Prende forma l’ipotesi di più società veicolo private su misura per liberare le banche italiane da oltre 200 miliardi di crediti deteriorati. Conciliante la Commissione Europea che valuta positivamente anche il ruolo della Cdp.
Dopo mesi di confronto con Bruxelles sembra prendere forma una nuova ipotesi condivisa di Bad Bank: la banca “cattiva” che, facendosi carico degli oltre 200 miliardi di crediti in sofferenza che pesano sui bilanci delle banche, consentirebbe loro di tornare a finanziare famiglie e imprese, facendo ripartire l’economia reale.
Vediamo le principali novità di questa nuova soluzione in fase di definizione.
Bad bank: la costituzione di diverse Newco
Allo studio delle autorità, Governo e Bankitalia insieme agli advisor Mediobanca e JP Morgan, non si parla più di Bad Bank di sistema o di un’asset management company centralizzata, come si ipotizzava da mesi ormai, ma della costituzione di diverse newco che, seguendo lo stesso schema, opererebbero ognuna con una banca o un gruppo di più banche.
Un ruolo importante lo giocherebbe la Cassa Depositi e Prestiti che, in via indiretta attraverso la sua controllata Sace - società di assicurazione all’export - erogherebbe a prezzo di mercato la garanzia sulle obbligazioni che le newco emetterebbero per finanziarsi. Questo nuovo piano convincerebbe la Commissione europea, in quanto non ci sarebbe un intervento pubblico poiché Cdp e Sace anche se controllate dal Tesoro sono esterne al perimetro dello Stato. Per accelerare i tempi di realizzazione, il Governo sarebbe intenzionato ad intervenire entro la fine dell’anno con un decreto in modo da entrare nella fase operativa già all’inizio del 2016.
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Ruolo Cdp e coinvolgimento fondi privati
Lo schema che il Ministero dell’economia, Bankitalia, Cdp e Advisor stanno provando a definire consisterebbe appunto in un progetto di mercato privato che prevede il coinvolgimento di gruppi di investitori italiani ed esteri, la stessa cassa depositi e prestiti attraverso la sua controllata Sace. Lo schema prevede dunque che un gruppo di investitori privati italiani e/o esteri creino una società veicolo con una determinata quantità di capitale; la società veicolo o newco reperirebbe risorse sul mercato emettendo obbligazioni garantite fino al 70 -80% dalla Cdp— a prezzo di mercato e autorizzabile dalla Commissione europea. Con le nuove risorse la newco acquisterebbe dalle banche i crediti deteriorati a prezzo di mercato. La parte restante, intorno al 20-30% dovrebbe essere coperta dall’equity.
Nuove bad bank: il nodo prezzi
Questa nuova soluzione sarebbe una scorciatoia in quanto consentirebbe, grazie anche alle aperture da parte della Commissione europea, di creare delle newco più in fretta e su misura rispetto ad una bad bank centralizzata.
Un veicolo unico infatti, da una parte avrebbe il vantaggio di rilevare in blocco gran parte dei 200 miliardi di crediti in sofferenza del sistema bancario italiano, dall’altro avrebbe lo svantaggio di essere l’unico compratore e questo comporterebbe l’onere di dover armonizzare prezzi e caratteristiche dei crediti non performing loans oggetto di cessione.
Con il nuovo piano le banche in sofferenza interessate ad alleggerire il proprio bilancio possono attivarsi per trovare uno o più acquirenti di crediti, tra investitori istituzionali italiani o esteri.
Il nodo da risolvere rimane comunque il prezzo.
Anche in presenza di eventuali garanzie della Cdp sul debito degli acquirenti, il valore dei crediti sarebbe comunque venduto ad un prezzo inferiore a quello iscritto nei bilanci delle banche.
Il parametro di riferimento non sarà certamente quello fissato per la costituzione della bad bank creata,qualche giorno fa, per il salvataggio delle 4 banche (Banca Marche, Etruria, Carichiate e Carife) in grave dissesto finanziario,(15% del valore nominale dei crediti) e non sarà neanche pari al 40% iscritto attualmente in bilancio.
Nonostante i benefici fiscali ( che consentono alle banche che contribuiscono al Fondo di godere della deducibilità ai fini Ires recuperando l’aliquota del 27% per i prossimi tre anni) introdotti recentemente dal governo, la cessione dei 200 miliardi di crediti in sofferenza, comporterebbe una perdita di svariati miliardi nei bilanci delle banche.
Se il nuovo piano sarà operativo, dalla cessione di rilevanti blocchi di crediti potrebbero crearsi nei bilanci delle banche nuovi deficit di capitale da ripianare con ulteriori ricapitalizzazioni.
Questo significa che non tutte le banche vedrebbero di buon occhio il nuovo piano di soluzione su cui il Governo sta per definire una cornice legislativa che darebbe una forte accelerata alla costituzione dei nuovi veicoli.
Il peso dei crediti deteriorati in Italia
Secondo l’agenzia bancaria europea (Eba: European Banking authority), che ha recentemente pubblicato il trasparency esercise, ovvero l’analisi del banking su un totale di 105 banche nei 21 Paesi dello spazio economico europeo, i crediti in sofferenza a giugno 2015 erano arrivati a circa 1000 miliardi. Tra i vari paesi l’Italia è messa male: i credit deteriorati restano molto alti superando il 16% dei prestiti concessi.
Sul totale europeo, i crediti in sofferenza italiani pesano per quasi un terzo e rappresentano il 17% del Pil del Paese. L’Italia si trova al quinto posto tra i paesi con maggiori sofferenze preceduta in ordine da Cipro, Slovenia Irlanda e Ungheria.
Banche italiane promosse dalla BCE
A parziale consolazione le banche italiane hanno invece superato a pieni voti gli esiti dell’analisi annuale Srep (supervisory review and evaluation process; il processo di revisione e valutazione prudenziale) che misura i requisiti minimi di capitale imposti dalla Vigilanza europea per il 2016.
Gli Istituti Italiani sono infatti tra i migliori per quanto riguarda il Cet 1 (l’indice del patrimonio) dimostrando di possedere livelli di capitale superiori agli standard richiesti, un “eccesso” in positivo che potrebbe essere utilizzato per operazioni straordinarie come fusioni, acquisizioni o per aumentare la massa dei prestiti a famiglie e imprese.
Intanto nelle prossime 4 settimane si definirà nel dettaglio la soluzione definitiva per i crediti in sofferenza mentre le banche, così come anticipato dal Governatore Visco, procedono nel processo di segregazione del portafogli di crediti deteriorati nell’eventualità di poterli vendere al primo acquirente disponibile.
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