Decreto Sostegni, il Governo ci ricasca: aiuti anche a chi non ne ha bisogno

Antonio Cosenza

07/04/2021

Decreto Sostegni: potrebbero fare richiesta dei contributi a fondo perduto anche parlamentari e persone con redditi elevati. Il Governo Draghi segue l’esempio - poco fortunato - dell’Esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Decreto Sostegni, il Governo ci ricasca: aiuti anche a chi non ne ha bisogno

Contributi a fondo perduto: anche i parlamentari e i ricchi lavoratori potrebbero beneficiarne.

Il Decreto Sostegni prevede una nuova tranche di aiuti per i lavoratori autonomi che nel 2020 hanno subito un calo del fatturato pari almeno al 30%. Il problema è che, così come successo con la prima tranche di pagamenti del bonus 600,00€ per le Partite Iva, anche questa volta il provvedimento non esclude la possibilità che ne possano fare domanda anche coloro che non ne hanno necessità economica.

Il Governo Draghi ha impiegato settimane per approvare il nuovo Decreto Sostegni vista la difficoltà nell’individuare una formula che non scontentasse nessuno. Così non è stato a quanto pare, basti vedere le proteste che nella giornata di ieri, martedì 6 aprile, sono scoppiate in molte città d’Italia, con imprenditori e lavoratori autonomi che hanno chiesto al Governo di riaprire così da poter tornare a lavorare regolarmente vista l’inadeguatezza degli aiuti riconosciuti.

Il paradosso è che i contributi a fondo perduto potrebbero non essere adeguati per chi effettivamente è in difficoltà, mentre chi vive - nonostante la pandemia - una situazione economica agiata potrebbe comunque farne richiesta.

Ciò dipende da come il Decreto Sostegni è stato ritagliato: così come in passato, infatti, la norma apre alla possibilità che possano farne richiesta anche parlamentari e persone “ricche”.

Decreto Sostegni: chi può richiedere i contributi a fondo perduto

Nell’ultimo Decreto Sostegni varato dal Governo Draghi viene riconosciuta una nuova tranche di contributi a fondo perduto. Il problema è che nel provvedimento non vengono esclusi coloro che oltre ad una Partita Iva sono anche in possesso di un reddito da lavoro dipendente o da pensione.

Lavoratori dipendenti e pensionati, quindi, possono richiedere il contributo a fondo perduto, a patto che il calo del fatturato dell’attività da lavoro autonomo sia stato superiore al 30% (rispetto al 2019). Non viene, quindi, tenuto conto del reddito complessivo dei contribuenti per delimitare la platea dei beneficiari; è per questo motivo che la nuova tranche di aiuti potrebbe andare anche a coloro che non ne hanno effettivamente bisogno.

Si pensi, ad esempio, ad un parlamentare che ha un’attività economica che effettivamente ha subito una perdita del fatturato: è giusto che questo ottenga il contributo? Sicuramente lo stipendio da parlamentare gli permette di andare avanti in piena pandemia, ma molto comunque dipende dalla dimensione dell’azienda. In caso di grandi imprese, infatti, non basterebbe di certo lo stipendio da parlamentare per sostenere i costi aziendali.

Servirebbe, quindi, una valutazione caso per caso o comunque bastava essere più precisi nel definire i requisiti per la richiesta. Perché così come sono stati pensati i contributi a fondo perduto, ne potrebbe fare richiesta, ad esempio, un giornalista che nel 2020 è stato assunto con contratto dipendente ma che nel frattempo ha mantenuto aperta la Partita Iva senza più fatturare (proprio perché troppo occupato per il nuovo incarico). Questo, quindi, potrà godere di un contributo a fondo perduto per un’attività che di fatto ha bloccato per motivi diversi dal Covid.

E questo potrebbe valere anche per altri liberi professionisti, come notai, architetti, ingegneri e avvocati, in quanto - ricordiamo - il Decreto Sostegni guarda solamente al calo dell’attività da lavoro autonomo senza tener conto se sono presenti altri redditi.

Rischia quindi di ripetersi quanto successo un anno fa, quando i primi bonus erogati dal Governo Conte vennero riconosciuti anche al 10% delle famiglie più ricche d’Italia. Da allora si pensava che avessimo imparato la lezione, invece a quanto pare non è così in quanto anche con il Decreto Sostegni potrebbe succedere altrettanto.

E questa volta non sapremo nemmeno se ci sono parlamentari che ne hanno fatto richiesta: ricordiamo, infatti, che per aver rivelato i nomi di coloro che hanno beneficiato del bonus 600 euro l’Inps è stato multato dal garante della privacy.

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