Tra qualche mese finisce il semestre bianco, e l’Italia ha bisogno di un nuovo Presidente della Repubblica. Spunta il nome di Giuliano Amato.
Giuliano Amato potrebbe essere uno dei favoriti per il dopo Mattarella nell’elezione del Presidente della Repubblica. Le elezioni del nuovo inquilino del Colle sono sempre più vicine, dopo il semestre bianco partito agli inizi di agosto, febbraio è dietro l’angolo.
Gli equilibri politici, però, precari di per sé e la polarizzazione delle posizioni causata dalla pandemia hanno complicato le questioni. Le ipotesi più plausibili sono due: Mario Draghi che compie il salto di qualità, passando da Palazzo Chigi direttamente al Quirinale; Sergio Mattarella, che si appresta a fare il bis per il bene della nazione.
Altri due nomi che hanno fatto il bello e il cattivo tempo in Italia sono sul banco: Silvio Berlusconi, che ha l’ultima possibilità per chiudere il percorso in bellezza; Pier Ferdinando Casini, che però attende il tanto agognato polo centrista in salsa democristiana.
Tra le incomprensioni dei partiti e la necessità di confermare come guida autorevole del governo una figura come Mario Draghi - a rischio la ripresa e i soldi del Pnrr -, nonché l’avanzata età di Mattarella, sommata allo spauracchio del Caimano sul Colle, il nome di un politico che ha guidato l’Italia dalla prima alla seconda Repubblica riecheggia tra le stanze dei kingmakers: Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio potrebbe diventare il nuovo Presidente della Repubblica.
Chi è Giuliano Amato
Classe 1938, originario di Torino, Giuliano Amato è docente di Diritto Costituzionale e Comparato. Iscritto nel PSI dal 1957, inizia la sua vera attività politica durante gli anni 70, quando il Partito Socialista Italiano nel 1976 virò nel campo riformista abbandonando i precetti del comunismo sovietico: la svolta dell’Hotel Midas a firma Bettino Craxi.
Da allora ha ricoperto numerosi incarichi: è stato eletto deputato per la prima volta nel 1983; più volte ministro dal 1987 al 2008; Presidente del Consiglio dopo Tangentopoli, a cavallo tra le due Italie. Inoltre, è stato nominato Giudice della Corte Costituzionale da Giorgio Napolitano nel 2013 e dal 2020 è a capo della Consulta.
Durante la guida del governo italiano da giugno 1992 all’aprile dell’anno successivo, ha avviato una politica di ristrutturazione dell’intervento pubblico - anche in vista dei Trattati di Mastricht - e di riduzione del deficit: è famoso per via della gigantesca manovra finanziaria del 1992.
Un curriculum ricco d’esperienza politica e non solo, che potrebbe essere quello del nuovo inquilino del Colle: un punto d’incontro tra le forze politiche che, specie ultimamente, faticano a trovare la quadra.
Perché Amato al Colle
Europeista, solide relazioni internazionali, grande cultura giuridica, portato dal centrosinistra e auspicato da Mario Draghi. Queste sono solo alcune delle caratteristiche che potrebbero far sì che il Dottor Sottile arrivi al Quirinale, ma servono i voti.
Per quanto riguarda il PD e le forze più progressiste e liberali, non dovrebbero esserci problemi, ma le cose si complicano con la Lega e il Movimento 5 Stelle: quest’ultimo ago della bilancia in Parlamento.
Come abbiamo detto prima, gli altri papabili sono incastrati, ognuno nelle sue questioni. Draghi avrebbe i numeri, ma la responsabilità - interna e internazionale - lo richiama alla guida del governo italiano; inoltre, con un Draghi al Quirinale, bisognerebbe sciogliere le Camere e andare ad elezioni: quali partiti rischierebbero una sconfitta e, specialmente, quali parlamentari rischierebbero, quindi, di perdere la pensione da legislatura?
Mattarella, dal canto suo, è molto in là con gli anni, e non riuscirebbe a sopportare altri sette anni come rappresentante della nazione. Berlusconi potrebbe avere anch’esso i numeri, ma per alcuni risulta impensabile, sia per la sua storia sia per l’età; pezzi del centrosinistra e il Movimento 5 Stelle non lo voterebbero mai.
Su Amato, invece, pare che anche la Lega di Giorgetti stia convergendo sul nome. Ne hanno parlato Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti, l’altra sera, nell’incontro romano in pizzeria che ha fatto infuriare Matteo Salvini. Cosa che rincuora il PD che temeva il veto del Movimento, superabile grazie all’alleanza nazionale che tiene in piedi il centrosinistra.
L’unico fattore è la destra più intransigente e che porterebbe volentieri, almeno alla prima chiamata, Berlusconi; anche se i numeri potrebbe mancare. In caso di fumata nera, il Cavaliere potrebbe virare benissimo su Amato insieme a Giorgetti.
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