Nuovo taglio delle stime di crescita, il terzo, da parte dell’esecutivo tedesco. Causa la debolezza dell’industria e le tensioni commerciali, il governo ha dimezzato la precedente view sull’andamento della prima economia europea.
Nuovo taglio delle stime di crescita da parte del governo tedesco. Alla luce delle dispute commerciali, del difficile momento del comparto industriale a livello globale e del rallentamento di Eurolandia, l’esecutivo della prima economia europea ha dimezzato la stima sulla crescita per l’anno corrente.
Secondo l’esecutivo, nel 2019 il Pil segnerà un rialzo di mezzo punto percentuale, contro il +1% stimato a gennaio (in precedenza l’aumento del Pil era atteso all’1,8 e al 2,1 per cento). Nel caso fosse confermato, si tratterebbe dell’incremento del Pil minore dell’ultimo decennio.
Nel 2020 invece, l’economia dovrebbe crescere dell’1,5%.
Germania: peseranno Brexit e tensioni commerciali, ma non solo
“Riteniamo che sia possibile una revisione al ribasso”, ha detto Jamie Murray, capo economista di Bloomberg. “Questo perché proprio quando la peggiore tempesta sembrava passata, nuovi fattori negativi sono apparsi all’orizzonte. Il Pmi manifatturiero è crollato a marzo – a livelli che non si vedevano dalla crisi del debito sovrano della Zona Euro- e gli ordini alle industrie hanno fatto segnare un forte calo a febbraio”.
Secondo quanto rilevato dal Ministro dell’economia, Peter Altmaier, due saranno i fattori destinati a zavorrare la prima economia: l’incertezza legata alla Brexit e le dispute commerciali. “L’attuale andamento dell’economia –ha detto il Ministro- deve rappresentare un campanello d’allarme”.
Inoltre, l’attività economica sarà penalizzata da fattori endogeni come il processo di adozione delle nuove regole per le emissioni delle auto e il livello del Reno particolarmente basso (che sta creando non pochi problemi di carattere logistico all’industria chimica).
Europa minaccia misure su 20 miliardi di “made in Usa”
In scia della disputa Europa-Stati Uniti sui sussidi al comparto aerospaziale, le tensioni sulle due sponde dell’Atlantico hanno registrato un escalation dopo la minaccia di tariffe per 20 miliardi di dollari su prodotti “made in Usa”.
Il Commissario europeo al commercio, Cecilia Malmström, ha ribadito che non è intenzione del Vecchio continente innescare una battaglia di tariffe all’insegna delle ritorsioni con gli Stati Uniti, saranno esclusivamente valutate contromisure “nel caso in cui non ci fosse altra via d’uscita”.
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