BCE: la strategia di politica monetaria non sta stimolando il credito a imprese e famiglie. Draghi ha finito i bazooka? Tutti i paradossi della BCE.
La BCE ha finito i bazooka? Gli ultimi dati sui flussi di credito al settore privato nell’Eurozona suggeriscono che potrebbe essere proprio così.
La crescita dell’offerta monetaria aggregata, segnalata dall’indice M3, ha registrato un rallentamento ad un tasso annuo del 4.7% dai massimi recenti al 5.3% di ottobre.
La decelerazione è stata per lo più il risultato di un crollo del credito elargito dalle banche al settore privato, che ha contribuito solo per lo 0.3% alla crescita dell’M3, in confronto con l’1.5% di novembre.
Uno sguardo più da vicino alla domanda di prestiti proveniente dal settore privato dell’Eurozona indica che l’erogazione di credito alle società non finanziare a dicembre è quasi nullo, dopo aver segnalato una crescita media del 0.4% annuo dalla scorsa estate.
Questo è un segnale negativo per gli investimenti d’impresa perché le società europee si affidano alle banche soprattutto per le spese di impianti e macchinari. Di conseguenza, l’indicatore mostra anche che le imprese non vedono la necessità di ampliare le proprie capacità produttive perché le loro prospettive di vendita non sono buone.
Il calo della domanda di prestiti da parte dei cittadini è pienamente in sintonia con lo stato d’animo sommesso del settore privato. Il credito al consumo delle banche è risultato stagnante nel mese di dicembre, ed è cresciuto ad un tasso medio annuo di solo l’1% nella seconda metà dello scorso anno.
La BCE ora si trova davanti ad una situazione in cui lo stimolo eccezionale alla politica monetaria non sta facendo molto per stimolare l’erogazione di credito delle banche, per poter spingere la crescita dell’Eurozona che possa creare posti di lavoro per 16.7 milioni di persone (il 10.4% della forza lavoro) che attualmente sono disoccupate.
BCE: il QE è efficace?
Tutto questo sta alimentando una preoccupazione legittima: la strategia della BCE è davvero efficace?
Ecco gli obiettivi che la strategia della Banca Centrale Europea avrebbe dovuto raggiungere, ma che non ha fatto.
L’obiettivo a breve termine della BCE era quello di elargire fondi abbondanti e a buon mercato alle banche dell’area Euro per aiutarle a rafforzare la struttura di capitale attraverso l’acquisto di titoli di stato dei paesi membri. Una volta fatto questo, la BCE prevedeva che le banche avrebbero intensificato i prestiti concessi a imprese e famiglie.
E per fare in modo che lo facessero, è stato introdotto un tasso di interesse negativo sulle riserve in eccesso (cioè fondi mutuabili) che le banche detengono presso le casse della BCE.
La BCE ha già riferito che non mancherà di iniettare denaro nel sistema fino a quando l’economia dell’Eurozona non sarà arrivata a segnare un tasso di inflazione vicino al 2%.
Basti pensare a quanto tempo ci vorrà per ridurre l’enorme fragilità del mercato del lavoro della zona euro e per sollevare la produzione industriale praticamente stagnante per generare delle crescenti pressioni inflazionistiche.
E le cose potrebbero addirittura peggiorare: il calo delle valutazioni delle azioni bancarie nell’Eurozona renderà le banche ancora più riluttanti ad aumentare la propria esposizione verso imprese e famiglie.
In queste circostanze, l’unica ipotesi ragionevole è che le banche continuino ad utilizzare i fondi a basso costo forniti dalla BCE per finanziare i governi. Finora, è stata la pratica. Lo scorso dicembre, ad esempio, i prestiti bancari ai governi nell’Eurozona sono aumentati ad un tasso annuo del 7.8% per il secondo mese consecutivo.
Il paradosso della BCE
La domanda ora è: fare sempre la stessa cosa (esempio: dare altra liquidità gratuita al sistema bancario) e attendersi invece un risultato diverso è una cosa sensata?
L’unico modo per salvare la strategia della BCE è vedere una graduale ripresa della domanda di credito del settore privato. Ma questo potrà avvenire solo in condizioni di aumento dei profitti (personali e aziendali) e di creazione di posti di lavoro più veloce di quello attuale.
Così, risulta sconcertante notare come la BCE continui a richiedere delle politiche fiscali restrittive e riforme strutturali a breve termine che distruggono le condizioni del mercato del lavoro, quando è esattamente il contrario ciò che è necessario alla politica per poter funzionare.
“Fortuna” vuole che BCE riceverà esattamente il contrario di ciò che vuole dai governi dell’Area Euro.
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