E’ partita la campagna #perchénoino promossa dalla Cgil e dall’Adi per l’estensione della Dis-coll, il nuovo ammortizzatore sociale introdotto con il Jobs Act. Ecco quello che chiedono i precari dell’Università.
E’ partita la campagna #perchénoino promossa dalla Cgil e dall’Adi (l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) per richiedere l’estensione della Dis-coll anche ai dottorandi, ai borsisti e agli assegnisti di ricerca delle Università italiane.
Al momento, infatti, i precari dell’Università risultano esclusi dalla platea dei beneficiari della Dis-coll, l’indennità di disoccupazione per i parasubordinati che rientra tra i nuovi ammortizzatori sociali introdotti con il Jobs Act.
E’ possibile realizzare l’estensione della Dis-coll anche ai dottorandi e ai borsisti delle Università italiane?
Dis-coll: cos’è e perché i precari dell’Università chiedono l’estensione
La Dis-coll è uno dei nuovi ammortizzatori sociali introdotto con il Jobs Act e più precisamente con il D.lgs 22/2015. La Dis-coll è un’indennità di disoccupazione per i precari e, più precisamente, è diretta ai collaboratori coordinati e continuativi o anche ai collaboratori a progetto che siano iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l’Inps, non pensionati e privi di partita Iva, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.
I promotori della campagna chiedono di chiarire la reale portata della Dis-coll perché, nonostante l’Inps abbia espresso in passato un parere con la circolare 83/2015, ad oggi dottorandi e borsisti dell’Università risultano ancora esclusi dalla possibilità di usufruire del nuovo ammortizzatore sociale per i precari.
Dis-coll: l’indennità di disoccupazione per precari può essere estesa a dottorandi e borsisti dell’Università?
Secondo i promotori della campagna in base alla normativa che disciplina la Dis-coll, l’ammortizzatore sociale dovrebbe essere esteso anche a dottorandi e borsisti.
«La normativa suggerisce che assegnisti di ricerca, dottorandi e borsisti debbano essere ricompresi tra i beneficiari del nuovo strumento di sostegno al reddito. Si tratta di poco meno di 60 mila persone sulle cui spalle grava buona parte della tenuta delle Università italiane e del lavoro negli Enti Pubblici di ricerca. Soggetti che versano i propri contributi alla Gestione Separata INPS esattamente come i co.co.co. e i co.co.pro. cui la Dis-coll viene esplicitamente riconosciuta»
hanno fatto sapere dal sindacato.
In effetti i dottorandi, i borsisti e gli assegnisti di ricerca dell’Università sono tenuti a versare i contributi previdenziali alla Gestione separata dell’Inps pagando un’aliquota contributiva del 30% sul loro reddito annuo. I precari della ricerca rientrano inoltre nella categoria dei «lavoratori parasubordinati» e le attività da loro svolte sembrerebbero essere assimilabili ai collaboratori coordinati continuativi e a quelli a progetto.
Proprio sulla base di questo, quindi, i precari dell’Università richiedono un chiarimento definitivo affinché possano essere fatti rientrare tra i beneficiari della Dis-coll i dottorandi, i borsisti e gli assegnisti di ricerca.
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