Dura ammissione di colpa da parte del Fondo Monetario Internazionale: negli ultimi tre anni, durante il salvataggio economico della Grecia, sono stati commessi diversi errori, il primo dei quali ha incendiato scintilla della crisi del debito in Europa.
«Strettamente confidenziale» è il nome che il Wall Street Journal dà al rapporto del FMI che dovrebbe essere pubblicato oggi. Secondo quanto riportato, l’errore iniziale è stato aver sottovalutato gli effetti dannosi che avrebbe avuto l’austerity imposta alla Grecia, in recessione ormai da sei anni.
Il FMI ha ammesso di aver piegato a suo vantaggio le regole per rendere il debito della Grecia apparentemente sostenibile, ma a posteriori, il paese non è riuscito a raggiungere tre dei criteri per beneficiare dell’aiuto che in totale sono quattro.
Seppur sbagliata, questa risposta alla crisi ha tuttavia contribuito a posticipare il «crollo» delle altre regioni dell’Eurozona. Ma non è la prima volta che il FMI fa «mea culpa» su errori di valutazione in merito all’austerità. Oliver Blanchard, capo economista del FMI, aveva ammesso di aver usato un moltiplicatore sugli effetti delle politiche recessive sulla crescita dello 0.5, mentre quello vero era dell’1.5.
Ma il Fondo Monetario Internazionale è pronto ad «imparare la lezione»: i salvataggi futuri non saranno vincolati ad imposizioni così distruttive. Per Atene si poteva fare di più, e in futuro sarà fatto.
Ma veniamo al rapporto del FMI e agli errori commessi sulla Grecia.
L’insostenibile verità sul debito greco
Negli ultimi tre anni, il FMI ha sempre sostenuto che il livello di indebitamento della Grecia fosse sostenibile e che il paese sarebbe stato in grado di ripagarlo per tempo.
Ebbene, il documento descrive invece molta incertezza al riguardo, al punto che «lo staff era incapace di garantire che il debito pubblico fosse sostenibile con una elevata probabilità», si legge nel rapporto.
Il rapporto del Fondo, inoltre, confessa l’eccessivo ottimismo riguardo alla prospettiva di un ritorno sui mercati obbligazionari da parte della Grecia; in altre parole, sulla capacità del governo di ripagare il proprio debito.
È anche per questo che il FMI lavorerà per rendere le proprie verifiche più rigorose, ha detto Christine Lagarde, capo del Fondo, in un’intervista al Wall Street Journal. Sarà data maggiore priorità all’assistenza tecnica in aree come la supervisione bancaria o la riscossione delle tasse, aree di particolare interesse anche in Grecia.
Proiezioni non aggiornate che non raccontano la verità
Una volta che il rallentamento economico si è fatto più incalzante, nota poi il rapporto, le condizioni fiscali si sono poi fatte sempre più dure. I target e le proiezioni macroeconomiche non sono state aggiornate per 18 mesi dal 2011: i dati non dicevano la verità su quello che stava accadendo in Grecia.
Secondo le proiezioni del FMI, la Grecia avrebbe perso il 5.5% della produzione economica tra il 2009 e il 2012. In realtà il paese ha ne perso il 17%. Secondo il piano, la disoccupazione sarebbe arrivata al 15% nel 2012; è arrivata al 25%.
Aiuti al limite dell’eccezionale
Alla metà del 2010, il programma applicato alla Grecia era al limite del legale consentito per le istituzioni. Quello stesso anno, il FMI cambiò alcuni regolamenti per consentire ad alcuni paesi un «accesso eccezionale».
Il problema, ha spiegato Christine Lagarde, è che:
«Non tutti i criteri per l’accesso eccezionale, definiti in quel momento, erano soddisfatti [dalla Grecia]. Ma allo stesso tempo c’era il disperato bisogno di supporto.»
Salvataggio della Grecia: breve riassunto
Nel 2010, il Fondo Monetario Internazionale, con Commissione Europea e Banca Centrale Europea formano la Troika, una leadership nata per gestire il primo bailout della Grecia per un totale di 110 miliardi di Euro: il salvataggio internazionale più grande di sempre.
La Troika ha poi gestito anche il secondo salvataggio in Grecia nel 2012, quello in Irlanda, in Portogallo e poi a Cipro.
Sebbene oggi i prestiti del fondo all’Eurozona si siano ridotti, per la Grecia dal FMI sono stati stanziati 47 miliardi di Euro, il prestito più grande che il fondo abbia mai fatto, in relazione alla grandezza dell’economia.
In cambio, la Grecia deve portare il debito al 124% del Pil entro il 2020, e «molto al di sotto» del 110% nel 2022. Quest’anno il debito è al 175% del Pil. Le ultime proiezioni mostrano infatti che difficilmente il paese riuscirà a raggiungere questi target.
Chi ha pagato davvero il salvataggio e perché?
Secondo lo stesso rapporto, chi ha beneficiato del salvataggio del 2010 sulla Grecia, non è stato il paese ellenico, piuttosto l’intera Eurozona.
Il rapporto descrive il salvataggio come una «operazione di mantenimento». Salvare la Grecia:
«ha dato alla zona euro il tempo di costruire un muro di protezione attorno agli altri stati vulnerabili, evitando così potenziali effetti devastanti sull’economia globale.»
Ma d’altra parte, un’immediata ristrutturazione del debito in Grecia sarebbe stata meno costosa per i contribuenti europei ed avrebbe risparmiato parte di quei problemi legati al «contagio».
Le reazioni: nessuno vuole commentare?
Per il futuro, dice il Fondo, e per evitare che i timori riguardo alla sostenibilità del debito possano pesare sul sentiment degli investitori, bisognerà considerare un approccio diverso al debito con le autorità greche.
Nei discorsi che inizieranno la prossima settimana, la Grecia probabilmente chiederà certamente di poter tagliare sull’Iva o sulle imposte di vendita che sino ad oggi hanno prodotto meno introiti, dando vita ad un forte commercio in nero. Ma il Ministro delle Finanze greco si è rifiutato di commentare.
Ad essere duramente criticata dal rapporto del Fondo è la Commissione Europea che, secondo il documento:
Tende ad elaborare posizioni politiche basate sul consenso, ha avuto scarso successo con la realizzazione [delle condizioni fiscali]... e nessuna esperienza con la gestione della crisi.
La Commissione, dunque, era più occupata «con il rispetto delle norme UE, e non con la crescita,» così «non è stata in grado di contribuire all’identificazione delle riforme strutturali necessarie per il rilancio dell’economia». La Commissione Europea è l’organo che si occupa del disegno e la promozione di politiche mirate allo sviluppo e alla crescita, ma si è rifiutata di commentare il rapporto.
Meno austerity sarebbe costata troppo?
Rallentando il passo dell’austerity avrebbe aiutato l’economia della Grecia, ma non era politicamente possibile, dice il Fondo.
«Aggiornamenti tempestivi avrebbero mitigato la contrazione, ma il programma avrebbe richiesto ulteriori finanziamenti», cosa cui né il FMI, né l’Eurozona erano pronti a fare, scrive il rapporto.
Il documento del FMI critica la mancata applicazione dei cambiamenti strutturali che avrebbero potuto promuovere la crescita del settore privato. Ma allo stesso tempo, visti i tagli alla spesa e l’aumento delle tasse, per la Grecia c’erano poche possibilità di raggiungere gli obiettivi.
Fonte - Wall Street Jorunal: IMF Concedes It Made Mistakes on Greece |
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