Da fine marzo, le obbligazioni a rendimento negativo e l’oro hanno iniziato a far registrare un rialzo. Qual è il legame tra le due asset class ai tempi del COVID-19?
Il metallo giallo è tornato a risplendere arrivando a sfiorare quota 2.000 dollari l’oncia.
A spingere le quotazioni del bene rifugio per eccellenza è un mix di fattori, tra cui troviamo l’indebolimento del dollaro, la volontà di ridurre l’esposizione al ciclo economico ed i rendimenti reali dei bond, spesso in territorio negativo.
Bond a tassi negativi. Le ragioni
Oltre che sull’azionario, l’enorme dose di liquidità con cui le Banche centrali hanno inondato i mercati finanziari si è finita per riversare sul comparto obbligazionario, provocando un rialzo dei prezzi e una conseguente compressione dei rendimenti.
Questo processo di riduzione dei tassi ha finito per spingere enormi quantità di debito, pubblico nella maggior parte dei casi, in territorio negativo (quando un investitore acquista un titolo di debito a tasso negativo e lo mantiene fino alla scadenza è sicuro che finirà per registrare una perdita).
Per capire meglio l’attuale contesto possiamo servirci di due acronimi:
- FOMO (Fear Of Missing Out), la “paura di essere tagliati fuori", di non riuscire a partecipare alla festa dei mercati;
- TINA (There Is No Alternative), la liquidità è talmente abbondante che da qualche parte deve pur andare.
Bond a rendimento negativo verso i massimi storici
In questo scenario di elevato debito, con il reddito fisso che spesso finisce per presentare rendimenti reali negativi, gli investitori sono «costretti» a puntare sul metallo giallo.
Dal grafico sottostante risulta evidente la correlazione tra crescita del debito, a livello globale, con rendimenti negativi e prezzi dell’oro. Al momento, il totale del debito con il segno meno è di poco inferiore i 16 mila miliardi di dollari, non lontano dal record storico fatto segnare a 17 mila miliardi a fine agosto 2019.
Debito pubblico mondiale (linea bianca) vs prezzo dell’oro (linea blu). Fonte: Bloomberg
Questa relazione è più evidente a partire da aprile, quando le Banche centrali hanno annunciato le prime misure a sostegno dei mercati finanziari.
Con un incremento di oltre 29 punti percentuali, il metallo giallo è l’asset class più remunerativa da inizio anno dopo l’argento, mentre il rendimento del decennale statunitense è passato da quasi l’1,9% all’attuale 0,55%.
Pertanto l’oro nella fase di mercato attuale è l’asset class preferibile a causa:
- dell’elevato debito pubblico globale;
- della sua capacità di far fronte alle pressioni inflazionistiche (che prima o poi torneranno a fare capolino);
- della correlazione negativa con i tassi reali;
- della correlazione negativa con il ciclo economico.
Prospettive
In un contesto particolarmente difficile dal punto di vista macroeconomico, e che nuovi focolai potrebbero ulteriormente complicare, le misure straordinarie di sostegno di governi e banche centrali sono destinate a proseguire e, con esse, anche le cause che hanno permesso al metallo giallo di aggiornare il massimo storico.
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