“Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia: riassunto e analisi del testo

Isabella Policarpio

19/06/2019

Maturità 2019, traccia prima prova scritta: per l’analisi del testo (tipologia A), una delle opzioni è “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia. Di seguito analisi del testo, parafrasi e commento.

“Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia: riassunto e analisi del testo

Maturità 2019: una delle tracce della prima prova scritta, tipologia A - analisi del testo, è “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia. Di seguito il riassunto, l’analisi del testo e la vita dell’autore.

Con il romanzo “Il giorno della civetta”, Sciascia pone l’attenzione sul fenomeno della mafia e dei suoi delitti, problema all’epoca dell’autore minimizzato dalle autorità e dai mezzi di informazione.

Si tratta di un romanzo sociale di denuncia non solo della mafia ma anche nei confronti della classe politica e dirigente corrotta e meschina. Il tentativo di Sciascia è far crollare il muro dell’omertà riguardo la criminalità organizzata.

“Il giorno della civetta”: riassunto

Il romanzo “Il giorno della civetta” inizia con l’omicidio di Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore locale che possiede un’impresa edile.

Alla vista del cadavere, le persone sull’autobus si dileguano mentre l’autista e il bigliettaio si mostrano omertosi nel dare spiegazioni alle autorità. Il capitano Bellodi, di Parma, ha l’incarico di svolgere l’indagine, ma si scontra con la difficoltà di raccogliere informazioni.

Il commissario Bellodi, a questo punto, interroga i soci di Colasberna e, nonostante la loro reticenza, riesce a capire che l’omicidio dipende dal fatto che Colasberna con la sua impresa edile non si fosse piegato al sistema di potere della mafia.

Intanto, una donna si presenta in commissariato, la quale denuncia la scomparsa del marito, Paolo Nicolosi, e riferisce a Bellodi il nome del probabile assassino del marito: Diego Marchica detto Zicchinetta.

La scena poi si sposta a Roma, dove si assiste alla conversazione tra due politici, uno dei quali si lamenta dell’indagine che Bellodi. A questo è chiaro che si preferirebbe che il caso venisse insabbiato.

Bellodi procede all’interrogatorio di Calogero Dibella, soprannominato Parrinieddu, legato alla mafia, dal quale riesce a carpisce il nome di un possibile mandante degli omicidi.

Parrinieddu viene però ucciso a sua volta. A questo punto Bellodi fa arrestare Pizzucco e il boss della mafia Mariano Arena, tuttavia non riesce a mettere insieme prove sufficienti ad incastrarli, così è costretto a rilasciarli.

Nei giorni successivi alcuni giornali fanno emergere la notizia di legami tra Mariano Arena e vari esponenti della politica, tra cui un ministro di cui si era sentito il dibattito a Roma.

Bellodi allora, scoraggiato dal fatto, prende una licenza di un mese e torna a Parma, dove viene a sapere che tutto il suo lavoro è stato distrutto da un alibi, sicuramente falso. In questo modo, cadono tutte le accuse verso i supposti mandanti, i mafiosi Pizzucco e Arena e viene infatti negato il carattere mafioso degli omicidi.

Bellodi, nelle ultime pagine del romanzo, esprime la volontà di tornare in Sicilia e continuare a combattere contro i mali di quella terra, nonostante la delusione e l’amarezza per il caso non portato a termine.

Leonardo Sciascia: biografia

Leonardo Sciascia nacque a Racalmuto in provincia di Agrigento, nel 1921.

A Caltanissetta frequentò il liceo magistrale. In giovane età si avvicinò all’anti-fascismo e lesse molti autori nordamericani. Nel 1943 lavorò come impiegato negli uffici per l’ammasso obbligatorio del grano; proprio grazie a questa attività, lo scrittore entrò in contatto con la realtà contadina dell’epoca.

Successivamente si dedicò all’insegnamento nelle scuole elementari. Contemporaneamente collaborò con diversi quotidiano come “La Stampa” e “L’Espresso”.

Nel 1957 abbandonò definitivamente l’insegnamento per dedicarsi a tempo alla scrittura. Scrisse numerose opere, tra cui «Gli zii di Sicilia» ed il suo romanzo più famoso: "Il giorno della civetta”.

Negli anni ’70 si dedicò anche alla vita politica come consigliere comunale di Palermo,
e poi come deputato nel Parlamento nazionale.

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