Un anno fa Cina e Stati Uniti hanno firmato un accordo per smorzare la preoccupante escalation delle tensioni commerciali. Ma il risultato, sinora, è stato inferiore alle aspettative: i dettagli.
La tregua tra Washington e Pechino era stata firmata a gennaio. Dopo un mandato speso a martellare il Governo di Xi Jinping, Donald Trump aveva deciso di negoziare un accordo con i partner cinesi, una sorta di rinuncia alle armi – seppur temporanea – che lasciava presagire un allentamento delle perduranti tensioni tra le due principali economie mondiali.
I termini concordati da Stati Uniti e Cina prevedevano lo smantellamento di nuovi dazi da parte della Casa Bianca – per un valore di 160 miliardi di dollari – e l’impegno di Pechino ad incrementare il proprio programma di acquisto di beni statunitensi. Ma, come evidenziato dai grafici pubblicati dal network USA Cnbc, il Dragone è ampiamente al di sotto del target: i dettagli.
Cina: acquisto di beni USA sotto le aspettative nel 2020
La Cina non è riuscita sin qui ad acquistare quel volume di beni statunitensi pattuito con i vertici di Washington in sede negoziale. Certo, gli stravolgimenti pandemici hanno indubbiamente giocato un ruolo nella contrazione dell’import di Pechino, ma il raggiungimento del target rimane una prerogativa irrinunciabile per garantire la sospensione delle ostilità sul fronte commerciale.
Quest’anno il Governo di Xi Jinping avrebbe dovuto acquistare beni USA per un valore di 159 miliardi di dollari, in conformità con le disposizioni della fase 1 dell’accordo. Tuttavia, da quanto emerge dai grafici basati sui dati offerti dal Peterson Institute for International Economics, la commessa si è fermata a metà strada, circa 82 miliardi. Troppo poco, per Washington.
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La domanda di beni statunitensi da parte di Pechino è risultata inferiore alle aspettative in pressoché tutti i settori. Più nel dettaglio, i beni manifatturieri – che secondo i termini dell’accordo avrebbero dovuto fruttare 100 miliardi di dollari alle casse USA – hanno registrato un tiepido interesse da parte della Cina: allo stato attuale, gli acquisti hanno a malapena superato quota 50 miliardi.
A deludere anche gli ordini nel settore agricolo, che avrebbero dovuto rilevare a fine anno un giro d’affari da oltre 30 miliardi di dollari. Per ora gli acquisti si sono attestati intorno ai 20 miliardi, e non sono previste brusche impennate a pochi giorni dal gong finale. A rilento anche la spesa nel settore energetico, con gli Stati Uniti che ambivano a raccogliere poco meno di 30 miliardi (il volume è ancora inferiore ai 10 miliardi).
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