El Salvador legalizza il Bitcoin, è il primo paese al mondo. Cosa cambia adesso?

Pierandrea Ferrari

9 Giugno 2021 - 10:16

Dopo le indiscrezioni rimbalzate da Miami lo scorso fine settimana, è arrivata l’ufficialità: il Parlamento di El Salvador ha approvato a larghissima maggioranza la proposta di legge del presidente Nayid Bukele di legalizzare il Bitcoin. Ecco cosa potrebbe cambiare, ora, con la svolta del micro-stato centroamericano.

El Salvador legalizza il Bitcoin, è il primo paese al mondo. Cosa cambia adesso?

È ufficiale: la proposta di legge di adottare il Bitcoin come valuta legale accanto al dollaro USA, annunciata lo scorso fine settimana dallo stesso presidente di El Salvador Nayid Bukele, è passata in Parlamento con una larghissima maggioranza. Di fatto, quello salvadoregno diventa così il primo Stato a dare corso legale al Bitcoin.

Il nullaosta del Parlamento era scontato, vista la presa di Bukele sulla piccola Repubblica centroamericana, e potrebbe ora aprire una breccia in favore delle divise digitali, frenate da tempo dalla stretta normativa cinese e dalla generale diffidenza della BCE e della Fed.

El Salvador legalizza il Bitcoin, cosa cambia adesso?

Ad ufficializzare il semaforo verde alla nuova legge è stato lo stesso Bukele, su Twitter: “La Bitcoin Law è stata appena approvata a maggioranza qualificata dall’Assemblea”. Una svolta che da Miami, solo pochi giorni fa, Bukele aveva già anticipato, aggiornando persino la sua foto profilo Twitter con gli occhi laser, il simbolo dei massimalisti della community del Bitcoin.

Ma cosa cambia, ora, per El Salvador? Di fatto, il Governo Bukele inizierà ad acquistare Bitcoin e a depositarli nella tesoreria – come già fatto, del resto, da Bulgaria e Ucraina – mentre in termini di vita quotidiana gli effetti saranno diversi: prezzi di beni e servizi esposti in doppia valuta Bitcoin e dollaro USA, possibilità di pagare le tasse direttamente in crypto e nessuna tassa sul capital gain per gli imprenditori e investitori del settore che decideranno di trasferirsi a El Salvador.

Di base, si va formare un humus crypto-friendly in un paese in cui il 70% della popolazione non ha accesso ai servizi finanziari tradizionali. Non è un caso, infatti, che la legge intende promuovere anche “il training necessario affinché la popolazione possa effettuare liberamente transazioni in Bitcoin”. Una partnership con Strike, società di digital wallet, è stata già firmata.

Sul fronte internazionale, invece, si attendono reazioni contrastanti: da una parte c’è il Fondo monetario internazionale, che con El Salvador sta negoziando un prestito da 1 miliardo di dollari, e che finora non ha voluto commentare le mosse del Governo Bukele; dall’altra ci sono alcuni Stati, come Paraguay e Tonga, che guardano da vicino l’esperimento salvadoregno, e che in caso di esito positivo potrebbero decidere di saltare il Rubicone.

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