In un appassionato discorso di chiusura della tradizionale manifestazione di Atreju, Giorgia Meloni guarda al futuro: «parlo della legittima aspirazione di FdI a guidare il campo conservatore»
Nel suo appassionato discorso di chiusura della riuscita manifestazione di Atreju, Giorgia Meloni ha voluto ribadire quale sia il percorso futuro del suo partito: «è arrivato il momento di unire ancora di più le forze che vogliono opporsi alla deriva imposta dalla sinistra accompagnata dalle lobby. Vogliamo dialogare con tanti altri conservatori, con tante altre culture, che come noi stanno su questo fronte». E per essere ancora più chiara ha voluto anche rivendicare per sé e il suo partito un ruolo centrale in questo passaggio: «parlo della legittima aspirazione di FdI a guidare il campo conservatore».
Insomma una chiara e decisa virata verso un nuovo centrodestra da parte di quella che non è solo la leader del partito italiano che, secondo tutti i sondaggi, sarebbe il più votato del centrodestra in Italia, ma è anche la presidente del partito conservatore europeo Ecr (Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei).
Forse su questa ulteriore spinta in avanti del percorso politico di Fratelli d’Italia, potrebbero aver inciso anche le parole pronunciate, proprio alla festa di Atreju, da due conservatori doc, come il guru della campagna di Boris Johnson, James Wharton, che ha indicato nell’ex ministro della Gioventù «la protagonista del dibattito sul conservatorismo internazionale» e di quelle dell’ex sindaco repubblicano di New York , Rudy Giuliani, che in collegamento video ha senza mezzi termini affermato che «è tempo che l’Italia abbia al governo i conservatori».
Certamente una come la Meloni non ha bisogno di conferme o suggerimenti da chicchessia, ma le parole degli illustri ospiti stranieri confermano come la sua leadership sembra ormai aver da tempo prevaricato i confini nazionali. Il fatto è che ora la Meloni sente come imprescindibile l’esigenza di creare una “casa” per tutti i conservatori italiani, estendendo l’invito anche a molti di quelli che nel panorama dell’offerta politica attuale si sentono poco o nulla rappresentati: «ci sono tante culture nel campo di centrodestra che secondo me possono trovare una casa in FdI: penso a settori del mondo liberale e del mondo cattolico».
E questa non è solo visione politica, ma il voler rappresentare una esigenza di vero dualismo tra due contrapposti campi ben definiti, che non sembra più procrastinabile, in una situazione politica italiana sempre più disomogenea e frastagliata. È indubbio che in Italia una vera forza conservatrice non sia mai esistita, come invece è accaduto in tutte le democrazie occidentali.
Questa anomalia ha permesso dopo la fine del comunismo e il successivo sfaldamento della democrazia cristiana, che certo non poteva considerarsi una vera forza conservatrice, il diffondersi di una serie di movimenti populisti, il cui avvio si deve senza dubbio all’esperienza del partito azienda di Silvio Berlusconi. Tutto ciò ha reso il panorama politico fluido, disomogeneo, confuso e poco incisivo. Il movimento cinque stelle è nato e si è formato proprio su queste radici, alimentato negli anni dal forte e crescente sentimento dell’antipolitica.
Enrico Letta che guida il PD, sempre alla festa di Atreju, ha auspicato che si crei un sano ritorno alla competizione tra un fronte progressista, incarnato dal partito erede del comunismo e un fronte conservatore, portatore d’idee consone a un centrodestra moderno.
La Meloni sembra aver tracciato un solco tra il passato, in cui il cosiddetto sovranismo del suo partito e della Lega si contrapponeva alla sinistra europeista tout court e un futuro che deve per forza di cose essere inclusivo e allargato per formare quella nuova forza conservatrice di centrodestra.
Il grande filosofo inglese Roger Scruton, uno dei padri del pensiero conservatore contemporaneo diceva che «il conservatorismo è l’istinto di aggrapparci a ciò che amiamo, di proteggerlo dal degrado e dalla violenza e di costruire le nostre vite intorno a esso». E questo concetto che sembra una banalità, assume in un mondo sempre più globalizzato e in continua evoluzione e trasformazione come il nostro e soprattutto alla luce di quello che sta accadendo con la devastante pandemia in corso, una declinazione assai più profonda e apre il tavolo a una discussione sull’importanza di difendere alcuni valori che devono essere alla base della nostra esistenza.
«I conservatori proteggono le radici classiche e cristiane dell’Europa, difendono la vita naturale dal concepimento alla sua fine naturale, credono nella famiglia naturale come nucleo fondamentale della società perché è lì che nasce e si forma l’identità. Si battono contro il globalismo sovranazionale e sognano un’Europa confederale fondata sulla sussidiarietà, la libertà e la sovranità delle nazioni.» In un recente intervento al giornale Nazione Futura la Meloni ha cercato di tratteggiare i valori e le idee del suo ideale partito conservatore. La festa di Atreju è servita, oltre che a consolidare la sua leadership e porla al centro della delicata questione della prossima elezione del nuovo presidente della Repubblica, anche a lanciare un nuovo progetto politico, che possa aiutare il centrodestra attuale a superare le troppe contraddizioni che ancora lo animano.
Un grande partito conseravtore è quello che va ben al di là del populismo o del sovranismo che ha caratterizzato il percorso di molte forze politiche non solo nel centrodestra. Il dilagare di movimenti populisti e sovranisti non solo in Italia, è figlio del vuoto che il globalismo e il capitalismo sfrenato hanno creato nelle fasce più deboli della popolazione e che la vecchia politica non è stata in grado di riempire.
La pandemia ha forse determinato l’implosione di questi movimenti che non poggiavano su basi solide e condivise, ma solo sulla rabbia e la delusione. La nascita di un vero partito conservatore che unisca non solo i partiti del centrodestra attuale, ma che possa includere anche tutti coloro (e a indicare i livelli di astensione si tratta della quasi maggioranza degli italiani) che non si sentono rappresentati da nessuno dei contendenti in campo, è l’antidoto che Giorgia Meloni ha messo in campo contro lo svilimento del dibattito politico di questi ultimi anni.
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