Il buyback è un fenomeno che consiste nel riacquisto delle proprie azioni da parte delle aziende quotate con una conseguente crescita del loro valore.
Il buyback è una formula di accrescimento del valore delle proprie azioni oramai consolidata all’interno di Wall Street, una pratica consolidata e sensata in un momento di tassi bassi offerti grazie al Quantitative Easing della Federal Reserve.
In cosa consiste la pratica del buyback?
Il buyback è semplicemente il riacquisto delle proprie azioni da parte dell’azienda che le ha emesse che in questo modo produce un duplice effetto di aumento del valore azionario:
- per effetto della domanda: ponendosi come forte acquirente sul mercato spinge al rialzo le quotazioni
- per la diminuzione del numero di azioni circolanti: le azioni acquistate dalla stessa azienda vengono di fatto annulate e «riassorbite», concentrando così maggior valore nelle azioni possedute dagli azionisti e dal mercato.
Il buyback è quindi una tecnica utilizzata dai top manager che riesce a far salire il prezzo dei propri titoli, a discapito però dei fattori più importanti e fondamentali dell’azienda stessa (produttività, investimenti, programmazione) visto che le aziende finiscono per dedicare al buyback buona parte dei loro utili se non addirittura una parte consistente della loro capacità di indebitamento, sfruttando i tassi bassi.
Wall Street vola grazie anche al buyback
Il buyback è un gioco sempre più in voga nell’era dei tassi a livello zero, come ben rappresenta il grafico qui esposto, che mostra i dati degli ultimi anni.
L’impressionante rally di Wall Street dell’ultimo anno è anche frutto delle diffusissime operazioni di buyback.
Lo S&P500 Buyback Index segue i 100 titoli più attivi sul fronte riacquisti, e dal grafico vediamo che dal 2012 inizia a salire in modo esponenziale sino a raddoppiare in appena tre anni.
Gli ETF per investire sul boom dei riacquisti
Non sorprende che il mercato inglobi questi modi rifinanziamento e li trasformi in nuove forme di investimento, le quali hanno portato a poter investire in ETF basati proprio proprio su quest’indice.
In Europa il primo ETF di questo genere è stato lanciato da Amundi.
Apple regina del buyback
Un grande pioniere della pratica del buyback è Apple, il cui programma di riacquisto di azioni ha toccato quota 140 miliardi di dollari. Il grande incremento del prezzo delle azioni della Mela, pari al 40% solo nel 2014, vede tra le sue cause soprattutto un massiccio utilizzo della tecnica del buyback.
Un fenomeno imponente come espone Bloomberg, che solo l’anno scorso calcolava che le 500 maggiori società di Wall Street hanno investito nei buyback circa mille miliardi di dollari, pari al 95% dei loro profitti.
I forti rischi dietro il buyback
I buyback potrebbe rappresentare un grave rischio per l’intero sistema finanziario, trattandosi certamente del modo meno produttivo di mettere a frutto i profitti aziendali: vincolando capitali e indebitamento alle pratiche di buyback le aziende ottengono infatti una crescita nominale e utili per gli azionisti basati su mere operazioni finanziarie al costo di dover però sottrarre le stesse risorse agli investimenti in ricerca e sviluppo e nel lancio di nuovi prodotti o servizi, insomma alle attività che dovrebbero garantire la profittabilità futura dell’azienda.
Il rischio, o meglio l’amara constatazione, è che nel lungo termine il mercato si troverà a dover scontare sui prezzi azionari il calo dei fatturati e degli utili dovuto alle risorse che il buyback ruba letteralmente agli investimenti reali: quando questo accadrà la stagione dei buyback non farà altro che rendere più rovinosa la caduta.
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