L’Euro e le conseguenze sull’Italia: ecco come la moneta unica ha ridotto il nostro Paese a 15 anni dalla sua introduzione ufficiale.
L’Euro lo scorso 1° gennaio 2017 ha compiuto 15 anni di presenza nelle tasche degli italiani e di altri cittadini europei. Con l’anniversario dei 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma e dall’inizio del progetto europeo, è ora di vedere in che modo la moneta unica, in questi 15 anni, ha rovinato l’Italia - e non solo.
Il progetto europeista di una moneta unica - l’Euro, per l’appunto - tende a non essere mai criticato dalla stampa mainstream. Per questo motivo vogliamo ripercorrere in modo indipendente il processo che ha reso l’Euro un disastro per l’Italia negli ultimi 15 anni.
La storia di un piano fallimentare, la storia di come l’Euro è stato ed è un disastro per l’Italia.
Come l’Euro ha ridotto l’Italia in 15 anni
Le conseguenze dell’Euro sull’Italia sono molteplici. La più evidente, sotto gli occhi di tutti ogni giorno, è l’aumento smisurato dei prezzi.
Per l’occasione del 15 anniversario, molte testate hanno riportato i dati della Nens (Nuova Economia Nuova Società), in mano a Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco che raccontano le differenze tra il costo di un prodotto di consumo in lire risalente a 15 anni fa e il relativo prezzo ad oggi.
Ciò che rimane, comunque, importante sottolineare è che il rincaro dei prezzi è ben più alto del mero aumento dell’inflazione (notoriamente in stallo in territorio italiano) - sintomo che qualcosa, in 15 anni, è andato nel verso storto.
L’esempio di partenza più classico è il prezzo del caffè. Prima dell’introduzione dell’Euro un caffè al bar costava una media di 900 lire - oggi, invece, servono circa 90 centesimi. Si passa puoi alla classica pizza Margherita, che da una media di 3,36 euro (equivalenti) nel 2001, si è passati a 7,50 euro.
Ma l’aumento dei prezzi è solo parte della storia di come l’Euro ha distrutto l’Italia negli ultimi 15 anni. Partendo dal principio, la prima critica è il processo misterioso e solo in parte documentato di come, concretamente, l’Italia ha deciso di adattare la moneta unica ed abbandonare la lira.
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La mano pesante della Germania
Una fretta che all’occhio di molti euroscettici risulta sospetta, insieme a tutti i dettagli del processo guidato per l’Italia da personaggi dal calibro di Ciampi e Prodi.
Come spesso nella storia, l’Italia è stata debole ed ha ceduto alla pressione applicata dalle grandi compagnie tedesche, intimorite dalla svalutazione competitiva della lira italiana contro il marco e dalla forza del settore manifatturiero italiano.
La Germania ha voluto l’Italia nella moneta unica, ed ora i settori manifatturieri dei due Paesi non reggono neanche il confronto: la Germania è padrona assoluta.
E i tedeschi lo sapevano: l’Euro, con il tempo, si sarebbe rivelato essere troppo forte per un’economia poco strutturata come quella italiana, favorendo la chiara egemonia della Germania.
Aggiungiamoci che l’Italia, già più di 15 anni fa, non aveva tutti i requisiti necessari all’adozione dell’Euro.
I trucchetti sui bilanci per far entrare l’Italia nell’Euro
Non ci sono i requisiti per rientrare nel progetto di una moneta unica europea? Problema individuato, soluzione originale trovata, a portata di mano. Si parla dei titoli derivati super segreti con avevano il fine di ritardare o nascondere le uscite a allo stesso tempo contabilizzare subito le entrate.
E tutto questo l’Europa lo sapeva.
Il tasso euro-lira troppo penalizzante
Come anticipato, l’Europa conosceva bene la situazione dell’Italia, dalle sue operazioni straordinarie al profilo economico caratterizzato da una forte debolezza. È forse per questo motivo che all’Italia è stato assegnato dalla BCE, già dal 1999, un tasso di conversione ritenuto da molti assai svantaggioso (il famosissimo 1936,27 lire per euro).
Dall’introduzione dell’Euro, ad ogni (raro) colpo di testa dell’Italia, la mano forte dell’Euro ci ha sempre fatto pagare un prezzo salato.
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Dall’incubo del Patto di Stabilità alla crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, che nell’Eurozona si è tradotta in una crisi senza precedenti per i debiti sovrani, passando per il salvataggio estremo di Grecia, Cipro, Portogallo, Irlanda e Spagna e con l’Italia in bilico, in 15 anni le disparità create dall’Euro sono a dir poco enormi.
Tutte le difficoltà non hanno fatto altro che portare all’estremo le differenze percepite tra i cittadini dei Paesi che salvano, e che quindi sganciano, e i cittadini dei Paesi che hanno bisogno di aiuto.
Il risultato del referendum Brexit ne è una diretta conseguenza e l’improbabile ma non impossibile referendum sull’Euro in Italia ne sarebbe un’ulteriore (e forte) testimonianza.
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