Intervista al professore Roberto D’Alimonte, uno dei massimi esperti in Italia di sistemi elettorali: “Il nostro Paese deve ritrovare un terreno comune se si vuol cambiare la legge elettorale, la priorità è quella di superare il bicameralismo paritario”.
Non c’è soltanto la legge di Bilancio nei pensieri della politica nostrana. Quasi in parallelo con il percorso della manovra economica, è molto acceso il dibattito su come potrà cambiare la legge elettorale in Italia dopo che la riforma del taglio dei parlamentari verrà approvata in maniera definitiva dalla Camera il prossimo 7 ottobre.
Se da un lato la maggioranza giallorossa starebbe pensando a un sistema di voto proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, la Lega invece ha idee diametralmente opposte tanto da aver appena presentato in Cassazione il quesito di un referendum abrogativo per rendere l’attuale Rosatellum tutto maggioritario.
Nel mezzo c’è poi la raccolta firme da parte del centrodestra per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e la proposta, lanciata da Enrico Letta e subito ripresa dai partiti, di consentire il voto anche ai sedicenni.
Un quadro politico in piena evoluzione che abbiamo analizzato insieme a Roberto D’Alimonte, docente della LUISS e uno dei massimi esperti di sistemi elettorali, con il professore che mette in guardia dal cambiare la legge elettorale a colpi di maggioranza oppure con un referendum visto che il rischio sarebbe quello di “spaccare ulteriormente il Paese”.
D’Alimonte: legge elettorale sia condivisa
Professore, la prossima settimana ci sarà l’approvazione del taglio dei parlamentari con il PD e i renziani pronti ora a sostenere questa riforma voluta dai 5 Stelle.
Il Partito Democratico deve ora giustificare i suoi passati tre voti contrari alla riforma con un accordo su alcuni criteri, modificando delle norme dei regolamenti parlamentari. Poi si parlerà anche di legge elettorale dove verranno indicati dei criteri generali.
La volontà della maggioranza sembrerebbe essere quella di un sistema di voto proporzionale.
Sì, se ci sarà un testo questo dovrebbe avere un orientamento proporzionale ma credo ci sia un rinvio, visto che sembrava dovesse essere subito calendarizzato e ora non è più così.
Salvini invece con un referendum vorrebbe una legge elettorale tutta maggioritaria.
Da una parte pensano di eliminare i collegi uninominali, dall’altra invece il proporzionale… Oggi è stato pubblicato un sondaggio di Ixè dove emergerebbe che con il maggioritario una coalizione di centrosinistra allargata al Movimento 5 Stelle uscirebbe vincitrice.
Con il maggioritario Salvini si andrebbe a legare di nuovo a Berlusconi.
Salvini ha cambiato strategia, con il centrodestra che ora si è ricompattato anche a livello nazionale mentre finora era unito solo in ambito locale.
L’operazione Toti non sta funzionando quindi.
Ancora non decolla. Con Berlusconi rientrato nei ranghi del centrodestra non ci sarà spazio per tutti.
Che legge elettorale servirebbe in Italia?
Io sono affezionato all’idea del doppio turno. In Italia, come in Spagna oggi, sarebbe meglio avere un sistema elettorale che permetta ai cittadini di esprimere due preferenze. L’impianto dell’Italicum di Renzi con un doppio turno di coalizione può funzionare anche se andrebbero apportate delle modifiche come chiesto dalla Corte Costituzionale. Andrebbe bene anche questo Rosatellum con una maggiore quota maggioritaria, oppure il Mattarellum. Si dovrebbe però rivedere il nostro attuale bicameralismo paritario, siamo il solo paese in Europa con due Camere che svolgono esattamente gli stessi compiti.
Questo è un po’ quello che voleva fare Renzi con il referendum del 2016, ma non gli andò bene.
Pensare di cambiare una legge elettorale a colpi di maggioranza è sbagliato così come farlo tramite un referendum. Negli ultimi 25 anni abbiamo cambiato sei sistemi di voto, il Paese deve ritrovare un terreno comune perchè se si continuano a fare le riforme a colpi di maggioranza si polarizza ancora di più il Paese e si mette a rischio quel poco di governabilità che ancora c’è.
Un’altra proposta di cui si parla molto è quella del voto per i sedicenni.
I nostri politici sono strani, i diciottenni ancora non possono votare per il Senato e già si pensa a far votare i sedicenni. Questa è una proposta che può essere giusta, ma al momento le priorità sono altre ovvero la riforma del bicameralismo.
Alle regionali in Umbria ci sarà invece una sorta di ritorno al bipolarismo, con i 5 Stelle insieme al PD opposti al centrodestra. Sarà così anche in futuro?
Me lo auguro, per ridare governabilità è necessario uno scenario bipolare. Credo che il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico possano replicare questo schema nelle prossime elezioni regionali e comunali che si terranno nel 2020, molto però dipenderà da come evolveranno i loro rapporti all’interno del governo.
La fuoriuscita di Renzi potrebbe far pensare a un tentativo di costruire un polo centrista.
Voglio dare credito a quello che dice Renzi, ovvero che il suo scopo è quello di attirare gli elettori di centro ma sempre in uno schema bipolare. Non credo che voglia giocare tra i due poli ma restare nell’ambito del centrosinistra, anche se con una legge elettorale proporzionale la strategia potrebbe essere diversa.
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