Mario Draghi ammonisce i leader UE: la politica monetaria della BCE non può far crescere da sola l’economia, servono riforme strutturali.
Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, torna ad ammonire i Governi degli stati della Zona Euro.
Nella serata di giovedì, il numero uno della BCE ha ribadito come la politica monetaria non potrà mai bastare a risollevare l’economia da sola e che i Governi devono fare il proprio lavoro attraverso l’attuazione di riforme strutturali.
Draghi è intervenuto dopo aver parlato con i 28 leader dell’UE circa l’andamento dell’economia in un vertice oscurato dai colloqui con la Turchia per risolvere la crisi dei migranti.
«Ho detto chiaramente che, anche se la politica monetaria è stata davvero l’unica politica a guidare la ripresa negli ultimi anni, non può affrontare alcune debolezze strutturali di base nell’economia della zona euro»
ha detto Draghi ai giornalisti.
Draghi ha parlato ai giornalisti dopo il un briefing dei leader europei sullo stato dell’economia della zona euro e dei rischi che sta affrontando.
«Per questo sono necessarie le riforme strutturali, orientante principalmente ad aumentare il livello della domanda, gli investimenti pubblici e abbassare le tasse. Ancora più importante, c’è necessità di chiarezza sul futuro della nostra...unione monetaria»,
ha aggiunto dopo essersi rivolto ai leader europei.
I leader europei si confronteranno alla ricerca di una maggiore integrazione delle economie e delle politiche dei 19 paesi dell’Eurozona al vertice di giugno.
I progetti per una maggiore integrazione tra i paesi dell’unione monetaria, formulate dalla Commissione Europea, la Francia e l’Italia, comprendono un sistema di garanzia dei depositi comune, un ministro delle Finanze della zona euro e un tesoro comune.
Tra le proposte più discusse troviamo l’emissione congiunta di debito per sostenere, ad esempio, le riforme finanziarie o per contrastare gli effetti delle depressioni del ciclo economico.
La Germania, tuttavia, ha già mostrato il suo dissenso sul piano di garanzia dei depositi comune così come su una qualsiasi emissione di debito comunitario.
«L’economia si sta riprendendo, anche se ad un ritmo più lento. Vediamo segnali di miglioramenti in vari settori dell’economia - parte nel mercato del lavoro, parte nel mercato del credito»,
ha detto Draghi.
«Ma i rischi rimangono ribassisti e alcuni di questi rischi hanno iniziato ad intensificarsi, a partire da inizio dicembre dello scorso anno,»
ha detto.
Draghi si è detto convinto che i tassi di interesse della BCE rimarranno bassi, o anche più bassi degli attuali, per un periodo considerevole di tempo.
«Il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse rimarranno allo stato attuale, o a livelli più bassi ... per un lungo periodo di tempo e ben oltre la fine del nostro programma di acquisto di asset»,
ha detto ai giornalisti, ripetendo le sue osservazioni della scorsa settimana.
A dicembre, la BCE ha esteso di altri 6 mesi (fino a marzo 2017) la durata del programma di acquisto di asset, in base al quale la banca acquista titoli di Stato nell’Eurozona per iniettare liquidità nell’economia, di sei mesi fino a marzo 2017 - «e oltre».
Durante la riunione di marzo, invece, la BCE ha optato per un ulteriore ribasso dei tassi di interesse, un aumento della portata mensile del quantitative easing a 80 miliardi di euro, l’inserimento di alcuni corporate bond nel QE e altre quattro aste Tltro per sostenere la capacità di prestito delle banche.
Per approfondire: BCE, super bazooka di Draghi: taglio tassi, aumenta il QE a 80 miliardi
Fonte: Reuters
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