commettendo e che potrebbe costarle caro il prossimo autunno. Vediamo di che si tratta.

L’abbandono delle precauzioni e la pericolosa riduzione dei test

Purtroppo, in concomitanza delle fasi dell’anno in cui la pandemia riduce la sua entità tra la popolazione, si abbandonano le precauzioni.

La popolazione ha la tendenza a dimenticare la necessità di attuare le prevenzioni necessarie quando intravede la possibilità di passare, ad esempio, a colori più “pacati” e zone a rischio più basso, come ad esempio dall’arancione al giallo. “Meno restrizioni” equivale a volte al “liberi tutti” anche quando - di fatto - non è così.

In linea con questo, il numero dei tamponi e dei test molecolari effettuati sta calando, a quanto riportano i dati, ma questo comporta ridurre - col rischio di eliminare - la tracciabilità del virus e, quindi, la prevenzione.

L’unico modo per tracciare la presenza del virus sul suolo italiano, invece, è proprio quella di rilevare puntualmente la presenza dell’agente virale. In questo modo, è possibile non solo mappare il contagio, ma anche prevenire varianti eventuali.

Qual è l’errore che l’Italia sta commettendo

La domanda che sorge è: il numero dei test sta calando progressivamente perché ci sono meno persone sintomatiche e quindi meno persone che si sottopongono al test in modo volontario?

La risposta a questa domanda è affermativa: sì, è così e proprio in questo sorge l’errore che si sta commettendo, per due motivi sostanziali.

Il primo motivo è che le strategie di politica sanitaria non devono dipendere dalla volontà delle singole persone. Ciò significa che la decisione di sottoporsi al tampone non dovrebbe spettare all’individuo, ma dovrebbe essere un obbligo.

Per di più, come seconda ragione, la riduzione del contagio deve essere assolutamente accompagnata dal tracciamento. Solo in questo modo è possibile isolare e bloccare i focolai pericolosi sul nascere e prima dello svilupparsi.

Cosa si dovrebbe fare

Per ovviare a questi due problemi ed evitare così che si ripresenti una situazione pandemica di difficile gestione, si potrebbe operare su due fronti, con due differenti strategie.

La prima possibile strategia riguarda le campagne di screening di massa sulla popolazione a rischio. Ciò significherebbe ampliare i tamponi e farlo specialmente sulle fasce d’età più basse in modo da ampliare il tracciamento.

Come seconda strategia, si potrebbe mettere a punto e realizzare un campione statico rappresentativo che riguardi l’intera popolazione. In questo modo, soltanto i soggetti sintomatici e le persone venute con loro a contatto sarebbero testate in maniera costante.

Cosa invece si sta facendo in Italia

Nessuna delle due. In Italia non si sta seguendo né una linea né l’altra e questo comporta un errore che potrebbe costare caro in seguito.

L’assenza di un campione statico italiano su scala nazionale, da monitorare costantemente nel tempo, è stata portata alla luce più volte dalla comunità scientifica degli esperti e dei virologi. Farlo, consentirebbe l’ottenimento di dati in tempo reale su “come si muove” la pandemia e, inutile dirlo, questo potrebbe aiutare a prevederla.

Per creare un campione statico non servirebbero numeri eccezionalmente alti. Basterebbe avere un gruppo tra i 20.000 e i 40.000 soggetti che si possano sottoporre costantemente a tampone.

Avere il campione potrebbe anche aiutare a capire informazioni sull’ipotesi che il virus sia prevalentemente autunnale, senza contare il fatto che aiuterebbe a comprendere gli scenari sull’efficacia e la futura necessità di ulteriori vaccinazioni.

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