Crisi in Spagna: il punto della situazione dal Financial Times. Il vero problema? L’Europa

Federica Agostini

16/04/2013

Crisi in Spagna: il punto della situazione dal Financial Times. Il vero problema? L’Europa

Gideon Rachman, editorialista sul Financial Times, fa il punto della situazione sulla Spagna e la profonda crisi che caratterizza non soltanto l’economia del paese, ma anche la politica e la vita sociale.

L’Europa, un tempo il sogno della Spagna, si sta rivelando come il suo peggior incubo.

Il problema in Spagna

Viaggiando da Madrid a Barcellona, in un pomeriggio della settimana, vagavo nel vagone di prima classe del treno. C’era soltanto un passeggero che sonnecchiava sui sedili di pelle nera, che poi ho scoperto essere il capo treno, sorpreso del rumore di un intruso.

La magnifica rete di treni ad alta velocità della Spagna testimonia la grande modernizzazione del paese negli ultimi decenni. Ma il treno vuoto che corre tra le due città più importanti del paese è la chiara evidenza di un profondo malessere economico.

Il problema in Spagna è il problema in Europa. Tutti i salvataggi dell’Euro, sino ad oggi, hanno riguardato paesi relativamente piccoli: Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro. Ma la Spagna è una delle economie più grandi d’Europa e i discorsi sulla possibilità di salvataggio sono di nuovo all’ordine del giorno.

Crisi in Spagna: qualche numero

Le statistiche sono inquietanti. La disoccupazione è circa del 26%, ma la disoccupazione giovanile supera il 50%. Le previsioni dicono che l’economia si contrarrà ulteriormente quest’anno, circa del 1.5%. Le banche sono state salvate, ma c’è il timore che il peggioramento dell’economia possa dar vita ad una seconda ondata di debiti insoluti.

Il Governo ha ridotto vistosamente le spese ed alleggerito le regolamentazioni sul mercato del lavoro. Ma il deficit fiscale rimane a circa il 6.6% del prodotto interno lordo e il debito nazionale si aggira attorno al 90% del Pil, un livello considerato certamente pericoloso.

La crisi è stata un profondo shock per la Spagna perché, dall’inizio della democrazia alla fine degli anni ’70, il paese è stato uno dei più ottimisti e ferventi d’Europa. Mentre Francesi, Inglesi e Italiani si trovavano a lottare contro il declino del senso nazionale, la Spagna andava avanti. Il paese diventava sempre più prospero e la Spagna è arrivata tra i leader nazionali nel pallone, nella moda, nel cibo e nel cinema.

L’Euro è un tunnel buio e senza fine

La Spagna ha sofferto di profonde recessioni anche prima, negli anni ’90. Ma nelle epoche precedenti, il sacrificio aveva uno scopo ed era legato all’entrata nell’Unione Europea prima e nell’euro, dopo. La differenza, oggi, è che gli Spagnoli non sembrano più essere così sicuri che ci sia una luce alla fine del tunnel. Al contrario, questo tunnel economico sembra essere sempre più scuro e profondo. Il risultato è che gli spagnoli stanno perdendo fiducia nelle istituzioni nazionali ed europee.

La rabbia popolare contro le banche, troppo lente ad erogare prestiti, è lampante. Si è concentrata sulla vendita di azioni privilegiate delle banche ai risparmiatori poco sofisticati che pensavano di acquistare titoli sicuri, poi invece spazzati via una volta ristrutturate le banche. Come altrove, molti degli istituti responsabili sembrano tuttavia funzionare ancora bene.

La politica e gli indignados

La classe politica è diventata altamente impopolare. Un recente sondaggio mostra che il 96% della popolazione giudichi il livello di corruzione «molto alto». Il partito popolare in carica, subisce accuse pesanti riguardo ad alcuni fondi neri. Mariano Rajoy, il Primo Ministro, sta perdendo il proprio carisma: la sua idea di conferenza stampa è quella di radunare i giornalisti in una sala e poi leggere un discorso preparato da un’altra sala, mentre i reporter lo guardano in silenzio da un video.

Il sollevamento degli indignados, un movimento di protesta popolare, porta a supporre che la prossima forza politica provenga dalle strade. Ma gli indignados hanno avuto un picco di successo un anno fa circa ed oggi sono per lo più dispersi e concentrati sulla questione del recupero dei prestiti.

Il disprezzo non si ferma soltanto alle banche e alla politica, sotto attacco c’è anche la monarchia. Il Re Juan Carlos, un tempo riverito per il suo ruolo nella transizione del paese alla Democrazia, ha dovuto chiedere pubblicamente scusa per essersi preso una vacanza durante il periodo peggiore della crisi nel 2012. La vita personale del Re è sotto costante osservazione e sua figlia, Cristina, è stata formalmente accusata per un caso di corruzione.

«La Spagna è il problema, l’Europa la soluzione.»

La perdita maggiore della fiducia, ad ogni modo, riguarda il «progetto Europeo». Negli ultimi decenni, l’Unione Europea era sembrata come l’occasione di uscire da un labirinto di relativa povertà, isolamento e autoritarismo. La fede del paese nei confronti d’Europa è stata sintetizzata dalle parole del famoso autore spagnolo, José Ortega y Gasset: «La Spagna è il problema, l’Europa la soluzione

Ad ogni modo, oggi l’Europa sembra essere una grande parte del problema agli occhi degli Spagnoli. Gli economisti si domandano la misura in cui la mole dei problemi della Spagna sia collegata all’adesione all’Euro che ha segnato prima il boom economico ed ora impedisce il recupero della competitività mediante la svalutazione monetaria. La Germania è fortemente ritenuta colpevole per insistere sull’austerity come unico mezzo di recupero dei bilanci Spagnoli, un insieme di politiche che rischiano di creare una recessione sempre più profonda.

Il sogno Europeo? È diventato un incubo

Il «sogno Europeo» che gli Spagnoli hanno abbracciato prometteva, uno stile di vita da «ceto medio» alla maggior parte della gente. Ma con poche prospettive per il futuro lavorativo dei giovani e la minaccia allo stato di welfare, la paura è che in futuro la Spagna possa somigliare più all’Argentina che non alla Germania.

Un futuro in stile argentino porterebbe al costante timore di crisi finanziarie e ad un allargamento del divario tra le classi sociali in cui pochi godono del benessere da «primo-mondo» e una crescente sottoclasse diventa sempre più distaccata dalla prosperità. Soprattutto, la vita pubblica in Argentina è caratterizzata da un forte cinismo nei confronti delle istituzioni e dei leader politici.

La Spagna non è ancora arrivata a questo punto, ma il paese ha urgente bisogno di una storia positiva che bilanci il crescente pessimismo cinico tra la popolazione.

La Spagna era l’immagine di copertina del progetto Europeo. Oggi rischia di diventare il simbolo di tutto ciò che è andato per il verso sbagliato.

Traduzione italiana a cura di Federica Agostini Fonte: Financial Times

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