Il Documento di Economia e Finanza arriva in Parlamento: più risorse per gli investimenti ma la spesa pubblica aumenta ancora

Simone Casavecchia

2 Aprile 2015 - 09:31

Nel Documento di Economia e Finanza (DEF) che il Governo approverà e presenterà in Parlamento la prossima settimana, l’attenzione sarà focalizzata sugli investimenti ma la spesa pubblica continuerà a crescere.

Il Documento di Economia e Finanza arriva in Parlamento: più risorse per gli investimenti ma la spesa pubblica aumenta ancora

Intervenuto ieri in Commissione Bilancio della Camera per discutere il piano di investimenti Juncker lanciato dalla Commissione Europea, al fine di rilanciare l’economia dell’Eurozona, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha rilasciato anche importanti dichiarazioni relative al Documento di Economia e Finanza (DEF) che il Governo approverà e presenterà in Parlamento la prossima settimana.

Il DEF, il documento previsionale con cui il Governo aggiorna le proprie valutazioni circa il quadro macroeconomico italiano e circa l’andamento della finanza pubblica, conterrà importanti novità relative soprattutto alla prossima Legge di Stabilità con il quale il DEF è strettamente collegato.

Un bilancio espansivo
Il DEF, pur non avendo forza di legge, presenterà, entro il prossimo 10 Aprile, il programma economico che dovrà poi trovare compiuta attuazione nella prossima Legge di Stabilità e tale programma economico avrà un carattere del tutto espansivo, come già era avvenuto lo scorso anno, Padoan ha, infatti, spiegato che

«Il Def e la legge di Stabilità dell’anno scorso erano già espansivi. A partire da quest’anno ci sono nuove clausole. Utilizzeremo i margini che le regole ci danno»

Ciò significa che i vincoli di bilancio europei e le nuove clausole introdotte dalla Commissione Europea saranno utilizzate nel modo più espansivo possibile e potrebbero prefigurare, secondo fonti governative una manovra economica del valore di oltre 3 mld di euro in valore assoluto.
Ricorrere a una strategia espansiva implica una spesa pubblica maggiore che, come già era avvenuto l’anno scorso farà crescere il deficit pubblico. In base ai parametri europei il deficit pubblico sarà comunque mantenuto sotto la soglia del 3% (deficit/PIL) ma, come già era stato previsto lo scorso anno, potrebbe ragionevolmente essere elevato dal 2,2 al 2,6%.
Il Governo potrebbe ragionevolmente destinare almeno altri 0,2 punti di PIL a interventi di spesa finalizzati a favorire la ripresa economica, forte sia del quadro macroeconomico meno sfavorevole, sia della minore spesa da destinare al pagamento degli interessi sul debito pubblico, grazie al Quantitative Easing messo in campo dalla BCE.

Le clausole europee di flessibilità
Che la manovra economica da attuare nel 2016 possa avere dei margini più ampi rispetto alla precedente è una convizione diffusa anche perché, con ogni probabilità, il Governo italiano potrebbe richiedere alla Commissione Europea di attuare le clausole di flessibilità previste dal Patto di Stabilità di cui la stessa Commissione ha fornito nel Gennaio scorso delle regole di applicazione operative.
Pur rispettando la soglia massima del 3% come rapporto tra deficit e PIL, la Commissione Europea ha, infatti, previsto la possibilità di specifiche deviazioni dagli obiettivi di bilancio a fronte di tre elementi di particolare rilevanza: l’avverso ciclo economico, la promozione degli investimenti e l’attuazione delle riforme strutturali.
Secondo Pier Carlo Padoan

«La clausola è un’opzione importante, valuteremo se e soprattutto quando esercitarla. È intenzione del governo avvalersene nel modo più efficiente possibile»

Non si ancora, quindi, se già nel DEF sarà inserito un specifico richiamo all’utilizzo delle clausole europee o se tale richiesta sarà rimandata alla Legge di Stabilità, di certo però, anche se il rapporto tra deficit e PIL dovesse aumentare nel 2016, l’Italia rimarrebbe comunque lontana dalla soglia limite del 3%, dal momento che, secondo le stime del Ministero dell’Economia dello scorso Ottobre, nel 2016 tale parametro si attesterà all’1,8%.
Quel che più conta riguardo alle clausole di flessibilità europee riguarda la specifica clausola relativa agli investimenti, in base alla quale i contributi diretti dei singoli Paesi dell’Unione al Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (il FEIS, il fondo che finanzia il Piano Juncker) non saranno “computati” ai fini della procedura per deficit eccessivo. Non solo, anche le quote dei cofinanziamenti nazionali ai piani europei potrebbero essere, in base alle deviazioni temporanee dai singoli percorsi di risanamento del bilancio pubblico, non computati ai fini del deficit pubblico in una eventuale procedura d’infrazione. Ciò consentirebbe al Governo di dimezzare la correzione da 16 mld di euro già iscritta a bilancio lo scorso anno.

Il piano di investimenti italiani
Altro punto di particolare importanza riguardo al DEF è il piano di investimenti italiani, come ha spiegato Padoan:

«Nel Def ci sarà un allegato infrastrutture con una lista di 49 progetti selezionati (...) La clausola permette una temporanea deviazione dall’aggiustamento del saldo strutturale in relazione al cofinanziamento degli investimenti»

Si tratta di progetti caratterizzati dai requisiti necessari per ricevere finanziamenti dal FEIS che si concentrano nel settore delle infrastrutture e delle grandi opere.

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