Per la pianificazione della Fase 2 si pensa alla possibilità di scaglionare le uscite delle persone in base alla fascia d’età, con gli over 70 che saranno gli ultimi a potersi muovere da casa.
Per l’attuazione della Fase 2, prevista dal prossimo 3 maggio, si stanno già vagliando diverse ipotesi, tra le quali spunta anche la possibilità di uscire in base alla fascia d’età. Prima i giovani, poi gli anziani, per capirci.
Il prossimo step sarà quello più delicato perché potrebbe causare un ritorno alle attuali condizioni. Non prestando la giusta attenzione o commettendo errori si rischia di tornare alla situazione iniziale vanificando tutti i provvedimenti messi in atto fino a questo momento.
La parola d’ordine sarà “gradualità”, come afferma anche il virologo Fabrizio Pregliasco e sarà dunque opportuno prevedere delle tempistiche differenziate per il ritorno ad una normale vita sociale anche all’esterno delle proprie abitazioni, facendo particolare attenzione alle persone anziane e a quelle deboli, che necessitano di una protezione speciale.
Un requisito necessario per attuare la Fase 2 sarà quello di raggiungere un indice R0, ossia il valore di replicabilità del virus, prossimo allo zero, in modo da poter scongiurare le possibilità di contagio, adottando tutte le misure necessarie per limitare la nascita di nuovi focolai.
Uscite per fasce d’età, limiti per gli anziani
Durante l’attuazione della Fase 2 le fasce di popolazione più giovane saranno le prime a poter uscire senza limitazioni, mentre potranno essere previsti maggiori controlli per gli over 65.
La fascia più debole e problematica è senza dubbio quella degli anziani, e proprio per questo motivo saranno i sorvegliati speciali durante la successiva fase dell’epidemia. I dati, aggiornati al 13 aprile, mostrano come delle 16.641 vittime, 13.408 avevano un’età compresa tra i 70 e i 90 anni.
La causa di infezione spesso erano i parenti più giovani come figli o nipoti che erano risultati asintomatici o con sintomi lievi, per questo motivo per le persone anziane sarà necessario adottare delle politiche che prevedono una maggiore cautela e un ritorno alla normalità più lento che segua anche dei percorsi differenziati per gli spostamenti.
Per affrontare questa difficile problematica sarà indispensabile il contributo di Roberto Bernabei, specialista di gerontologia e membro del comitato tecnico scientifico. Di cruciale importanza sarà anche il ruolo dei servizi sociali che conoscono bene le situazioni più a rischio, soprattutto in vista dell’arrivo del caldo.
Riapertura “a rubinetto” per le Regioni
Una seconda ipotesi che inizia a farsi strada e quella di una riapertura scaglionata in base alle Regioni, analizzando caso per caso, tenendo in considerazione l’andamento dell’indice dei contagi.
Il Governo ha fatto sapere che sta già lavorando con un gruppo di sociologi, psicologi e manager dell’organizzazione del lavoro, per cercare di determinare con quanta più certezza possibile l’attuazione del momento di “convivenza con il virus”. Anche durante la Fase 2 si dovrà privilegiare lo smart working, e nel caso in cui non possa essere attuato si potranno prevedere turni alternati, divisi per orari o fasce giornaliere.
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