La questione degli esodati diventa incandescente con l’avvicinarsi della prossima legge di stabilità ma le proteste di ieri si concludono con un nulla di fatto: manca un orientamento comune nel Governo e il MEF si pronuncerà sulla questione tra due settimane.
Dopo la pietra tombale sulla flessibilità in uscita e sulle pensioni anticipate dal Ministro Padoan, ieri si è riaccesa, fino a diventare incandescente, la questione degli esodati e quella, correlata dell’opzione donna.
Con l’avvicinarsi della prossima Legge di Stabilità, infatti, diviene sempre più urgente il bisogno di trovare una soluzione all’annoso problema degli esodati, quei lavoratori che, a causa dell’entrata in vigore della Legge Fornero, si sono ritrovati ad andare in pensione troppo presto e non hanno percepito la pensione perché, in base ai nuovi parametri, risultavano troppo giovani.
Da quando la Legge Fornero è entrata in vigore, quattro anni fa, sono state messe
molte pezze a questo problema, quelle pezze si chiamano salvaguardie (ne sono state attuate ben 6) ma non sono riusciti a risolvere il problema in toto, dal momento che ogni salvaguardia è riservata a un numero limitato contribuenti e sono ancora molti gli esclusi.
Le proteste di ieri a difesa degli esodati
Proprio perché viene da più parti riconosciuta la necessità di un intervento strutturale che risolva definitivamente il problema, la legge di stabilità si configura come l’occasione principale per risolvere il problema, un’occasione che, se persa, lascerebbe le cose come sono per un altro anno.
E’ da individuare qui la causa della tensione salita alle stelle nella giornata di ieri, con il leader della Lega Nord, Salvini, che ha affiancato i sindacati di fronte al MEF, per chiedere l’abrogazione della legge Fornero.
Le proteste sono continuate anche alla Camera e al Senato dove, nel pomeriggio, i parlamentari dei gruppi della Lega Nord hanno occupato i banchi del Governo in segno di protesta, reclamando per il mancato intervento in aula di un qualsiasi rappresentante dell’Esecutivo, per chiarire i termini della vicenda.
Esodati e settima salvaguardia: il punto della situazione
Al di là delle proteste l’avvenimento più importante della giornata di ieri va individuato nell’incontro avvenuto tra una delegazione di lavoratori e il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Barretta, per chiedere tutele per gli ultimi 50000 lavoratori che, rimasti senza stipendio, attendono ancora la pensione.
L’incontro, in cui è stato chiesto un reintegro delle risorse per il fondo di salvaguardia degli esodati, si è concluso con un nulla di fatto. Mentre è emersa una sostanziale insoddisfazione dei sindacati, il sottosegretario Barretta ha spiegato che
«L’orientamento non c’è ancora, è per questo che mi sono riservato 15 giorni di tempo, perché il nodo più che tecnico è politico (...) Dai rappresentanti dei lavoratori e degli esodati c’è stata la sollecitazione a fare in modo che l’incontro avvenga in tempi più stretti quindi riferirò al ministro dell’Economia Padoan e quello del Lavoro Poletti queste istanze»
Le prossime decisioni del MEF sugli esodati
Che il problema sia politico più che tecnico è, però, difficilmente comprensibile e di poca utilità risulta essere una nota congiunta del MEF e del Ministero del Lavoro in cui si dice che sono allo studio di entrambi i dicasteri delle soluzioni congiunte alle situazioni di disagio ancora in essere.
Dal momento che una riforma strutturale ed organica delle pensioni è stata, ormai, definitivamente rimandata a data da destinarsi, i nodi da sciogliere sono essenzialmente due:
- occorre comprendere se l’Esecutivo rimanderà anche gli interventi su esodati e sull’opzione donna a un momento successivo, ricomprenendoli nella riforma delle pensioni o se deciderà di risolvere in tempi brevi il problema;
- occorrerà comprendere se l’Esecutivo riuscirà a trovare i fondi necessari per risolvere il problema: il nodo politico potrebbe, infatti, risiedere proprio qui, dal momento che una settima salvaguardia avrebbe dei costi e richiederebbe maggiori coperture economiche;
Intanto i sindacati, a tal proposito, hanno già fatto notare che sono circa 3 i miliardi risparmiati nei precedenti stanziamenti per gli esodati e che una soluzione urge non solo per gli esodati che non sono rientrati nelle precedenti salvaguardie, per esaurimento di posti, ma anche per l’opzione donna (in scadenza al 31 Dicembre), la norma, che non viene applicata, in base alla quale le lavoratrici donne dovrebbero avere la possibilità di andare in pensione a 57 anni di età con 35 di contributi, accettando il calcolo della pensione con il sistema contributivo.
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