Fitch: 2016 sarà l’anno con il più alto numero di downgrade su credito sovrano

Livio Spadaro

7 Luglio 2016 - 17:53

L’agenzia di rating Fitch fa notare come il 2016 si stia contrassegnando per il più alto numero di downgrade su credito sovrano. Il motivo? Il crollo delle materie prime.

Fitch: 2016 sarà l’anno con il più alto numero di downgrade su credito sovrano

I mercati finanziari globali faticano ancora a ritrovare il passo nonostante il rialzo contenuto di oggi. Continuano a tenere banco le varie problematiche europee e l’attesa per i non-farm payrolls di venerdì che potrebbero creare ulteriore volatilità. In un contesto macroeconomico piuttosto complicato, l’agenzia di rating Fitch sottolinea come quest’anno si stia contrassegnando dal più alto numero di tagli al rating creditizio sovrano.

Il motivo principale, stando al report dell’agenzia, è il crollo dei prezzi delle materie prime che ha determinato in larga parte l’abbassamento di outlook e rating di numerose nazioni a livello globale. Nella prima metà del 2016, Fitch ha tagliato il rating di 15 Paesi mentre ad altri 22 sono stati assegnati outlook negativi, il che preclude un possibile declassamento in futuro del rating creditizio. Questi numeri si stanno avvicinando molto a quelli del 2011, quando l’agenzia americana tagliò il rating a 20 Paesi, record assoluto in procinto ad essere battuto.

Borse ancora volatili: preoccupano i rischi globali, focus sui NFP di domani

Altra seduta particolarmente volatile per i mercati finanziari viste le numerose tematiche che tengono banco tra gli investitori. Da un lato si guarda alla risoluzione della crisi bancaria in Italia che preoccupa sempre di più viste le poco rassicuranti dichiarazioni di alcuni membri della Commissione UE.

Le autorità europee non sembrano favorevoli a concedere una sospensione delle nuove normative europee, il che non è un segnale positivo per i titoli finanziari non solo italiani ma di tutto il Vecchio Continente.

Preoccupano anche altri fattori, come la tenuta economico-finanziaria di Giappone e Cina, del sistema immobiliare inglese e l’andamento dell’economia statunitense che continua a lanciare segnali a luci e ombre.

Si guarda in particolare alla seduta di domani, quando negli USA verranno rese note le stime dei non-farm payrolls che daranno seguito a quelle ADP di oggi risultate tutto sommato buone.

Fitch: crollo delle materie prime fattore principale dei downgrade sovrani 2016

Riprende invece la discesa delle materie prime, con particolare riguardo al petrolio visto il deludente dato delle scorte statunitensi di greggio. Le commodity, stando a quanto dichiarato dalla nota agenzia di rating Fitch, sono il motivo principale dell’alto numero di downgrade del rating creditizio di alcuni Stati.

Stando alle stime della compagnia, nella prima metà del 2016 sono stati declassati 15 rating di altrettante nazioni mentre su 22 Paesi è stato declassato l’outlook a negativo.

Ciò significa che per questi ultimi in futuro potrebbe arrivare un taglio del rating che aumenterebbe così il numero, portandolo vicino al picco record detenuto per ora dall’anno 2011, ossia 20 downgrade.

Nel particolare, Fitch ritiene che “i prezzi più bassi delle materie prime continuano ad essere il fattore più importante per il downgrade dei rating sovrani”. Tra i maggiori produttori di petrolio ad essere stati declassati da Fitch quest’anno figurano nazioni come Nigeria, Kazakhstan, Arabia Saudita e Brasile.

Inoltre, lo scorso mese l’agenzia ha tagliato il rating del Regno Unito in scia al referendum del 23 giugno che ha sancito l’uscita dall’UE di quest’ultimo.

Fitch: recupero delle commodity non basta, emergenti in difficoltà finanziaria

Fitch poi continua nella spiegazione: 7 dei 10 Stati più dipendenti dalle materie prime analizzati da Fitch sono stati declassati nel 2016 o sono sotto outlook negativo. Tutti questi Paesi sono emergenti, puntualizza l’agenzia.

I metalli sono in ripresa ed in particolare l’Oro, sottolinea Fitch. Il parziale recupero dei prezzi delle commodity nella prima metà del 2016 ha migliorato il sentiment intorno ai mercati emergenti ma questo non vuol dire che lo sia necessariamente anche per i fondamentali del credito sovrano.

Le finanze pubbliche di un buon numero di Paesi esportatori di materie prime continuano a non essere allineate con il nuovo e strutturale ambiente dei prezzi di queste.

Fitch: dopo Brexit a rischio i rating sovrani europei

Infine, l’agenzia si sofferma sulla situazione europea dopo l’importante voto sulla Brexit. Fitch crede che gli sviluppi nel Regno Unito rendano più probabile che movimenti euro-scettici o populisti possano trovare un maggiore consenso negli altri Paesi europei, incrementando così l’impeto di frammentazione e polarizzazione politica che stanno diventando evidenti nella zona Euro.

Una crisi politica in Europa potrebbe avere implicazioni negative per i rating sovrani, dato che il consolidamento fiscale potrebbe accantonato in favore di priorità politiche, concludono gli esperti di Fitch.

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