Il FMI rivedere al ribasso le stime sul PIL dell’Italia e il contesto economico dopo la Brexit: volatilità e incertezza troppo alte, urge soluzione per le banche in crisi.
Anche il Fondo Monetario Internazionale interviene nel dibattito sulla crisi delle banche italiane e i possibili effetti del bail in sugli investitori italiani. La situazione è urgente, sottolinea il FMI: i crediti deteriorati sono molto alti e sono vari i rischi che minacciano la crescita italiana.
Delle riforme finanziarie nel settore «sono fondamentali per consolidare la stabilità finanziaria e sostenere la ripresa», ha dichiarato il FMI in un comunicato dopo la sua revisione periodica dell’economia italiana. Il fondo, con sede a Washington, ha detto che le sofferenze si stanno stabilizzando intorno al 18 per cento del totale dei crediti.
Il FMI prosegue affermando che «le preoccupazioni legate al bail-in da parte degli investitori privati dovrebbero essere trattate in modo appropriato».
Il confronto tra l’Italia e la Commissione europea per ricapitalizzare Banca Monte dei Paschi di Siena e altre banche sono in fase di stallo sulla questione del contributo dei creditori nel caso di un aiuto di Stato.
Il bail in, in vigore in Italia dal 1° gennaio 2016, prevede che siano gli obbligazionisti e gli azionisti ad assorbire le perdite dell’istituto di credito in caso di un salvataggio.
FMI taglia le stime sul PIL
Il FMI, analizzando il contesto dell’economia italiana in reazione alla Brexit e al grave problema dei crediti deteriorati nelle banche, ha annunciato un taglio al ribasso sulle stime di crescita per il Belpaese.
Il PIL 2016 è previsto a «di poco meno dell’1%»,«circa l’1%» invece per la crescita nel 2017.
La revisione del report del FMI è stato d’obbligo poiché il report precedente faceva riferimento al contesto in Italia prima del risultato a sorpresa al referendum sulla Brexit.
Precedentemente al 23 giugno, il FMI aveva previsto un PIL in rialzo all’1,1% nel 2016 e all’1,3% per il 2017.
«I rischi al ribasso sono cresciuti un po’»,
racconta il FMI.
FMI: su Italia pesano volatilità e incertezza
È Rishi Goyal, alla giuda della delegazione del FMI in Italia, ad offrire ulteriori dettagli.
Egli spiega che il taglio alle previsioni sul PIL «non è un fatto che ha un legame diretto con il Regno Unito, che è relativamente limitato sia sul fronte commerciale sia su quello relativo all’esposizione del settore finanziario. In generale è l’aumento della volatilità nei mercati finanziari e una maggiore incertezza a pesare probabilmente sugli investimenti e la crescita».
Per Goyal, dunque, non è tanto la Brexit in sé a generare incertezza sul mercato italiano, bensì la forte volatilità che l’evento ha creato, accentuando i problemi strutturali già presenti in Italia.
«L’economia e il settore finanziario italiano si trovano a fare i conti con sfide complesse. Ciò ha a che fare con una ripresa che è in generale piuttosto modesta e fragile, ma anche con rigidità strutturali di lunga data, bilanci bancari logori e con un debito pubblico alto».
Attualmente in Italia il debito pubblico corrisponde al 133% del PIL.
Un simile contesto «lascia poco spazio per superare shock».
FMI: fiducia su autorità italiane
L’unica nota positiva sta nella fiducia delle autorità italiane affinché gestiscano nel migliore dei modi la situazione.
"Le autorità hanno la situazione sotto controllo, dal momento che stanno portando avanti un insieme molto importante di riforme in varie aree.
Ora è il momento giusto per ampliare e rendere ancora più efficaci queste riforme in modo tale che portino a un pacchetto di riforme strutturali e a misure fiscali pro-crescita che possono spingere la crescita nel breve termine".
La soluzione del FMI
Il FMI individua la soluzione, che sembra però ancora assai lontana.
Seguendo le indicazioni del Fondo, secondo Goyal «i cuscinetti fiscali rendono la crescita più robusta e si possono fornire più strumenti o lo spazio utile per potere affrontare shock avversi».
Le autorità italiane si trovano a dover gestire un sistema finanziario gravato da circa 360 miliardi di euro di crediti deteriorati, il tutto condito con il pressing della BCE sugli istituti di credito italiani affinché ripuliscano i propri bilanci e smaltiscano i crediti problematici.
Il FMI ha inoltre esortato l’utilizzo di meccanismi di ristrutturazione del debito efficaci, una vigilanza rafforzata e una valutazione sistematica della qualità degli attivi delle banche non ancora soggette alla valutazione complessiva della BCE.
«I rischi sono orientati al ribasso, tra cui la volatilità dei mercati finanziari, l’aumento dei rifugiati e i venti contrari del rallentamento commerciale globale»,
ha aggiunto il fondo.
«Questo ritmo di crescita potrebbe portare ad un ritorno ai livelli di output pre-crisi entro la metà 2020»,
con forti conseguenze in Italia.
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