Gli indicatori di fiducia elaborati dall’ISTAT e relativi al mese di maggio hanno evidenziato un miglioramento della fiducia di imprese e famiglie italiane. Tuttavia per Luca Mezzomo, Responsabile Analisi Macroeconomica per Intesa Sanpaolo, «le numerose incertezze consigliano cautela»
Dai dati rilasciati questa mattina dall’ISTAT, a maggio l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese è tornato sorprendentemente a crescere.
Per quanto riguarda i consumatori, calcola l’Istituto, l’indice di fiducia è salito da 110,6 a 111,8 punti, interrompendo un calo che durava da tre mesi consecutivi. In aumento anche la fiducia delle imprese, passata da 98,8 a 100,2 punti, riportandosi a ridosso dei livelli dello scorso novembre.
«Sarebbe interessante capire se le risposte sono state raccolte prima o dopo le notizie sulla nuova escalation della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, che ha nuovamente peggiorato le prospettive. Comunque, il miglioramento degli ordinativi riguarda soltanto quelli domestici, non quelli esteri. Anche l’indagine congiunturale della Commissione Europea pubblicata ieri segnalava un miglioramento del clima di fiducia in Italia rispetto ai minimi di aprile», commenta Luca Mezzomo, Responsabile Analisi Macroeconomica per Intesa Sanpaolo.
Gli indici di fiducia sono importanti perché definiscono l’ottimismo o il pessimismo di consumatori e imprese rispetto alla loro situazione economiche, di conseguenza tendono ad anticipare le dinamiche economiche dei mesi successivi.
Quando c’è ottimismo le famiglie e le imprese tendono a consumare di più e aumentare gli investimenti, quando invece c’è pessimismo fanno evidentemente il contrario.
Clima economico e attuale sorprendono
Dal lato dei consumatori il miglioramento è corale e coinvolge tutte le componenti: clima economico e attuale hanno registrato gli incrementi più significativi, mentre un aumento più marginale è stato registrato per il clima personale, ma sopratutto per quello futuro.
Nel dettaglio, il clima economico è salito a 125,9 punti dai 122,8 punti della misurazione precedente, mentre il clima corrente è aumentato a 109,6 dai 106,9 punti. Il clima futuro è invece passato da 115,6 a 115,8 punti.
«In un contesto economico ancora caratterizzato da una notevole incertezza, la fiducia delle imprese sembra mostrare, nella gran parte dei settori, un miglioramento soprattutto nelle prospettive dei livelli di attività. Per i consumatori, l’indice di fiducia torna ad aumentare per la prima volta da gennaio 2019, mantenendosi comunque al di sotto dei livelli registrati nel 2018. Il miglioramento della fiducia è trainato dalla componente economica e da quella corrente», sottolinea l’ISTAT.
Situazione economica personale peggiora
La migliorata fiducia delle famiglie non riflette né un giudizio più positivo sulla situazione economica personale, che invece peggiora verso un nuovo minimo (-24,0), né le attese sull’andamento futuro della situazione familiare (pressoché stabili a -6,7). Il valore medio dell’indice composito di fiducia delle imprese nel secondo trimestre 2019 risale da 98,7 a 99,5.
«Il miglioramento dipende invece da una valutazione meno pessimistica della situazione economica generale del Paese, che passa da -66,7 a -57,4 punti», prosegue Mezzomo.
L’indicazione è in linea quindi con il PMI composito, che i dati fin qui disponibili danno pure in lieve ripresa, sebbene su livelli teoricamente ancora non coerenti con una crescita positiva. Nell’indagine della Commissione Europea, invece, il secondo trimestre ha per ora una media ancora inferiore al quella del primo.
Crescita del Pil attesa per il terzo trimestre 2019
Le indagini congiunturali, spiega Mezzomo, sembrano segnalare che il punto di minimo è stato raggiunto. Tuttavia, l’andamento del PIL nel primo trimestre è stato più forte di quanto gli indici di fiducia avrebbero suggerito, e nel trimestre corrente l’andamento congiunturale sarà penalizzato dall’inversione di alcuni fattori transitori che hanno agito positivamente nel periodo precedente.
«Quindi, un’accelerazione della crescita del PIL sembra più probabile nel terzo trimestre che nel secondo, ed è comunque condizionata a una gestione cauta del processo che porterà alla prossima manovra di bilancio e a un miglioramento della congiuntura economica anche nel resto del continente. Per il trimestre corrente, manteniamo una stima di variazione congiunturale del PIL al massimo nulla, con una stima centrale leggermente negativa», conclude l’esperto di Intesa Sanpaolo.
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