Cosa cambia tra epidemia, endemia e pandemia e qual è la differenza tra questi tre stadi che definiscono il diffondersi di una malattia? Ecco cosa cambia a partire da definizione e significato.
Qual è la differenza tra epidemia, endemia e pandemia: l’arrivo del coronavirus in Italia e nel mondo ha dato il via alla recente emergenza mondiale e questi termini, con il loro significato spesso non del tutto chiaro ai più, sono entrati a far parte del nostro quotidiano.
Cosa cambia tra epidemia, endemia e pandemia e cosa comportano questi tre stadi nell’analisi del comportamento di una malattia infettiva all’interno di una popolazione? Ultimamente siamo stati bombardati dal concetto di pandemia ma ora è l’endemia a emergere come possibile nuovo stadio del COVID-19 all’interno della società.
Vediamo insieme quali sono le differenze sostanziali tra queste tre definizioni e il significato preciso in ambito scientifico e sanitario.
Epidemia, endemia e pandemia: cosa cambia e differenze
I tre termini definiscono la modalità di diffusione di una malattia infettiva nella popolazione. Sostanzialmente quindi la differenza tra epidemia e pandemia è relativa alla numero di infetti per popolazione, rifacendosi quindi al concetto di spazio e area geografica.
Con epidemia avremo quindi lo stadio di un malattia con un diffusione estremamente delimitata nello spazio e nel tempo, qualora questo agente patogeno dovesse aumentare a dismisura la sua capacità di contagio, infettando contemporaneamente altri Paesi e territori si passerebbe alla pandemia (l’attuale stadio relativo al COVID-19).
L’endemia invece è un concetto leggermente differente che identifica un numero di pazienti malati anche elevato ma stabile in un determinato lasso di tempo. Approfondiamo meglio.
Epidemia: definizione e significato
La definizione breve di epidemia presa data da Treccani è la seguente:
“Manifestazione collettiva d’una malattia (come il colera o l’influenza), che rapidamente si diffonde fino a colpire un gran numero di persone in un territorio più o meno vasto in dipendenza da vari fattori, si sviluppa con andamento variabile e si estingue dopo una durata anche variabile”
In parole povere l’epidemia si verifica nel momento in cui un soggetto infetto contagia diverse persone e i casi relativi a questa malattia aumentano in lasso di tempo relativamente breve. A volte viene identificata come epidemia il numero di casi che riescono ad andare oltre le aspettative all’interno di una determinata area in un preciso arco temporale.
Per usare un altro esempio recente pensiamo al virus dell’HIV: dopo il boom di contagi a cavallo tra gli anni 80 e 90, oggi l’HIV è considerata una malattia sì ancora diffusa ma non un’epidemia poiché il numero di nuovi casi su cadenza annuale rientra in un fattore di stabilità che non oltrepassa mail il numero previsto.
Il suo significato è inscritto anche all’interno dell’etimologia della parola: epi-demos, derivante dal greco che indica “sopra una popolazione”: fino a quando il coronavirus riguardava solo la Cina si applicava questa definizione.
Pandemia: definizione e significato
Si arriva quindi al concetto di pandemia che rappresenta il livello successivo dell’epidemia: si raggiunge questo stadio quando quest’ultima è stata in grado di sconfinare da un determinato territorio diffondendosi ovunque, dando la capacità alla malattia di infettare rapidamente grandi territori, Paesi e continenti.
Colera e febbre spagnola sono due casi storici di pandemia, a cui subentra ora la COVID-19: anche l’influenza stagionale, seppur meno grave, rientra nel concetto di pandemia (si presenta periodicamente, con cadenza annuale contemporaneamente in più aree geografiche).
L’OMS indica come pandemia la diffusione mondiale di una nuova malattia con la presenza dell’agente patogeno in almeno due continenti accanto a una trasmissione rapida e sostenuta all’interno della popolazione. Rifacendosi sempre all’etimologia della parola, il termine pandemia arriva dall’unione di “pandemos” e “pan” (tutti e popolazione in greco, ovvero tutta la popolazione).
Tre sono gli elementi fondamentali che definiscono una pandemia:
- la comparsa di un nuovo agente infettante (in mancanza di un’immunizzazione da parte dell’uomo verso il nuovo patogeno);
- la capacità della malattia di colpire l’essere umano (l’infezione che avviene da persona a persona);
- capacità di tale agente di diffondersi in modo rapido per contagio (la rapidità è un elemento fondamentale, più è veloce il contagio più è alto il rischio di una vasta diffusione globale e di un conseguente quadro pandemico).
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Endemia: definizione e significato
L’endemia invece indica la persistenza costante e continua di una malattia all’interno di una precisa popolazione e località. Quest’ultima è soggetta a ricadute periodiche e più o meno stabili nel tempo, con un numero di casi che resta però costante.
L’esempio più conosciuto è quello della malaria nelle zone tropicali e sono in molti a individuare una possibile evoluzione del coronavirus in forma endemica.
Ci sono due tipi di Endemie:
- discrasiche, ovvero derivanti da forme di alimentazione particolari delle popolazioni;
- infettive, legate a fattori e condizioni ambientali favorevoli alla diffusione e alimentazione degli agenti patogeni responsabili di determinante malattie (ad esempio la febbre gialla in America o la peste e il colera in India).
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