Nove Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto l’intesa per la creazione di una Forza militare d’intervento comunitaria; ma tra questi, non c’è l’Italia.
L’Unione Europea avrà una propria Forza Militare di intervento: lo stabilisce un’intesa firmata da nove Paesi dell’UE, tra i quali però non figura l’Italia.
Ad oggi, infatti, l’Italia non ha ancora deciso se prendere parte al progetto; il nuovo Governo Conte - come annunciato dalla Ministra della Difesa francese Florence Parly - non ha ancora preso una decisione in merito e per questo, almeno per il momento, è esclusa dal progetto.
Naturalmente non c’è ancora nulla di definito e per questo ci saranno altri Paesi che nelle prossime settimane potranno aderire al progetto di creazione di una Forza militare europea.
Tra quelli che invece hanno aderito al progetto c’è la Gran Bretagna, la quale nonostante non faccia più parte dell’Unione Europea vuole mantenere - parola di Florence Parly - “una cooperazione con l’Europa”.
Ma cosa prevede l’intesa? Qual è l’obiettivo che i Paesi europei - o perlomeno quelli che hanno aderito al progetto - intendono raggiungere tramite la creazione di una Forza armata comunitaria? Facciamo chiarezza.
Nove Paesi UE dicono sì alla creazione di una Forza Armata comunitaria
Il progetto sottoscritto da Lussemburgo, Francia, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda, Estonia, Spagna e Portogallo prevede l’istituzione di una forza militare d’intervento comunitaria, denominata “European Intervention Initiative”.
Questo programma non è alternativo al PESCO, ovvero la Cooperazione strutturata permanente nata su iniziativa dell’Unione Europea (prevista dal Trattato di Lisbona del 2009 e poi avviata ufficialmente nel 2017) e finalizzata all’integrazione strutturale delle Forze Armate appartenenti a 25 dei 28 Stati membri.
La Forza militare europea sarà invece di sostegno per il PESCO poiché,nonostante quest’ultimo abbia il sostegno della Nato, Francia e Germania - principali promotori del progetto - ritengono che l’Unione Europea necessiti di un esercito proprio in grado di intervenire rapidamente sulle questioni critiche globali.
Le funzioni
Ma cosa si intende per “questioni critiche globali”? In primis l’obiettivo è quello di costruire un’unità difensiva contro un potenziale attacco ed è per questo che la Germania vorrebbe che il progetto ottenesse il consenso di tutti gli Stati membri.
Le Forze Armate europee dovrebbero intervenire però in tutte quelle situazioni di “crisi” che potrebbero minacciare la sicurezza europea; tra gli scenari previsti figurano anche quelli di catastrofi naturali, nonché di quegli eventi che richiedono l’evacuazione di cittadini.
E l’Italia?
Della creazione di una Forza militare europea se ne parla da anni, tuttavia al progetto iniziale si oppose il Regno Unito, contrario alla creazione di un esercito di dimensioni europee.
Tuttavia con la Brexit le discussioni sono riprese anche perché il Regno Unito vista la sua posizione non ha potuto più opporsi; nonostante ciò a questo Paese - che secondo la classifica aggiornata di Global Firepower vanta il secondo esercito più potente in Europa, dopo la Francia - è stato consentito di aderire al programma e lo stesso potrebbe essere fatto in futuro per gli altri Stati non appartenenti all’Unione.
Resta da capire però cosa farà l’Italia, visto che il Governo Conte - per la Difesa rappresentato dal Ministro Trenta - non ha ancora sciolto le riserve sul da farsi.
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