Marco Cavaleri dell’Ema ha criticato la prospettiva di fare un vaccino ogni quattro mesi: oltre che insostenibile, una serie di booster ravvicinati potrebbe indebolire la risposta immunitaria.
“Sebbene l’uso di richiami aggiuntivi possa far parte dei piani di emergenza, le vaccinazioni ripetute a brevi intervalli potrebbero non rappresentare una strategia sostenibile a lungo termine. Se la strategia è di somministrare booster ogni quattro mesi, finiremo probabilmente per avere problemi con la risposta immunitaria”.
Parole queste di Marco Cavaleri, responsabile per la strategia sui vaccini dell’Ema (l’Agenzia europea del farmaco), che arrivano proprio nel momento in cui anche Francia e Grecia starebbero iniziando a ragionare sulla possibile quarta dose del vaccino anti-Covid.
Al momento il secondo richiamo è in corso in Israele, la quarta dose da inizio anno è prevista per tutti gli over 60, oltre che in Cile dove la campagna riservata ai soli immunodepressi è appena iniziata.
Anche in Italia è probabile che dopo la terza dose sarà necessaria la somministrazione anche di una quarta, ma fare il vaccino anti-Covid due volte l’anno alla lunga potrebbe essere insostenibile e dannoso a livello di risposta immunitaria.
I rischi del fare un vaccino ogni quattro mesi
L’allarme lanciato da Marco Cavaleri dell’Ema in merito alle vaccinazioni troppo ravvicinate non è di certo l’unico. Negli ultimi giorni infatti molti scienziati si sono scagliati contro questa prospettiva.
“Sulla base delle conoscenze immunologiche scaturite dallo studio in 50 anni dei moderni vaccini, non ha molto senso ripetere una quarta dose a 2-3 mesi dalla terza con un preparato non aggiornato - ha spiegato l’immunologo Sergio Abrignani al Corriere della Sera - Anzi, le immunizzazioni ripetute in tempi ravvicinati a volte producono lo spegnimento della risposta immunitaria”.
Secondo Abrignani il discorso sarebbe diverso nel caso in cui si dovesse fare “una quarta dose di vaccino disegnato contro Omicron”. A riguardo, Pfizer ha annunciato per aprile un vaccino ad hoc per questa variante ormai diventata dominante in quasi tutto il mondo.
Per Andrea Crisanti invece “non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni 4 mesi”, con il microbiologo che ospite a Otto e Mezzo ha sottolineato come “dal punto di vista strategico bisogna pensare a vaccini strutturalmente diversi: il vaccino contro l’epatite B dura 20 anni”.
In sostanza oltre a un problema di sostenibilità, l’Occidente sta continuando a fare man bassa di vaccini per le terze e quarte dosi lasciando ancora al palo i Paesi a basso reddito dove potrebbero nascere nuove varianti, una vaccinazione continua potrebbe anche indebolire la nostra risposta immunitaria.
Non è un caso che alcuni Paesi come Spagna, Regno Unito e Portogallo, hanno espresso la loro volontà di iniziare a trattare il Covid alla stregua dell’influenza stagionale, rinunciando così al tracciamento e puntando tutto sui nuovi farmaci antivirali (soprattutto Paxlovid di Pfizer) che a breve saranno a disposizione.
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