Giuseppe Conte sta valutando la possibilità di presentare le dimissioni e dare il via ad una crisi pilotata. Ci sarà una nuova maggioranza oppure si tornerà al voto?
Giuseppe Conte potrebbe essere pronto a dimettersi. La notizia è dell’ultima ora ma per sviluppi a riguardo dovremo attendere la prossima settimana.
La possibilità che Giuseppe Conte sia pronto a dare le dimissioni, però, non esclude quella per cui questo possa essere nuovamente nominato Premier. Sembra, infatti, che le dimissioni siano il primo passo per una crisi pilotata in vista della formazione di un terzo Governo Conte con una nuova maggioranza.
Una decisione che il Presidente del Consiglio potrebbe prendere per non dover sfidare il Senato il prossimo 27 gennaio, quand’è in programma il voto sulla relazione del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Il progetto che porta all’individuazione dei responsabili sembra sia fallito ed è per questo che è molto probabile che mercoledì prossimo il voto del Senato non sorriderà al Governo.
Niente di vincolante, in quanto un voto contrario non comporterebbe comunque la sfiducia al Governo, ma comunque la dimostrazione che con questa maggioranza risicata non è possibile governare. Ed è per questo che Giuseppe Conte potrebbe anticipare la figuraccia al Senato decidendo di salire qualche giorno prima al Colle per presentare le proprie dimissioni da Presidente del Consiglio.
Italia, è ancora crisi di Governo: Conte si dimette la prossima settimana?
Manca poco al voto del 27 gennaio e in queste ore Giuseppe Conte sta verificando se il progetto che porta all’allargamento della maggioranza, con l’individuazione di nuovi responsabili oltre a quelli che hanno votato la fiducia al Governo la scorsa settimana, porterà ai risultati sperati.
È necessario superare la soglia dei 161 senatori (indipendentemente dai senatori a vita) così da avere la maggioranza assoluta al Senato.
Il premier ha capito che senza di questa è impossibile governare ed è per questo che - anche incalzato dal Partito Democratico - sembra non escludere la possibilità di presentare le dimissioni dalla Presidenza del Consiglio.
Qualora non dovessero arrivare notizie incoraggianti riguardo all’aumento dei responsabili (progetto che sembra ormai compromesso con il rifiuto dell’UDC), allora Giuseppe Conte potrebbe salire al Colle già martedì 26 gennaio, così da presentare le dimissioni a Mattarella.
Un rischio per Giuseppe Conte, ma non sembrano esserci alternative anche perché lo stesso Partito Democratico - che in questi giorni ha sempre fatto quadrato intorno al Presidente del Consiglio - spinge in questa direzione.
Nel frattempo Conte proverà a convincere il Quirinale, che dopo il giro di consultazioni dovrà incaricare un nuovo premier o comunque dovrà valutare se esistono i presupposti per sciogliere le Camere e per il ritorno alle urne, della possibilità di una nuova maggioranza in appoggio di un Conte-ter.
Giuseppe Conte si dimetterà per allargare la maggioranza?
Nel presentare le dimissioni Giuseppe Conte spera di poter porre le basi per un terzo Governo da lui presieduto. Si dovrebbe trattare, quindi, di una crisi pilotata che in poche ore dovrebbe portare ad un reincarico da parte del Presidente della Repubblica così da poter avviare le trattative con le forze politiche con l’obiettivo di trovare una nuova maggioranza.
La speranza è che in questo modo, con un rimpasto di Governo e un nuovo patto di legislatura, si convinceranno anche gli scettici, superando così quota 161. Ma senza Italia Viva, per la quale - per il momento - resta il veto da parte del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico. Veto che però vale solamente per Matteo Renzi, mentre per deputati e senatori di IV, qualora questi dovessero ricredersi, le porte della maggioranza restano aperte.
Ma va detto che - la storia della politica italiana insegna - una crisi di Governo potrebbe avere delle ripercussioni che ad oggi appaiono inaspettate. Non è da escludere, quindi, che possa venir meno anche il veto contro Renzi, così da evitare le nuove elezioni (che ad oggi sembrano lo scenario più probabile ma che sia deputati che senatori eviterebbero volentieri).
© RIPRODUZIONE RISERVATA