Gli USA sono fuori dalla crisi: ecco come hanno fatto a salvarsi secondo gli esperti

Vittoria Patanè

12/09/2013

Gli USA sono fuori dalla crisi: ecco come hanno fatto a salvarsi secondo gli esperti

Il Dipartimento del Tesoro americano ha pubblicato nei giorni scorsi un interessante report dal titolo “La crisi finanziaria cinque anni dopo: risposte, riforme e progressi”.

All’interno del documento gli esperti statunitensi analizzano la Grande Recessione che ha colpito gli Stati Uniti (e successivamente il mondo intero) a partire dal 2008.

Cause, reazioni e provvedimenti intrapresi vengono studiati uno per uno allo scopo di capire come siamo arrivati allo stato attuale dei fatti e cosa bisogna ancora fare per poter finalmente affermare che la crisi è stata definitivamente superata.

La stori della crisi finanziaria

Tutto ebbe inizio nell’aprile 2007 quando l’indice di crescita degli Stati Uniti crollò a -2.7% dal +1,5% del mese precedente. Ma questo fu solo un primo campanello d’allarme di una crisi che a partire dall’anno seguente (dopo il fallimento di Lehman Brothers e lo scandalo dei mutui subprime) avrebbe causato la perdita di 9 milioni di posti di lavoro (solo negli USA) e privato l’economia di centinaia di miliardi di dollari.

Di seguito un breve grafico che mostra le fasi salienti della crisi dal 12 dicembre 2007 (giorno in cui la Federal Reserve decise di mettere in atto la prima iniezione di liquidità) al 17 dicembre 2010 (dopo alcuni tagli alle tasse messi in atto dal Governo per far ripartire l’economia).

A partire dal 2012 però la situazione comincia a cambiare: i prestiti commerciali ed industriali salgono del 21%, il livello di disoccupazione scende al 7,3% dopo aver toccato un picco del 10%, il potere d’acquisto delle famiglie ha continuato a salire, ecc.

Le risposte del Governo

Nel corso di questi anni l’amministrazione americana ha cercato di combattere la Recessione attuando misure su larga scala e riforme riguardanti: le piccole imprese, il settore automobilistico, i mercati finanziari, i consumatori, il sistema pensionistico e il mercato immobiliare.

Uno dei provvedimenti più importanti è stato senza dubbio il TARP (Troubled Asset Relief Program) un programma di investimento per le banche che :

“ha aiutato a stabilizzare il sistema finanziario fornendo capitali a più di 700 istituti bancari di tutta la Nazione in modo che potessero continuare a supportare le economie locali con prestiti ed investimenti. Oggi le banche hanno restituito il 99% dei fondi investiti dal Tesoro e quest’ultimo ha già realizzato guadagni provenienti da dividendi, warrant e altre entrate. E se in passato le partecipazioni delle banche nel TARP superavano il 98%, oggi la percentuale è scesa sotto l’1%.

Per quanto riguarda il ramo automobilistico, secondo le stime, il salvataggio di quest’industria avrebbe non solo permesso di mantenere attivi più di un milione di lavoratori, ma avrebbe consentito alle imprese di impiegarne più di 300mila.

Parlando invece del mercato immobiliare, a partire dal febbraio 2009, l’amministrazione Obama ha attuato numerosi provvedimenti volti a stabilizzare gli investimenti ed aiutare i proprietari ad evitare i pignoramenti. Ma ciò che è ancora più significativo è che il Governo ha introdotto nel mercato nuovi standard di comportamento ed introdotto sistemi di protezione a favore della proprietà. Insomma quello che è avvenuto nel 2008, non deve più accadere.

La riforma di Wall Street

Si legge nel report:

“ la crisi finanziaria ha portato alla luce la vulnerabilità del nostro sistema finanziario, una vulnerabilità trascurata per generazioni. Ha evidenziato frammentarie ed antiquate regolamentazioni che permettevano ad una larga parte della nostra economia di operare senza alcuna supervisione, permettendo ad alcuni irresponsabili speculatori di approfittarsi dei consumatori”.

Per contrastare questo mal costume, l’amministrazione americana, nel luglio 2010, ha varato la riforma di Wall Street e l’atto di protezione dei Consumatori, stabilendo nuove regole a favore di investitori, consumatori e di tutti i partecipanti al mercato.

Il “too big to fail”, grazie a questa riforma, non esiste più. Dal 2010 in poi la Federal Reserve effettua controlli sulle maggiori banche del Paese (stress test) e richiede un più alto livello di capitali per le istituzioni finanziarie. È stato inoltre firmato un accordo riguardante il meccanismo di fallimento delle banche e stabilite molte regole volte a stabilizzare il mercato. Lotta ai derivati, tutela dei piccoli investitori, tutela dei contribuenti e stop salvataggi pubblici delle banche in crisi sono insomma i punti cardine della riforma.

Progressi e costi

Le conclusioni riportate dal Dipartimento del Tesoro nel documento sono ottimistiche:

il nostro sistema finanziario è più sicuro e più forte, la condizione del commercio sta rapidamente migliorando, sebbene ci sia bisogno di un’ulteriore crescita.
Le banche hanno investito più di 450 miliardi di nuovi capitali allo scopo di ammortizzare eventuali perdite, supportare prestiti a famiglie e imprese ed arginare le influenze esterne sul sistema bancario.

Per quanto riguarda il prezzo che l’America ha dovuto pagare per uscire dalla crisi, esso rimane comunque altissimo: lavoro perso, ricchezza distrutta, famiglie in estrema difficoltà.

Il TARP, sostiene il Tesoro, ha funzionato e l’amministrazione ha dimostrato di aver avuto ragione nell’aiutare l’AIG (American International Group), forse l’ultimo grande gruppo ad essere salvato dal Tesoro e dalla Federal Reserve.

Di seguito un ultimo grafico che mostra le previsioni di perdite/guadagni derivanti dai programmi di salvataggio e riforme messi in atto nel corso di questi anni:

Insomma secondo il Tesoro, l’America è finalmente uscita dalla crisi. Quando toccherà a noi?

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