Vendite online sotto la lente del Fisco. Nella bozza del Decreto Crescita è stabilito che sarà obbligatorio l’invio di una comunicazione IVA trimestrale - una sorta di nuovo spesometro - per le vendite tramite ecommerce. La prima scadenza è fissata a luglio 2019.
Vendite online con obbligo di comunicazione IVA trimestrale. Con il Decreto Crescita è in arrivo un nuovo spesometro per l’e-commerce e la prima scadenza da tenere a mente sarà fissata già al mese di luglio 2019.
Sarà con il varo da parte del Consiglio dei Ministri, atteso per oggi, che arriveranno le conferme su quali novità fiscali riserverà il Decreto Crescita, ma già lo schema del provvedimento si mostra ricco ed articolato.
Tra le novità previste vi è per l’appunto la nuova comunicazione IVA trimestrale per le vendite online, volta a contrastare l’evasione IVA nell’ambito degli e-commerce.
L’attuale versione del provvedimento stabilisce che il soggetto che facilita, tramite piattaforme online, la vendita a distanza di beni importati o all’interno dell’Unione Europea, dovrà trasmettere entro il mese successivo a ciascun trimestre una comunicazione che somiglia molto al pensionando spesometro.
Così è almeno per l’obiettivo con il quale è stato introdotto: combattere l’evasione fiscale e far emergere la base imponibile IVA delle vendite a distanza.
Decreto Crescita, in arrivo lo spesometro delle vendite online
Il soggetto passivo che facilita le vendite a distanza di beni importati o le vendite a distanza di beni all’interno dell’Unione Europea tramite piattaforme online di e-commerce dovrà trasmettere, a cadenza trimestrale, una comunicazione contenente, per ciascun fornitore, i seguenti dati:
- la denominazione, la residenza o il domicilio e l’indirizzo di posta elettronica;
- il numero totale delle unità vendute in Italia;
- per le unità venute in Italia - a scelta del soggetti passivo - il totale dei prezzi di vendita o il prezzo medio di vendita.
La scadenza del nuovo spesometro per le vendite tramite e-commerce sarà fissata all’ultimo giorno del mese successivo al trimestre di riferimento e la prima data da tenere a mente sarà quella del mese di luglio 2019.
L’obiettivo della norma proposta è quello di favorire la compliance IVA, recependo in modo onnicomprensivo l’articolo 2 della direttiva 2017/2455 relativa per l’appunto agli obblighi IVA per le prestazioni di servizi e le vendite a distanza di beni.
In merito, già con la legge n. 12/2019 era stato previsto che le piattaforme digitali che facilitano le vendite a distanza di telefoni, tablet e computer assumessero il ruolo di soggetti che comprano e rivendono i beni al consumatore finale. Un intervento di compliance che viene di fatto rinviato al 2021 e sostituito dal nuovo spesometro, esteso a tutte le vendite a distanza.
Comunicazione IVA trimestrale per le vendite a distanza con sanzioni pesanti
Si tratterà di un obbligo sistematico, con quattro invii all’anno e con le consuete scadenze trimestrali alle quali i titolari di partita IVA si sono abituati nel tempo, per via dell’introduzione dello spesometro (poi divenuto semestrale) e delle Li.pe.
Sarà l’Agenzia delle Entrate che, con apposito provvedimento, dovrà disciplinare le modalità di invio. Quello che l’attuale schema di Decreto Crescita prevede è che l’accezione di vendite a distanza ai fini della nuova comunicazione IVA comprende sia i beni importati che i beni venduti all’interno dell’Unione Europea.
Il soggetto che gestisce gli e-commerce dovrà inviare in modalità dettagliata i dati di ciascun fornitore, sia in merito alle informazioni anagrafiche che al totale dei beni venduti e - facoltativamente - i singoli prezzi di vendita o il prezzo medio.
Un adempimento con sanzioni rilevanti: il soggetto passivo che non invierà la comunicazione trimestrale o che trasmetterà dati incompleti, sarà considerato debitore d’imposta, qualora non sia in grado di dimostrare il corretto assolvimento degli obblighi IVA da parte del fornitore.
Gli effetti finanziari stimati dal provvedimento sono modesti. Il recupero di gettito IVA atteso è pari a 58,5 milioni di euro all’anno, ridotto a 43,9 milioni nel 2019 per via dell’entrata in vigore del nuovo spesometro IVA ad anno inoltrato.
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