Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, ha archiviato un 2020 ancora in rosso. Quali prospettive per l’acciaio italiano nell’anno in corso? Tutte le incognite e difficoltà del polo siderurgico a Taranto.
L’ex Ilva si lascia alle spalle un anno difficile e, seppure con miglioramenti, con un bilancio ancora in rosso.
Quale futuro per Acciaierie d’Italia? La società, prima ArcelorMittal Italia e ora in produzione con la nuova denominazione in seguito all’entrata di Invitalia nella capogruppo (da aprile, dopo l’aumento di capitale da 400 milioni di euro), ha registrato importanti perdite nell’esercizio chiuso nel 2020.
Il dossier del polo siderurgico di Taranto non è ancora definitivamente chiuso, con tante sfide aperte da affrontare. Quali prospettive per l’ex Ilva?
Ex Ilva, bilancio amaro dal 2020: i numeri
Acciaierie d’Italia ha presentato numeri ancora deludenti riguardanti il bilancio 2020.
Nello specifico, stando a quanto depositato dalla società operativa che si occupa dello stabilimento di Taranto (già approvato dall’assemblea il 6 luglio) i progressi registrati rispetto al 2019 non hanno azzerato le perdite.
I conti, infatti, sono rimasti in rosso. Mentre nel 2019 questo ammontava a 865,9 milioni di euro, nel 2020 è passato a 265 milioni di euro. Un passo in avanti, che però non cancella le difficoltà della ripartenza.
I dati hanno evidenziato un fatturato di 1,61 miliardi l’anno scorso, in chiara diminuzione dai 2,5 miliardi del 2019.
A pesare sui risultati, ovviamente, c’è stata la pandemia e i blocchi delle attività commerciali. Tuttavia, anche lo stop dell’altoforno 2 di Taranto ha avuto il suo impatto, considerando che per l’intero anno l’impianto si è avvalso di due soli altoforni.
Questi gli altri risultati del 2020:
- spedizioni di acciaio ai clienti: 3,35 milioni di tonnellate (4,6 milioni nel 2019);
- margine operativo lordo: -304,2 milioni di euro;
- crediti commerciali: 865 milioni di euro
- debiti commerciali: 1,4 miliardi di euro;
- posizione finanziaria netta: negativa per 1,19 miliardi
- costi per il personale: 325,5 milioni di euro
L’azienda non è stata in grado di ripagare i costi sostenuti, mostrando ancora debolezze strutturali. Neanche la cassa emanata con l’emergenza Covid è riuscita a risollevare il bilancio.
Quale futuro per l’acciaio? Le sfide dell’ex Ilva
C’è maggiore fiducia nel 2021 per Acciaierie d’Italia. L’azienda, infatti, ha fatto sapere che: “i risultati economici operativi positivi superiori alle aspettative ancora inficiate dal diffuso clima di incertezza a livello italiano e mondiale.”
Le sfide da affrontare sono, innanzitutto, di carattere globale. La domanda è in ripresa, con il prezzo a tonnellata dei coils a caldo neri in rialzo da 500 fino a 1.200-1.250 euro. In linea con l’impennata delle materie prime generali, quindi, ma con volatilità. Siderweb ha già evidenziato che si stima un ribasso di circa il 15% dei prezzi.
A tessere le trame della domanda di acciaio ci sono le case automobilistiche, in frenata a causa della carenza di chip ma anche strategicamente con l’intento di freddare l’impennata dell’acciaio.
In più, accanto alle dinamiche globali, l’ex Ilva deve affrontare problemi propri. Si attende ancora l’avvio dei forni elettrici per parlare di ripartenza. E la questione decarbonizzazione e piano per la transizione energetica del polo siderurgico è tutta da definire, con il nodo lavoratori da sciogliere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA