Non servono risorse per evitare l’aumento dell’IVA, servono fondi per finanziare quota 100 e reddito di cittadinanza. È quanto ha detto Carlo Cottarelli. Il rischio è rappresentato da un rapporto deficit/Pil che potrebbe finire fuori controllo.
Il problema non è come reperire le risorse per evitare l’aumento dell’IVA, il problema è rappresentato dal trovare i fondi per finanziare le misure già approvate. È quanto ha detto l’ex commissario per la spending review Carlo Cottarelli.
Al di là di evitare l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto, “servono risorse per finanziare –ha detto l’economista in occasione dell’assemblea dell’Associazione Industrie Beni di Consumo (Ibc) - gli aumenti di spesa per quota 100 e per il reddito di cittadinanza, provvedimenti che avranno effetto pieno nel prossimo anno”.
Cottarelli: deficit/Pil potrebbe salire al 3,5%
Per quanto riguarda l’andamento generale dei conti pubblici, l’anno prossimo il rapporto deficit/Pil potrebbe attestarsi al 3,5%.
Fissato inizialmente all’1,8%, il dato “come è successo in passato, verrà rivisto al rialzo e questo vuol dire rinviare la messa in sicurezza dei conti pubblici”. “Si sono decisi degli aumenti di spesa molto consistenti e occorre trovare finanziamenti, altrimenti il deficit potrebbe salire al 3,5%’’, ha detto l’economista.
Cottarelli: molto dipenderà dalla congiuntura internazionale
Per quanto riguarda l’andamento dell’economia, nel 2019 il nostro Paese potrebbe registrare un lieve incremento della ricchezza prodotta. “Il tasso di crescita non sarà elevato ma non sarà negativo, questo nel mio scenario di base; la cosa preoccupante è che questo è lo scenario migliore".
La stima di Cottarelli è migliore di quella dell’Ocse, che nel suo “Survey Italia 2019” ha stimato per il Pil del Belpaese un rosso dello 0,2% nel 2019 e della view recentemente espressa dal Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, secondo cui quest’anno si va “verso lo zero”.
Nello scenario peggiore invece, il protrarsi della debolezza in Europa potrebbe spingere la Germania in Recessione e far ripiombare l’Italia nello scenario da incubo già vissuto nel 2011-12, con lo spread sopra i 400 punti base. In questo caso, “la situazione sarebbe molto più grave, il rischio principale deriva dalla congiuntura internazionale".
“Siamo entrati in un cul de sac e per uscirne… ci vuole un sac de cul”, ha ironizzato l’economista.
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