In Grecia la crisi dei migranti e le recenti rivolte stanno rendendo più difficili gli sforzi di Tsipras di chiudere le trattative sul bailout e impedire un aumento dei tagli alla spesa pubblica.
In Grecia l’ondata di migranti, unita all’austerità imposta dai creditori europei e dal FMI, rischia di peggiorare la crisi economica del Paese.
Una nuova difficoltà per le finanze della Grecia sta complicando i termini già fragili del bailout della scorsa estate con i suoi creditori, mentre il Paese si avvia verso la resa dei conti con il resto d’Europa circa le misure circa il problema migranti e per la loro gestione e trasferimento negli altri Paesi membri.
La lotta sui due fronti rischia di travolgere il fragile governo di Tsipras, che a stento è riuscito a mantenere la Grecia nell’euro la scorsa estate e che si trovava in difficoltà anche prima che la crisi dei migranti intensificasse le tensioni tra la Grecia e il resto dell’Europa.
Da una parte troviamo il Fondo Monetario Internazionale, che non si dice disposto a concedere prestiti alla Grecia a meno che Atene non faccia tagli radicali alla spesa pubblica o che Berlino non decida di cancellare il debito greco.
Gli enormi tagli alla spesa richiesti dal FMI vanno, però, ben oltre ciò che il partito Syriza si è detto disposto ad affrontare, poiché ostacolerebbero l’obiettivo di Tsipras di trovare un accordo per sbloccare il bailout entro marzo. Alcuni analisti ritengono che Tsipras dovrà optare per le elezioni anticipate se non dovesse uscire dall’impasse con i creditori.
Dall’altra parte crescono le tensioni tra la Grecia e gli altri paesi dell’Unione Europea riguardo la crisi dei migranti. Per la sua posizione, infatti, la Grecia rappresenta uno dei punti d’ingresso principali in Europa per migranti e rifugiati provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan.
Grecia, crisi migranti: cosa è successo al confine con la Macedonia
I recenti scontri tra la polizia e i migranti al confine greco sono nati in seguito alla decisione della Macedonia di chiudere il confine con la Grecia a migliaia di afghani che cercavano di attraversarlo, dopo averli riclassificati come migranti economici piuttosto che rifugiati politici.
Questa mossa, che ha negato agli afghani il diritto di richiedere asilo, è stata la risposta a una decisione austriaca di porre un limite giornaliero al numero di persone ammesse nel Paese e che ha lasciato fuori migliaia di afghani in fuga.
Anche l’anello di interlocuzione tra Europa e Grecia, il Primo ministro tedesco Angela Merkel, è sotto pressione politica per il problema dei migranti e dei richiedenti asilo in Germania, e non può contare su un grande sostegno da parte degli altri governi europei. Si dimostra quindi meno in grado di prima di intraprendere una qualche misura impopolare sulla questione del debito greco.
La Merkel ha comunque esortato gli altri Stati a mostrare maggiore solidarietà alla Grecia, e in un intervento a un talk show nazionale ha criticato le recenti mosse dell’Austria di aumentare i controlli alle frontiere.
“Non abbiamo tenuto la Grecia nell’euro per poi lasciarla sola in questo modo. Questa non è la mia Europa”,
ha detto la cancelliera riferendosi ai negoziati sul terzo bailout greco dell’estate 2015.
Grecia: la crisi dei migranti è un rischio per l’economia del Paese
Bruxelles e alcuni membri UE, tra cui Austria e Slovacchia, criticano il Paese per non aver arginato il flusso di migranti in Europa; la Grecia replica con forza che serve un’azione internazionale più compatta e coordinata.
E mentre crescono le tensioni con l’UE, la percezione della maggior parte dei greci è che il loro Paese sia un capro espiatorio. In un paese povero e con scarse capacità logistiche, il caos sui migranti e la percezione che l’Europa stia sacrificando la Grecia per risolvere i suoi problemi di migrazioni potrebbero minare la stabilità politica ed economica della nazione, sostengono gli analisti.
L’ostilità popolare di fondo verso l’UE, verso cui l’81% dei greci prova ormai sfiducia, secondo un sondaggio della Commissione Europea pubblicato lunedì, rende molto più difficile per Tsipras la scelta di adottare le misure di austerità fiscale richieste dai creditori europei e dal FMI.
Grecia, Tsipras contro FMI: tagli del 5% o fallimento?
Il governo di Tsipras sta offrendo ai creditori misure austerità del valore di circa l’1% del PIL di quest’anno, tra cui una revisione delle pensioni che evita un taglio netto alle pensioni attuali. Tsipras sta lottando per convincere il suo partito ad adottare queste misure, ma Syriza teme le rivolte dei greci di fronte ad un incremento delle tasse.
Il FMI, tuttavia, sostiene che solo misure per un valore del 4-5% del PIL greco nel corso dei prossimi tre anni potranno giustificare il piano di salvataggio. La maggior parte dei soldi dovrebbe arrivare dai tagli alle pensioni, in quanto il resto della spesa pubblica è già stato “ridotto fino all’osso” e le tasse sono già abbastanza alte.
A meno che il FMI non abbandoni i suoi calcoli, o la Germania non abbandoni il FMI, Tsipras e la sua maggioranza dovranno estendere l’austerità su scala maggiore. In caso contrario, la Grecia dovrà affrontare il fallimento nel mese di luglio, quando le grandi obbligazioni detenute dalla Banca centrale europea scadranno, facendo resuscitare lo spettro dell’uscita dall’euro.
Se il governo non sarà in grado di raggiungere un accordo e non chiederà le elezioni, il problema potrebbe finire nelle mani dell’opposizione conservatrice della Nuova Democrazia, che porterà Syriza ai sondaggi d’opinione. Anche se il leader conservatore Kyriakos Mitsotakis è visto come un amico dei creditori, il suo partito potrebbe però avere gli stessi problemi con le richieste sui tagli da parte del FMI.
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