Facebook, Microsoft, Twitter, Google e Amazon uniti contro il terrorismo sui social

Gennaro Ottaviano

15 Maggio 2019 - 21:34

Si è concluso oggi l’incontro a Parigi tra il primo ministro Jacinda Arden della Nuova Zelanda, il presidente della Francia Emmanuel Macron e i cinque colossi dell’hi-tech finalizzato a limitare in maniera drastica l’uso dei social da parte dei terroristi.

Facebook, Microsoft, Twitter, Google e Amazon uniti contro il terrorismo sui social

Facebook, Microsoft, Twitter, Google e Amazon hanno accetto oggi il Christchurch Call, un accordo finalizzato a creare una rete di controllo in modo da limitare nei social la diffusione di immagini e di video violenti. Alla presenza del primo Ministro neozelandese Jacinda Arden e del presidente francese Macron i cinque colossi dell’hi-tech hanno espresso la loro intenzione di voler arginare qualunque forma di terrorismo sui loro canali.

Christchurch: l’evento da cui nasce l’iniziativa

Due mesi fa, il 15 marzo 2019, avveniva la strage di Christchurch in Nuova Zelanda in cui perivano 51 persone. A rendere l’evento ancora più cruento vi fu, da parte dell’attentatore, la trasmissione video di quanto accaduto direttamente in rete e attraverso il servizio streaming di Facebook. Il video non venne subito eliminato, facendo il giro del Web in pochissimi minuti e suscitando non solo l’orrore del mondo dei social, ma anche aspre polemiche nei confronti di Facebook.
L’attacco ha spinto il primo ministro Arden a cercare una cooperazione di tipo internazionale verso quella che lei definisce una forma di «estremismo online del terrorismo». Infatti, come ha sostenuto il primo ministro della Nuova Zelanda, «in un mondo digitale completamente interconnesso, un approccio singolo, Stato per Stato non riuscirebbe a bloccare la diffusione del materiale sul Web

L’impegno contro il terrorismo e la diffusione della violenza sul web

Il Christchurch Call ha visto partecipi da un lato la Francia e la Nuova Zelanda, la Comunità Europea, la Gran Bretagna, Il Canada, la Giordania, il Senegal, l’Indonesia, l’Australia e la Norvegia. Dall’altro erano presenti i cinque colossi dell’hi-tech, i quali si sono impegnati a unirsi per limitare la diffusione di contenuti violenti ed estremisti, con l’applicazione di nuove tecnologie. L’intervento sarà effettuato su due fronti differenti: in primo luogo si porrà un controllo maggiore sulle tipologie di servizi come quello del live streaming, dall’altro si forniranno anche degli strumenti ai clienti in modo da permettere di segnalare la presenza di contenuti violenti e inappropriati.

Facebook e il nuovo programma di sviluppo

Anche se il Christchurch Call non è un accordo vincolante, Facebook è tra le prime ad aver annunciato di investire ben 7,5 milioni di dollari in finanziamenti a favore dell’Università del Maryland, della Cornell University e dell’Università della California, al fine di sviluppare nuove tecnologie per rivelare e rimuovere con un nuovo algoritmo tutte le immagini e i video su Internet che possono essere classificati come dannosi, sopperendo all’intelligenza artificiale odierna che non era riuscita in questo compito.
I cinque colossi del Web negli ultimi tre anni sono stati sotto pressione per il fatto di non aver creato un sistema di identificazione di particolari categorie di materiali. Inoltre i ritardi dell’eliminare il video terroristico di Christchurch ha risollevato la questione. Il partecipare a questo incontro si spera che permetta la creazione di nuovi protocolli che limitino non solo la diffusione di materiali multimediali «inappropriati» ma anche di contenuti «testuali» simili.

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