Terminate le consultazioni, oggi Mario Draghi scioglierà la sua riserva: resta il nodo del Movimento 5 Stelle, ma i numeri per un governo ci sono anche senza i grillini.
Mario Draghi sembrerebbe aver conquistato tutti. Se all’inizio del suo mandato i numeri in Parlamento per una maggioranza sembravano essere a rischio, adesso i problemi per l’ex numero uno della BCE sono diametralmente opposti.
Troppa abbondanza per il Presidente del Consiglio incaricato, con solamente Fratelli d’Italia che, in maniera comunque molto garbata, ha risposto picche mentre Liberi e Uguali si riserverà di decidere a breve: la sinistra è infastidita dalla presenza della Lega, ma alla fine potrebbe ingoiare il rospo ingolosita dalla possibilità di poter confermare Roberto Speranza alla Salute.
Il nodo principale al momento rimane quello del Movimento 5 Stelle, che ha posticipato il voto su Rousseau per capire prima se Mario Draghi accetterà o meno il diktat pentastellato: niente Mes, politici grillini in alcuni posti chiave del governo e Salvini fuori.
Dopo due giri di consultazioni adesso Draghi è chiamato a sciogliere la sua riserva questo pomeriggio quando si recherà al Colle: una maggioranza anche abbastanza ampia è comunque in tasca, ma resta da capire se l’economista accetterà le richieste esplicitate da Beppe Grillo oppure farà a meno dei 5 Stelle.
I numeri per un governo Draghi
In pochi giorni Mario Draghi sembrerebbe essere riuscito a realizzare imprese considerate impossibili fino a qualche settimana fa: i 5 Stelle pronti a entrare in una maggioranza con Forza Italia, Matteo Salvini che è considerato “cambiato” dal PD e la Lega che ha abiurato il suo euroscetticismo di fondo, tanto da aver votato in favore del Recovery a Bruxelles dopo che precedentemente si era astenuta.
Miracoli dell’ex governatore o più semplicemente voglia matta di non restare fuori quando sul tavolo c’è una torta da 220 miliardi come quella del Recovery Plan, specie con la prospettiva di potersi accaparrare anche qualche ministero.
Così al termine dei due giri di consultazioni Mario Draghi può già contare su un’ampia maggioranza parlamentare, pronta ad appoggiarlo in maniera incondizionata quindi senza particolari veti o paletti.
Alla Camera dove la soglia della maggioranza assoluta è di 316 deputati, considerando soltanto i gruppi di Forza italia, PD, Lega e Italia Viva, si arriva a quota 343. C’è da considerare poi che quasi la totalità dei 51 del Gruppo Misto voterà la fiducia.
Discorso simile al Senato dove l’asticella è di 161 senatori: considerando sempre la stessa maggioranza e non considerando chi è iscritto al Misto, a Palazzo Madama si arriverebbe a quota 186.
Anche senza il Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali, il governo Draghi al momento avrebbe così i numeri per ottenere la fiducia sia alla Camera che al Senato. Se i pentastellati dovessero decidere tramite Rousseau di restare fuori, appare probabile poi che diversi parlamentari grillini possano staccarsi per confluire nel perimetro della maggioranza.
Un governo con il più ampio sostegno parlamentare possibile è stato l’auspicio iniziale del Presidente Sergio Mattarella, ma considerando l’essere in perenne campagna elettorale dei nostri partiti avere troppi galli nello stesso pollaio potrebbe essere un problema non da poco anche per una figura di grande autorevolezza come Mario Draghi.
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