Torna a balzare in avanti la valuta nativa di Ripple, XRP. Dal relisting degli exchange alle indiscrezioni sulla causa intentata dalla SEC, ecco cosa sta muovendo la crypto.
XRP, la valuta nativa di Ripple, torna a dare segni di vita. E lo fa soprattutto negli ultimi due giorni, passando da 0,63 a 0,98 dollari di valutazione, per una variazione percentuale positiva del 55%.
Un movimento, questo, che spiazza il mercato: lo scorso dicembre la crypto si era infatti sgonfiata sotto i colpi della SEC, l’ente di vigilanza della Borsa statunitense, che aveva intentato causa alla fintech USA per la violazione delle norme che vietano la vendita dei titoli non registrati, ovvero i token targati Ripple. Una bufera che aveva portato gli exchange a smarcarsi dalla crypto, a picco fino alla soglia dei 0,23 dollari.
Ma ora che XRP sembra aver cambiato marcia, gli interrogativi fioccano: che cosa sta favorendo le fiammate della valuta dopo le picconate della SEC? Due, secondo gli analisti, le chiavi di lettura.
Ripple riprende quota: i motivi
La prima affonda le radici proprio nelle mosse di quegli exchange che avevano sospeso la criptovaluta dagli scambi sotto natale. Secondo alcune indiscrezioni che circolano ormai da tempo, alcune società di scambio di beni digitali potrebbero presto ordinare un relisting di XRP, ovvero una sospensione del blocco. Una decisione che, se confermata, finirebbe per favorire un ulteriore apprezzamento dell’asset, ma solo l’ipotesi viene già prezzata sul mercato.
La seconda, a ben vedere, è un corollario della prima. Perché gli exchange stanno pesando di fare marcia indietro sul fronte XRP? Qui ci sono due chiavi di lettura in una, ed entrambe legate alla causa della SEC. Secondo alcuni bull di Ripple, infatti, gli exchange possono contare su delle informazioni non pubbliche relative al procedimento in corso, e la prospettiva di un reintegro della crypto sarebbe da ascrivere ad un ago della bilancia che pende sempre più verso la fintech USA.
L’altra, invece, è sotto gli occhi di tutti, e conferma la posizione debole dell’authority: durante l’udienza di ieri il giudice ha ordinato alla SEC di presentare in dibattimento la documentazione relativa alle discussioni interne sul Bitcoin ed Ethereum. Un passaggio celebrato come una vittoria dagli avvocati di Ripple, che da tempo sostengono l’infondatezza dell’associazione token-security e invocano un trattamento pari a quello riservato alle prime due crypto per market cap. Da vedere, ora, ciò che sveleranno le documentazioni custodite gelosamente dalla SEC.
Ripple ancora lontana dai massimi storici
Intanto, il balzo in avanti di Ripple scalda i mercati, sebbene la crypto si tenga ancora a distanza di sicurezza dai massimi storici toccati in piena bolla speculativa nel gennaio del 2018, 3,37 dollari. La quotazione odierna, tuttavia, è sufficiente a certificare un balzo year-to-date del 326% e del 415% anno su anno, e rappresenta di fatto il livello più alto raggiunto da XRP in oltre tre anni.
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