Eni: Nigeria reclama somme “colossali”

Luca Fiore

24 Settembre 2019 - 15:58

L’andamento del greggio e le indicazioni in arrivo dalla Nigeria spingono al ribasso le azioni Eni.

Eni: Nigeria reclama somme “colossali”

Azioni Eni in ribasso sul listino di Piazza Affari. A circa un’ora e mezza dalla chiusura delle contrattazioni, le azioni del Cane a sei zampe a Milano passano di mano a 14,056 euro, -0,59% rispetto al dato precedente.

In rosso del 2,6% negli ultimi tre mesi, le azioni Eni rispetto a un anno fa valgono il 13,3% in meno.

Due le notizie arrivate oggi, una buona e una potenzialmente cattiva. Iniziamo dalla prima.

Eni cresce la presenza in Kazakhstan

La società di San Donato oggi ha annunciato di essersi aggiudicata, tramite la consociata ArmWind (joint venture tre Eni e General Electric), un progetto eolico da 48MW come risultato di un’asta per un impianto nel Kazakhstan settentrionale.

Si tratta della terza asta tenutasi nel paese, dopo due sessioni nel 2018. Il progetto, situato in prossimità di Badamsha nella regione di Aktobe, rappresenta l’ampliamento di Badamsha 1, parco eolico da 48MW attualmente in costruzione, il primo investimento eolico su larga scala di Eni. Eni è presente in Kazakhstan dal 1992.

Il progetto, che rientra strategia globale di decarbonizzazione, “è parte del percorso di trasformazione, iniziato nel 2014, grazie allo sviluppo di energie rinnovabili e all’economia circolare”, riporta la nota della società.

Eni: Nigeria vuole somme “colossali”

Dopo le vendite fisiologiche che ieri hanno fatto da corollario allo stacco dell’acconto sul dividendo 2019 di 0,43 euro per azione, oggi le azioni Eni pagano pegno all’andamento del greggio, in rosso di un punto percentuale a 63,1 dollari il barile, e alle notizie in arrivo dalla Nigeria.

Secondo quanto dichiarato dal procuratore generale Abubakar Malami, le major petrolifere attive nel Paese devono versare una somma “colossale".

Eni: Malami, nostro diritto compartecipare a vendite

Questo sulla base, ha detto Malami, di un provvedimento legislativo del 1990 che garantisce al governo nigeriano di compartecipare alle vendite di petrolio se i prezzi del greggio superano i 20 dollari al barile.

“Ci stiamo muovendo per recuperare ciò che crediamo ci sia dovuto”,

ha detto il procuratore generale del primo esportatore di greggio del continente africano.

“Posso dire una cosa –ha concluso Malami- la somma è colossale, non ci sono dubbi”.

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