I titoli sovrani USA hanno oggi rendimenti maggiori dei titoli del Tesoro a parità di durata. Su quali bond puntare di più e perché?
Mai come da mesi a questa parte le Autorità monetarie mondiali dipendono (anche) dai dati macro economici in costante evoluzione. Da essi discende buona parte delle loro decisioni di politica monetaria, almeno nel breve termine.
Sul medio-lungo, invece, le Banche Centrali amano più esprimersi in termini di “forse”, “è probabile”, ecc. Meglio non sbilanciarsi ed evitare di fare passi più lunghi della gamba, penseranno, che dire una cosa oggi e rimangiarsela poi. Il problema, infatti, sta nella molteplicità delle variabili in gioco (economiche, monetarie, geopolitiche) da gestire al meglio, e molte di esse sfuggono al controllo diretto.
Una riprova del marasma finanziario odierno passa anche nel divario dei tassi vigenti qui da noi e Oltreoceano, per esempio. I titoli di Stato USA a breve, medio e lungo termine rendono di più di BOT e BTP sebbene i rating emittenti siano invertiti: migliori i loro, peggiori i nostri. Come mai?
I rendimenti sui titoli obbligazionari sovrani USA e italiani a confronto
Partiamo dai numeri che, fino a prova contraria, danno una misura reale e concreta dello stato delle cose. Vediamo quali sono i rendimenti annui lordi a scadenza sui bond sovrani USA e italiani con scadenze a breve, medio e lungo termine, ossia da 6 mesi ai 10 anni.
Oltreoceano (rating attuali USA: AA+ per S&Poor’s e Fitch; Aaa per Moody’s; AA per Scope) la situazione oggi è la seguente (fonte: Investing):
- 6 mesi: 4,499%;
- 1 anno: 4,313%;
- 2 anni: 4,131%;
- 3 anni: 4,087%;
- 5 anni: 4,113%;
- 7 anni: 4,194%;
- 10 anni: 4,282%;
Qui da noi (rating attuali Italia: BBB per S&Poor’s e Fitch; Baa3 per Moody’s; BBB+ per Scope), invece, i rendimenti sulle stesse scadenze sono pari a:
- 6 mesi: 2,931%;
- 1 anno: 2,647%;
- 2 anni: 2,582%;
- 3 anni: 2,490%;
- 5 anni: 2,869%;
- 7 anni: 3,043%;
- 10 anni: 3,502%.
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I titoli di Stato USA a breve, medio e lungo termine rendono di più di BOT e BTP. Quali bond conviene acquistare?
Sono molteplici le cause alla base di questi gap di rendimenti. A grandi linee le potremmo raggruppare in due classi, una di matrice economica e l’altra frutto di aspettative future.
Nel primo caso abbiamo che l’economia USA gode ancora di ottima salute.
Per quale motivo, penserà la FED, accelerare con il piano di rientro del costo del denaro, per dare nuovo impulso all’inflazione? In Europa, invece, la situazione che deve gestire la BCE è diversa. I segnali di frenata dell’economia (che non vuol dire di recessione) ci sono per cui la politica monetaria allenta gradualmente la presa.
Nei secondi, invece, rientrano le imminenti elezioni presidenziali americane. A noi non interessa chi vincerà, ma ci sono dei programmi a favore di un robusto aumento della spesa pubblica. Niente di male, si dirà, ed è vero. Tuttavia, ai mercati l’idea di un ulteriore exploit del deficit in un Paese già indebitato di suo non va giù tanto allegramente. Perché questo si tradurrebbe poi in un deciso sostegno alla domanda, quindi al’inflazione (tarpando le ali all’operatività della FED), a un’abbondanza di bond sul mercato, quindi a prezzi giù e rendimenti su.
Quali titoli di Stato conviene comprare?
Investire in strumenti finanziari sovrani o corporate denominati in valuta estera presenta grossi rischi e altrettante opportunità. In generale non è un’operatività adatta all’investitore avulso al rischio. Accanto ai tassi di interesse bisogna infatti considerare le dinamiche valutarie per tutto il tempo del proprio investimento.
Facciamo un piccolo esempio. Immaginiamo di investire 13.900 € (circa 15.040 $ al cambio attuale sull’1,081; commissioni bancarie a parte) sul T-Bond a 1 anno di scadenza. Il rendimento del bond è noto a priori, ma il cambio a termine? Tra 1 anno il $ potrebbe apprezzarsi contro l’€ e portarsi a 1,00, per esempio, assicurando un secondo, extra gain da cambio. Ma il discorso vale anche al contrario e ci si potrebbe ritrovare con l’€/$ a 1,15 tra 12 mesi, per esempio. In quel caso l’interesse servirebbe a coprire la perdita valutaria (e di quanto? In toto o in parte?), rendendo di fatto il rendimento effettivo netto a scadenza nullo o negativo proprio.
Morale, simili operazioni sono adatte solo e soltanto a investitori molto propensi al rischio, oltre che esperti di dinamiche valutarie e monetarie messe assieme. Detto ciò, in simili casi poi è sempre meglio prediligere il breve o brevissimo termine ed evitare di esporsi agli innumerevoli (oltre che inutili) rischi legati al lungo termine.
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