Quale destino spetta all’Italia, se Orcel preferisce sfidare il maccartismo a MPS?

Mauro Bottarelli

15 Gennaio 2022 - 13:00

Vero o presunto che sia l’interesse di Unicredit per la russa Otkritie, la sola idea di puntare su un Paese a rischio di sanzioni Usa-Ue e uscita dal sistema Swift fa riflettere. Ben più dello spread

Quale destino spetta all’Italia, se Orcel preferisce sfidare il maccartismo a MPS?

In realtà, la notizia non ha sortito l’effetto deflagrante che qualcuno poteva aspettarsi. Dopo aver declinato l’opportunità di prendere Monte dei Paschi dallo Stato, Unicredit starebbe infatti prendendo in considerazione la possibilità di rilevare Otkritie, settima banca russa per assets. Vero? Falso?

Da Piazza Gae Aulenti si attendono conferme. Ma il fatto che già circolino illazioni rispetto alla presenza del fratello di Andrea Orcel, Riccardo, nel ruolo di vice amministratore delegato e head of global banking di Vtb, istituto di cui Otkritie è azionista, fa capire come qualcosa stia bollendo in pentola. Quando si comincia a raschiare il fondo del barile dell’analisi, sconfinando nell’illazione più o meno esplicita, spesso significa che l’ordine di scuderia è quello di lanciare fumogeni per ammorbare l’aria. E rendere complessa la visuale.

In sé, l’operazione avrebbe senso. Quantomeno, numeri alla mano. E ha vanta anche alcuni paralleli con Monte dei Paschi. L’istituto infatti è stato salvato nel 2017 dalla Banca centrale russa e oggi non solo appare profittevole ma in rapida e spedita crescita. Otkritie - che in russo significa apertura - in effetti ha molto da offrire. Il Rote (Return On Tangible Equity) della banca è di circa il 19%, rispetto a un più modesto 8% di coefficiente sottostante detenuto da UniCredit. Ma soprattutto, vanta una ratio di non-performing loans sono scesa a meno del 3% degli assets da quasi il 10% del 2018.

Un lavoraccio. Uno di quelli che solo una donna può fare, perché generatori automatici di potenziali difficoltà e a basso coefficiente di approvazione generale. Elvira Nabiullina, la governatrice della Banca centrale russa, ha invece ritenuto che sul lungo periodo pagasse il fatto di costruire la propria reputazione e credibilità sul mettere ordine. Piccolo particolare: sotto la sua guida, la Bank of Russia ha aumentato i tassi di interesse al massimo dal 2017 al 8,5%, con un colpo da 100 punti base solo nell’ultima riunione del board del 17 dicembre. Nonostante questo, i prezzi al consumo sono saliti dello 0,56% nell’arco temporale 1-10 gennaio dallo 0,26% della settimana conclusasi il 27 dicembre, portando il tasso di inflazione russo su base annua all’8,6%. A Mosca non credono alla narrativa della transitorietà. E si preparano per tempo.

E a cosa punta Unicredit? Acquisire una quota o una divisione oppure al bersaglio grosso, rilevando l’istituto? Otkritie ha un patrimonio netto di 7,4 miliardi di dollari e conti in ordine ma ha come core business il prestito corporate più che retail e andrebbe a scontrarsi nella lotta per le quote di mercato con il colosso statale Sberbank, 88 miliardi di dollari di capitalizzazione. Insomma, un’operazione di quelle azzardate. Quasi da pioniere. Ma fin qui, solo numeri. C’è però molto di più: se davvero Andrea Orcel confermasse l’interesse, di fatto opererebbe un downgrade del rating di credibilità italiano devastante.

Perché al netto del Rote e di qualsiasi coefficiente, il messaggio sarebbe chiaro: meglio investire in una banca con vocazione di corporate lending in un Paese a rischio sanzioni che in Monte dei Paschi dopo il salvataggio e l’interregno statale. Di più, meglio investire nella banca di un Paese su cui grava addirittura la minaccia Nato di esclusione dal sistema di pagamento internazionale SWIFT che giocare la partita del terzo polo creditizio nell’Italia dei 209 miliardi del Recovery Fund, del Pnrr e del Pil al 6%. Non un bel segnale. Per nulla.

D’altronde, l’aria sta facendosi pesante. Certo, l’infodemia da Omicron e da caso Djokovic sta tenendo lontana l’opinione pubblica dalla realtà ma nell’arco di un mese il clima da luna di miele ha cominciato a mostrare le prime incrinature. E qualcuno pensa già a contattare un avvocato. Lo spread sta parlando chiaro, fin troppo. Nell’ultima seduta della settimana, ha chiuso in area 140 punti base. Nello stesso giorno, il Bonos spagnolo - pur scontando un +11% intraday alla tendenza globale al rialzo determinata dalla Fed - ha segnato 68 punti base. La metà. I rendimenti in rialzo dei Btp in asta - con il titolo a 3 anni tornato in positivo per la prima volta dal 2020 - hanno operato da prima bandiera rossa issata dal bagnino: attenzione ad andare troppo al largo nel mare magnum dell’obbligazionario sovrano, perché il servizio di salvataggio della Bce non è garantito in servizio permanente. E il suo contratto di servizio scadrà il 31 marzo.

Ma non basta. All’Eurogruppo di dopodomani, l’Ue ha reso noto che avanzerà un richiamo amichevole all’Italia per il ritardo nella ratifica del Trattato sul nuovo Mes. Manchiamo solo noi, Germania, Francia e Portogallo. Berlino è giustificato, poiché in attesa di un parere al riguardo da parte della Corte di Karlsruhe. Parigi e Lisbona sono in dirittura d’arrivo, tanto che qualcuno azzarda l’ipotesi di sedute fiume domani per arrivare a Bruxelles con il compito fatto. Roma, invece, è il classico studente impreparato. E senza giustificazione. Certo, si tratta di un richiamo amichevole ma non più tardi dello scorso ottobre, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, aveva rassicurato i partner e le istituzioni sul rispetto dei tempi.

Così non è stato. E il Mes, oltre a evocare scenari di duello interno in seno al governo Conte, oggi rappresenta nella sua versione aggiornata anche la possibile facility sostitutiva del Pepp della Bce, in quanto destinatario del concambio dei bond sovrani ora in detenzione alla Banca centrale. Di più, aumentando la sua disponibilità, emetterebbe MesBond ultra-garantiti per finanziare prestiti verso i Paesi che li necessitassero. A quali condizioni, però? E con quali garanzie sottostanti, le riserve auree come recentemente prospettato dal professor Quadrio Curzio, padre nobile insieme a Romano Prodi del concetto di Eurobond come bypass alla monetizzazione del debito?

E lo stesso Pnrr non sarebbe esente da rischi di drastiche revisioni dopo il vaglio europeo, nei fatti un’ulteriore ragione di pressione sul nostro debito pubblico e sulle dinamiche dello spread. Oltre che sull’aura quasi taumaturgica che finora ha contornato il governo Draghi. Cosa attende l’Italia, da qui alla fine di marzo, quando il Pepp terminerà e il nostro debito si troverà nel limbo dell’incertezza più totale? Perché il ritardo nella ratifica del Mes? Omicron finora sta operando da cortina fumogena ma non durerà per sempre. Anzi, la narrativa pare in rapido cambiamento di toni e approcci.

E questo dovrebbe far paura. Anche alla luce di questo articolo del Guardian,

Editoriale del quotidiano britannico The Guardian del 9 gennaio 2022 Editoriale del quotidiano britannico The Guardian del 9 gennaio 2022 Fonte: Guardian on-line

stranamente non rilanciato con titoli a otto colonne dalla stampa italiana che solitamente pende sognante dalle labbra del quotidiano leftist britannico: prima o poi, in Italia dovrà essere restaurata la democrazia. Strano che nessuno al governo abbia protestato, nemmeno il ministro Di Maio. Forse perché se la narrazione della pandemia cambia, come sta già avvenendo ma le misure prese dal Governo non vengono abrogate, l’idea di fondo appare quella di uno stato di emergenza tramutato in stato di eccezione e imposto come new normal?

Tradotto, attenzione ad eccessivi entusiasmi ipocondriaci a ogni rafforzamento al limite della costituzionalità del regime di green pass, perché potrebbero rimanere in vigore e finalizzati ad altro. Insomma, se l’ad di Unicredit ha anche soltanto pensato per un istante di investire in un Paese percepito come nemico e a forte rischio di regime sanzionatorio, piuttosto che mettere radici nel sistema Italia, una ragione ci sarà. E detta volgarmente, tanto per concludere, Andrea Orcel è uomo che tendenzialmente non prende fregature. E qualcuno a Palazzo Chigi lo sa.

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