Gli «ismi» che rovinano il dibattito politico

Marta De Vivo

16/08/2021

L’uomo cerca l’equilibrio, la politica tende a estremizzare. Cosa sono gli ’ismi’ e perché rovinano il dibattito politico?

Gli «ismi» che rovinano il dibattito politico

Oggi vorrei provare a parlare di un argomento che trovo affascinante e ostico allo stesso tempo. Vorrei addentrarmi nel fatidico mondo degli ismi’.

Partiamo dalla definizione di ‘ismo’: indirizzo artistico, letterario o anche politico, sull’onda del momento e dell’effimero. Apprendiamo da subito che gli ‘ismi’ seguono per l’appunto “l’onda del momento” e già da qui potremmo riflettere su molti movimenti (che terminano con ‘ismo’) nati seguendo la scia di alcuni “sentiment” o “trend” dell’anno di riferimento ma non è (per il momento) mia intenzione focalizzarmi su questo aspetto, vorrei invece approfondire la loro nascita e progressiva degenerazione.

Gustave Thibon, famoso filosofo francese, nella sua lunga carriera da intellettuale ha a lungo studiato e approfondito gli “ismi”, vorrei quindi riportare due passaggi di un suo pezzo pubblicato sulla rivista francese “Itinéraires” dal titolo “Le maléfice des ismes” (n. 183, maggio 1974):

“È perché sono sociale che attacco il ‘socialismo’; è perché amo il progresso che ripudio il progressismo; è per rispetto all’intelligenza che denuncio i giochi sterili dell’intellettualismo. In due parole: diffido degli “ismi” nella misura in cui sono attaccato alle realtà sulle quali vengono a innestarsi, come il verme che si intrufola in un frutto. Gli “ismi” – e Dio sa se pullulano oggi in tutti i campi – sono parassiti ideologici che svuotano le cose della loro sostanza proiettandole fuori dai loro confini. E che cos’è infatti il socialismo? Un’utopia che non può incarnarsi nei fatti che negando i diritti più legittimi, non soltanto degli individui, ma delle comunità naturali (famiglie, gruppi, imprese, ecc.), che ponendo tutti i cittadini sotto il giogo di un potere centrale assoluto, nelle mani di un partito politico, vale a dire scalzando alla base le fondamenta di ogni società degna di questo nome. Il più elementare senso sociale strabuzza gli occhi davanti a questa caricatura dell’uguaglianza e della giustizia.”

Queste parole di Thibon credo che rendano perfettamente il meccanismo ormai malato che risiede negli ‘ismi’. Svuotano le cose del loro senso e le portano a un livello talmente ‘superiore’ del concetto stesso che lo fanno diventare un estremo.

Gli ‘ismi’ estremizzano ciò che di buono esiste in un concetto e/o in una dottrina e Gustave lo spiegava divinamente in questo secondo passaggio:

“In una parola, dinanzi a ogni idolo, noi difendiamo la realtà tradita dall’idolatria. Noi siamo per il sociale contro il socialismo, per la comunità contro il comunismo, per la nazione contro il nazionalismo, per l’amore contro l’erotismo. Noi siamo per ogni cosa al suo posto e nei suoi confini. E con ciò contro tutti questi “ismi” che separando ogni realtà dall’insieme da cui dipende, creano delle contrapposizioni fittizie là dove la natura non ha posto che dei complementi.”

Quest’ultima parte del pezzo di Thibon credo che sia pienamente rappresentativa del fenomeno, i concetti hanno per loro natura dei confini e un loro senso che non può essere snaturato o estremizzato a tal punto da renderlo vuoto di quella che era la sua stessa essenza.

L’uomo istintivamente è portato a ricercare un equilibrio: nella famiglia, nel lavoro e nelle amicizie, non è un qualcosa di naturale quindi ricercare a tutti i costi ‘l’estremo’ ossia quel lato oscuro che è notoriamente fuori da tutti gli schemi del buon senso.

E giunti a questo punto vi chiederete come mai sempre più persone tendano a ricercare gli ‘ismi’ e si ostinino a portare avanti dottrine e idee stravolte dal loro stesso significato, la risposta è semplice: questo modo di fare porta consensi e aizza le folle.

Da sinistra a destra è un metodo ormai consolidato e usato da molti. Tronfi dei loro risultati nei sondaggi o dei loro like su Instagram, i paladini dei diritti così come quelli del #nosbarchi dominano la scena social (e non solo) usando queste strategie di accentramento ed estremizzazione.

Se si limitassero a fare propaganda tra di loro potremmo anche infischiarcene, il vero problema è che fin troppe persone gli danno credito. L’unico modo per liberarci tutti da queste catene e ritornare a respirare finalmente a pieni polmoni un’aria priva di tossicità ed estremizzazioni è credere nelle nostre battaglie senza mai cadere nel fatale errore di vedere la realtà bianca o nera.

Da pochissimo ci ha lasciato un grande, Gino Strada. Un uomo che ha lottato e dedicato tutta la sua vita a ciò in cui credeva. C’è una sua frase che mi ha colpita, ve la lascio qui per darvi la misura di cosa significhi credere in una battaglia per davvero e fino alla fine: “Io non sono pacifista, io sono contro la guerra.”

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