Sotto accusa la vendita di €7 miliardi di titoli di Stato italiani da parte di Deutsche Bank nel primo semestre del 2011: avrebbe condotto operazioni manipolative del mercato.
La Deutsche Bank è indagata dalla procura di Trani assieme al suo ex-management per le attività svolte nei primi mesi del 2011 nell’operazione di vendita di 7 miliardi di euro di titoli di Stato italiani.
L’indagine guarda alla condotta della banca tedesca, che avrebbe operato manipolazioni informative ed operative nei confronti del mercato.
A pochi giorni dai risultati della trimestrale, la banca tedesca si ritrova ora sulle prime pagine italiane e non certo sotto una buona luce.
Analizziamo nel dettaglio la vicenda che riguarda Deutsche Bank e l’indagine per manipolazione del mercato.
Deutsche Bank: l’indagine e gli indagati
La procura di Trani, con l’aiuto della Guardia di Finanza di Bari, ha cominciato le indagini sequestrando atti e mail nella sede di Milano della banca tedesca.
Deutsche Bank è accusata riguardo le ingenti operazioni svolte nel primo semestre del 2016, quando ha venduto circa 7 miliardi di euro di titoli di Stato italiani.
Il periodo era quello della febbre legata allo spread, quando i rendimenti dei titoli nostrani avevano superato i bund tedeschi di oltre 500 punti base, nella drammatica situazione che ha coinvolto l’economia italiana del post-crisi finanziaria.
Nell’indagine è coinvolta la banca tedesca e il suo ex-management nelle persone di Josef Ackermann, ex presidente, Anshuman Jain e Jurgen Fitschen, ex co-amministratori delegati, Hugo Banziger, ex-capo dell’ufficio rischi e Stefan Krause, ex direttore finanziario.
Vediamo ora i comportamenti per i quali è indagata Deutsche Bank.
Deutsche Bank: manipolazione del mercato
Nella prima parte del 2011 Deutsche Bank ha drasticamente ridotto la sua esposizione verso i titoli di Stato italiani, vendendone un ammontare pari a circa 7 miliardi di euro.
Il calo dell’esposizione netta arrivò a 996 milioni di euro, dopo gli 8 miliardi di euro di fine 2010, notizia che interessò all’epoca anche la stampa internazionale.
L’intenzione di Deutsche Bank era quella di ridurre i rischi legati al debito sovrano dell’Italia e, secondo l’accusa, la vendita massiccia dei titoli di Stato è avvenuta senza una precedente divulgazione della notizia ai mercati finanziari, come da regolamentazione.
La banca tedesca avrebbe giustificato solo a posteriori il suo operato, autorizzando la vendita di 7 miliardi di titoli di Stato italiani e acquistando, allo stesso tempo, strumenti di copertura contro il default dell’Italia, mentre nei confronti del mercato comunicava la sostenibilità del debito pubblico italiano.
La manipolazione avrebbe così origini sia informative che operative, alterando le regole della formazione del prezzo dei titoli di Stato sul mercato, in un’operazione di sfiducia nei confronti della solidità del nostro paese portata avanti senza preavviso.
Vedremo nei prossimi giorni le evoluzioni dell’indagine nei confronti di Deutsche Bank.
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