Dal 2017 non sarà più possibile fruire dell’indennità di mobilità, al suo posto ci sarà la Naspi per tutti. Cosa cambia? Ecco tutte le novità.
Novità in vista per quanto riguarda i sussidi di disoccupazione.
A partire dal 2017, infatti, i lavoratori vittime di licenziamenti collettivi non potranno più usufruire dell’indennità di mobilità. Tutti i lavoratori disoccupati, che siano in possesso dei requisiti richiesti, potranno invece chiedere la Naspi, che prenderà a tutti gli effetti il posto della mobilità.
Cosa cambia per i lavoratori che al posto della mobilità dovranno chiedere la Naspi?
Di seguito tutto quello che c’è da sapere in proposito.
Disoccupazione: addio mobilità, ecco la Naspi. Cosa cambia?
I lavoratori che a partire dal 2017 dovranno rinunciare all’indennità di mobilità e richiedere la Naspi saranno soggetti a dei cambiamenti.
La prima differenza riguarda l’importo dell’indennità percepita. Mentre con la mobilità l’importo percepito risulta essere pari a quello della cassa integrazione, con la Naspi viene erogato ai beneficiari il 75% dell’imponibile medio degli ultimi 4 anni che, in ogni caso, non può superare il tetto massimo fissato nella somma di 1.300 euro mensili.
Non solo, un’ulteriore differenza nel passaggio dalla mobilità alla Naspi riguarderà anche la durata della prestazione. Mentre la mobilità può durare da un minimo di 12 mesi a un massimo di 48 mesi, la durata massima della Naspi è di 24 mesi.
Disoccupazione, come funziona la mobilità?
Per capire meglio il cambiamento che comporta il passaggio dalla mobilità alla Naspi, vediamo meglio come funziona il sussidio di disoccupazione che sparirà a partire dal prossimo anno.
Innanzitutto la mobilità spetta a tutti i lavoratori il cui contratto è terminato a causa di un licenziamento collettivo ma solo se l’azienda interessata ha più di 15 dipendenti. Come precedentemente detto, l’importo dell’indennità di mobilità corrisponde al 100% del trattamento di cassa integrazione straordinaria ossia all’80% della retribuzione percepita dal lavoratore.
L’importo percepito con l’indennità di mobilità diminuisce con il passare del tempo: dopo i primi 12 mesi il lavoratore in mobilità percepisce l’80% dell’indennità di cassa integrazione, pari al 64% dello stipendio. La durata della mobilità varia in base all’età del lavoratore, e può andare da un minimo di 12 mesi a un massimo di 48 mesi.
Disoccupazione, cosa cambia con la Naspi?
A partire dal 2017 l’indennità di mobilità lascerà, dunque, il posto alla Naspi. I lavoratori che prima avrebbero potuto usufruire della mobilità, qualora risultino essere in possesso dei requisiti richiesti, potranno quindi beneficiare della Naspi.
Proprio per quanto riguarda i requisiti richiesti, ricordiamo che la Naspi spetta a tutti i lavoratori subordinati che abbiano perduto involontariamente il lavoro e che abbiano almeno 13 settimane di contributi versati nei 4 anni precedenti e 30 giornate di lavoro effettive nel corso dell’anno.
La Naspi può essere percepita per una durata massima di 24 mesi: nello specifico la durata della Naspi varia di caso in caso e viene calcolata sulla metà delle settimane di contributi versati nel corso dei 4 anni precedenti.
L’importo della Naspi, come visto, è pari al 75% dell’imponibile medio degli ultimi 4 anni, ed è prevista una decurtazione del 3% a partire dal quarto mese di fruizione per ogni mese di percezione dell’indennità.
Tuttavia si ricorda che tutti i lavoratori che hanno iniziato a percepire l’indennità di mobilità nel 2016 continueranno a percepire il sussidio di disoccupazione fino alla sua naturale scadenza.
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